Parliamo di tinture per capelli attraverso un approfondimento a cura dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
Tra i prodotti cosmetici le tinture per capelli, oggigiorno, sono utilizzate da più del 60% delle donne e da percentuali tra il 5 e il 10% della popolazione maschile con una netta tendenza all’aumento. La frequenza media di utilizzo è di almeno 6-8 volte l’anno. E non solo per coprire i capelli bianchi: questi prodotti, infatti, aiutano a sentirsi più giovani e attraenti, contribuendo al benessere psicologico dell’individuo. Sempre più frequentemente, soprattutto nei giovani, è infatti possibile osservare teste variopinte con colori che solo qualche anno fa sarebbero sembrati improponibili.
L’abitudine di tingersi i capelli ha radici antiche: il ritrovamento nelle piramidi di una polvere ottenuta dalle foglie di lawsonia inermis, nota come henné, e la scoperta di chiome rosse in alcune mummie testimoniano che già le donne dell’antico Egitto ne facevano uso; in Grecia i coloranti erano gli stessi usati per i tessuti mentre nell’antica Roma si mescolavano ingredienti naturali, tra cui fiori di camomilla e di lupino, tuorli d’uovo, foglie di cipresso, con altri coloranti, come antimonio nero e piombo, senza pensare a possibili effetti negativi sulla salute.
L’Europa è leader mondiale per l’industria cosmetica e anche il maggior esportatore: il mercato delle colorazioni per capelli nell’ambito dell’Unione Europea rappresenta circa l’8% del valore totale della produzione da parte delle industrie cosmetiche. Dal 2003 la Commissione Europea ha implementato una strategia globale per la sicurezza delle tinture per capelli in Europa.
Come gli altri prodotti cosmetici, i coloranti delle tinture per capelli sono regolamentati da una specifica legislazione europea (Regolamento CE n. 1223/2009) che, entrata in vigore in Italia nel luglio del 2013, ha tra i suoi scopi principali quello di garantire la tutela della salute e l’informazione dei consumatori. Prevede, inoltre, che venga effettuata la valutazione della sicurezza dei prodotti quando siano applicati nelle normali condizioni d’uso, imponendo un totale divieto degli esperimenti sugli animali per dimostrarla.
Le ditte produttrici, per ogni ingrediente che intendono utilizzare, devono preparare dossier tecnici, da sottoporre alla valutazione di un comitato europeo di esperti (Comitato Scientifico per la Sicurezza del Consumatore – SCCS), che dimostrino la sicurezza delle sostanze prima che il prodotto finito venga commercializzato.
I coloranti delle tinture per capelli sono tra le sostanze analizzate più frequentemente dal SCCS. Le sostanze coloranti che non possono essere utilizzate senza causare danni alla salute del consumatore, o il cui utilizzo non possa superare una specifica quantità, sono presenti in due elenchi, noti come Allegato II e III del Regolamento, continuamente aggiornati.
Il Regolamento, inoltre, vieta l’utilizzo delle sostanze classificate come cancerogene, in grado di indurre mutazioni nei geni (mutagene) o tossiche per la riproduzione (anche indicate con la sigla CMR), salvo casi eccezionali in cui sia possibile identificare un livello (soglia) al di sotto del quale non si verificano effetti dannosi per la salute.
I capelli e le diverse tinture
I capelli sono costituiti da proteine con funzione strutturale (cheratina), colorante (melanina) e da acqua, lipidi, pigmenti e oligoelementi. Crescono in media ad una velocità di circa 0,3 millimetri (mm) al giorno; questo valore, però, può cambiare molto da persona a persona.
Il capello ha un ciclo di crescita variabile tra 2 e 6 anni trascorso il quale cade e viene sostituito da un altro capello.
Esistono tre principali tipi di tinture:
- temporanee
- semipermanenti
- permanenti
Le tinture temporanee e le semipermanenti vengono progressivamente rilasciate (nel linguaggio comune si dice che smontano) con il lavaggio dei capelli: uno o due lavaggi per le tinture temporanee, da 6 a 10 per quelle semipermanenti.
Le colorazioni temporanee ricoprono solo la superficie esterna del capello senza penetrare nella sua struttura. Si usano, in genere, per cambiare la tonalità del colore o dare una nuova sfumatura al colore naturale dei capelli senza modificarlo. Per questo, spesso, sono chiamate anche riflessanti. In genere, sono prodotti già pronti per l’uso (non è necessario miscelarli con altri prodotti prima dell’utilizzo) sotto forma di shampoo, maschere o mousse.
Le tinture semipermanenti oltre che la superficie esterna sono in grado di raggiungere gli strati superficiali del capello (corteccia). Come le colorazioni temporanee, non consentono di cambiare colore ma permettono una copertura dei capelli bianchi limitata nel tempo.
Le tinture permanenti sono anche dette ossidative: penetrano in profondità e alterano il pigmento naturale del capello (melanina). Si usano per coprire i capelli bianchi o modificare il colore in modo radicale. L’ossidazione è un processo chimico che quasi sempre consiste nella combinazione di una sostanza con l’ossigeno.
È una delle reazioni più comuni anche negli esseri viventi e generalmente produce energia (anche sotto forma di calore): è infatti una ossidazione la reazione che attraverso la respirazione permette di trasformare l’ossigeno dell’atmosfera in energia per le cellule ed è sempre una ossidazione la reazione che fa cambiare colore ad alcuni cibi come carne, patate, banane o carciofi esposti all’aria (e quindi all’ossigeno).
Le tinture per capelli sono costituite da prodotti che vanno miscelati immediatamente prima dell’uso: uno, detto agente alcalino, rende permeabile lo strato esterno del capello facendo così penetrare in profondità le sostanze ad azione ossidante e decolorante (che schiariscono i pigmenti di melanina, ad esempio l’acqua ossigenata che decolora e sprigiona ossigeno) e l’agente colorante generalmente costituito da una sostanza incolore che solo in seguito a ossidazione si trasforma in vero e proprio colorante permanente stabile alla luce.
L’effetto è duraturo e non si elimina con i lavaggi. La scelta della concentrazione di acqua ossigenata dipende dal tipo di colorazione: a bassa concentrazione (10-20% v/v) quando si vogliono coprire i capelli bianchi, o a concentrazione più elevata (30-40% v/v) quando si vuole schiarire il colore.
Le tinture per capelli scuri (come i toni del nero) usano concentrazioni maggiori di colorante rispetto ai toni più chiari e perciò l’esposizione a tali sostanze può essere maggiore. Le tinture di nuova generazione sempre più spesso (circa il 70-80% del mercato europeo) non contengono ammoniaca come agente alcalino.
Effetti sulla salute
Per i coloranti contenuti nelle tinture per capelli valgono le stesse considerazioni valide per tutti gli altri prodotti cosmetici: il cuoio capelluto sul quale si applicano deve essere privo di gravi irritazioni o tagli. È comunque possibile che in alcune persone predisposte, anche se sono state seguite tutte le precauzioni indicate sull’etichetta, dopo l’uso di tinture per capelli compaiano dermatiti da contatto di origine allergica.
Le tinture prodotte prima del 1980 contenevano alcuni agenti, sospetti o noti, cancerogeni; era stato perciò ipotizzato, sulla base di studi su animali, che comportassero un maggior rischio di sviluppare tumori, soprattutto del sangue (leucemie e linfomi) e della vescica. Nel tempo questi ingredienti con sospetta azione cancerogena sono stati sostituiti con coloranti più sicuri.
Alcuni studi epidemiologici, inoltre, suggerivano che parrucchieri e barbieri (usando tali sostanze giornalmente per lavoro, al contrario del consumatore nel quale l’esposizione è sporadica), potessero avere un’incidenza maggiore di tumori della vescica.
Tali dati, però, non sono stati confermati: un numero altrettanto nutrito di studi, soprattutto quelli condotti in Europa, ha dato risultati negativi e analisi recenti di tutti i dati disponibili (metanalisi) hanno indicato l’assenza di correlazione tra uso di tinture e tumori.
Esiste uno studio uscito nel 2020 (in cui circa 117.000 donne sono state seguite per circa 30 anni) i cui risultati hanno indicato che l’uso personale di tinture per capelli non è associato a un aumento del rischio di cancro o mortalità. Gli autori hanno trovato alcune correlazioni positive, che loro stessi associano a caratteristiche specifiche delle donne in esame e considerano come dati da confermare.
È da notare che lo studio è stato condotto da ricercatori austriaci ma con donne residenti negli USA, dove i regolamenti sui componenti chimici e la sicurezza delle tinture sono meno restrittivi rispetto all’Europa. Al momento, quindi, non ci sono dati scientifici che supportino le notizie pubblicate in internet sulla relazione tra tinture per capelli e cancro. Anche la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) non ha classificato come cancerogeno l’uso personale di tinture per capelli.
Se, a seguito dell’impiego di tinture per capelli, dovessero verificarsi effetti indesiderati come, ad esempio, le dermatiti, è buona norma che la persona stessa, o gli utilizzatori professionali (parrucchieri o barbieri), li comunichino direttamente al ministero della Salute. Se a eseguire la segnalazione è direttamente il cittadino è opportuno che alleghi una certificazione medica riportante il disturbo comparso. La disponibilità di queste segnalazioni può, infatti, essere di grande aiuto per un miglior controllo e valutazione dei prodotti cosmetici in commercio.
Prevenzione e controllo
Dal 2003 la Commissione Europea pone molta attenzione alla sicurezza delle tinture per capelli. Da allora, a seguito delle valutazioni effettuate dal Comitato Scientifico per la Sicurezza del Consumatore (SCCS), circa 180 ingredienti sono stati banditi dal mercato sia perché valutati come non sicuri sulla base dei dati disponibili, sia per la mancanza di dati sufficienti ad effettuare la valutazione.
Tali sostanze sono elencate come ingredienti non ammessi (o soggetti a specifiche limitazioni e restrizioni) negli specifici allegati del Regolamento europeo per la sicurezza dei cosmetici. Gli ingredienti che sono stati considerati sicuri e conformi a quanto prescritto dalla legislazione in materia di sicurezza del consumatore sono circa 100. Il Regolamento richiede, inoltre, ai produttori, di indicare in etichetta specifiche avvertenze se il prodotto contiene sostanze che possono causare allergie e sensibilizzazioni cutanee, in modo che il consumatore ne sia informato.
La valutazione di sicurezza che si effettua in Europa, quindi, è particolarmente stringente, ma non è così per altri Paesi produttori. Per questo è bene controllare la provenienza dei prodotti che si utilizzano e chiedere anche al proprio parrucchiere di fiducia quali prodotti usi.
Non sembrano esserci dunque ragioni per eliminare l’uso delle tinture a livello individuale, anche se una eventuale riduzione della frequenza non può che essere salutare. Per quel che riguarda i pazienti in chemioterapia e nei sei mesi successivi, la tendenza è a sconsigliarne l’uso per timore di effetti dermatologici (allergie, problemi di caduta dei capelli).
Se si utilizzano prodotti a casa per una colorazione fai da te, con le tinture permanenti è necessario seguire scrupolosamente le istruzioni sui tempi di posa e fare particolare attenzione all’agente alcalino al momento del mescolamento, proteggendosi le mani con guanti in plastica.
Non bisogna dimenticare inoltre che le reazioni allergiche spesso sono caratterizzate da risposte specifiche di ciascun individuo, quindi è consigliabile fare una prova (testare) il prodotto in piccola quantità su un braccio prima di applicarlo sul cuoio capelluto. In linea di massima non bisognerebbe lavare i capelli prima di applicare la tintura per non allontanare il film protettivo di grasso dal cuoio capelluto e dai capelli.
Attività di vigilanza
A occuparsi della vigilanza sui prodotti cosmetici in commercio (cosmetovigilanza), incluse le tinture per capelli, è il ministero della Salute che raccoglie e verifica eventuali segnalazioni di effetti indesiderati. Le attività di sorveglianza esercitate sul territorio dal ministero della Salute e dalle Regioni riguardano i controlli per contrastare la vendita e la distribuzione di prodotti cosmetici irregolari (ad esempio, ingredienti presenti in quantità maggiore di quanto permesso o etichette o confezioni non regolamentari) o del tutto contraffatti.
La lotta alla contraffazione è particolarmente importante perché si tratta di prodotti fabbricati illegalmente, e di provenienza sconosciuta, che possono contenere ingredienti vietati e potenzialmente pericolosi per la salute e di cui, quindi, non è garantita la sicurezza.
Redazione Nurse Times
Fonte: Iss Salute
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