Uil Fpl ha rielaborato i dati forniti dalla Regione, calcolando le ore di straordinario e i giorni di ferie non goduti per le singole categorie di dipendenti.
Secondo dati della Regione rielaborati da Uil Fpl, nel 2022 il personale sanitario, tecnico, amministrativo e oss dell’Ausl Romagna ha lavorato svolto complessivamente 608.421 ore di straordinari e non ha goduto di 473.954 giorni di ferie.
Nel dettagio: il personale sanitario ha svolto in media 47 ore di straordinari e non ha goduto di 38 giorni di ferie (29, invece, quelle godute); gli oss hanno lavorato in media 41 ore in più del previsto e non goduto di 29 giorni (quanti quelli goduti); il personale tecnico ha lavorato 42 ore in più e non utilizzato in media 33 giorni di ferie (a fronte di 31 goduti); il personale amministrativo ha lavorato in media 32 ore in più e non goduto di 19 giorni di ferie (30 quelli goduti).
Risulta quindi che: i 9.428 sanitari abbiano svolto 443.116 ore di straordinari e non goduto di 358.264 giorni di ferie; i 1.845 oss hanno svolto 75.645 ore in più e non goduto di 53.505 giorni di ferie: i 1.110 tecnici hanno svolto 46.620 ore in più e non goduto di 36.630 ore di ferie; i 1.345 amministrativi hanno lavorato 43.040 ore in più e non goduto di 25.555 giorni di ferie.
Rispetto alle altre aziende sanitarie regionali, sommando le ore di straordinari delle quattro categorie, l’Ausl Romagna risulta lontana dai pessimi dati dell’Ausl di Ferrara e dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, ma anche da quelli più rosei di Imola e Parma.
“Il problema – commenta Paolo Palmarini, segretario generale di Uil Fpl Emilia Romagna – è che l’effetto ’trascinamento’ negli anni fa sì che le ore di straordinari lavorate e soprattutto i giorni di ferie non goduti non si possano recuperare in una situazione ordinaria, se non a fronte di ulteriori assunzioni. Diversamente il dato non è destinato a ridursi, anche laddove i dipendenti facessero le ferie da contratto ogni anno, e questo è un debito dell’azienda verso i dipendenti. La morale è che occorrono assunzioni affinché i dati sia dello straordinario che delle ferie maturate e non godute rientrino, senza ridurre qualità e quantità dei servizi”.
Aggiunge Palmarini: “Dopo i 37 miliardi tagliati alla sanità negli ultimi 15 anni, l’attuale Documento di Economia e finanza dello Stato prevede nel prossimo triennio un calo costante del Fondo sanitario nazionale in rapporto al Pil, che passerebbe dal 6,9 % del 2022 al 6,7% nel 2023, al 6,3% nel 2024, al 6,2% nel 2025. Occorre invece invertire questo trend e garantire maggiore finanziamenti per la spesa corrente, che è quella che serve ad assumere personale.
E ancora: “La situazione del personale, le ferie non godute, ore e ore di straordinari, i contratti nazionali scaduti da anni e non ancora rinnovati, i professionisti che scelgono di abbandonare il sistema pubblico non sono solo un problema di chi lavora in sanità, bensì questioni che mettono a serio rischio la tenuta della sanità pubblica, e quindi il diritto alla salute delle persone”.
Redazione Nurse Times
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