Anche un cuore che ha smesso di battere da venti minuti può salvare una vita. Lo rende possibile una procedura innovativa applicata dagli specialisti dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia diretta dal prof. Davide Pacini, assieme ai colleghi degli ospedali di Cesena e Ravenna.
L’intervento effettuato al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, cosiddetto trapianto da “donatore a cuore fermo”, è il primo in Emilia-Romagna di questo genere e settimo in Italia. Al Sant’Orsola, solo da gennaio ad oggi, sono stati effettuati già 39 trapianti di cuore di cui 8 pediatrici. Così si conferma come primo centro nazionale per numero di trapianti per il 3° anno consecutivo. È un traguardo possibile grazie alla collaborazione di una rete di professionisti e eccellenze emiliano-romagnole. Insieme al coordinamento e il supporto del Centro Nazionale Trapianti e Centro Riferimento Trapianti.
Caso unico in Italia
In Italia è la prima volta che una simile procedura viene eseguita in una struttura che non è sede di Cardiochirurgia. Gli specialisti della Cardiochirurgia dell’IRCCS, infatti, si sono recati all’ospedale di Santa Maria delle Croci a Ravenna e hanno prelevato il cuore con il supporto dell’ECMO Team di Cesena applicando una tecnica che consente di salvaguardare le funzionalità degli organi e facilitare la ripresa del cuore. Il trapianto dell’organo è stato poi effettuato presso l’IRCCS a Bologna.
Mettere in piedi un sistema in cui la squadra che preleva il cuore si sposta verso il donatore e non il contrario garantisce una replicabilità e performance migliori della procedura. Proprio grazie a questa competenza nel 2022 l’Emilia-Romagna è arrivata a quota 71 organi (tra rene, fegato e polmone): pari quasi al 40% del totale nazionale dei donatori DCD.
Trapianto con donatore a cuore fermo
Il prelievo di un organo a scopo di trapianto viene sempre eseguito su un cadavere. La procedura si può però differenziare per le modalità di accertamento della morte del donatore: una attraverso criteri neurologici (comunemente conosciuta come “morte cerebrale” e caratterizzata per il prelievo degli organi a cuore battente), l’altra attraverso criteri cardiaci. Il secondo è il caso della donazione “a cuore fermo”. Per questa procedura la legge prevede, in Italia, un tempo di attesa e di osservazione prima del prelievo dell’organo di 20 minuti, contro i 5 minuti della maggior parte degli altri paesi europei.
La maggior parte dei trapianti è ancora oggi legata alle morti encefaliche, ma le donazioni “DCD” (Donazione dopo la “morte cardiaca” o a “cuore fermo”) per organi come i reni, il fegato o i polmoni crescono anno dopo anno. La procedura fino ad oggi invece non era mai stata effettuata per il cuore proprio perché un organo complesso e uno tra i più sensibili alla mancanza di ossigeno durante il periodo di arresto della circolazione sanguigna.
Oggi invece le tecniche di riperfusione più all’avanguardia consentono finalmente di recuperare le funzionalità del cuore anche dopo i 20 minuti di arresto previsti per legge. Di conseguenza il Centro Nazionale Trapianti ha autorizzato la procedura e l’IRCCS si è iscritto nel ristretto gruppo di centri d’eccellenza che hanno le competenze per effettuare anche questo tipo di trapianto. Aumentando così le possibilità e le prospettive dei pazienti in attesa.
Trapianti in Emilia-Romagna: CRT esempio di collaborazio e organizzazione
È un caso unico che dimostra concretamente l’importanza di istituire strutture organizzative per coordinare attività tempo-dipendenti da cui dipendono le vite di tantissime e tantissimi pazienti. Il Centro Riferimento Trapianti dell’Emilia-Romagna rappresenta un modello pionieristico, primo esempio in Italia con una struttura dedicata a rendere più efficiente la collaborazione tra gli ospedali in tema di trapianti. Pochi anni dopo l’istituzione, infatti, è stato preso in esempio per la stesura della legge nazionale in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti (legge 91 del 1999).
È una struttura regionale operativa-gestionale con sede presso l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola con l’obiettivo di far funzionare al meglio il percorso di donazione e trapianto di organi e tessuti, che in Emilia-Romagna è organizzato secondo il modello ‘Hub&Spoke’ e garantisce quindi il collegamento tra centri di alta specializzazione e gli ospedali del territorio con le sedi donative, i centri trapianto, le sedi delle banche di tessuti e cellule in rete tra loro. Il Centro fa anche riferimento al Ministero della Salute (Centro Nazionale Trapianti).
In 26 anni la rete ha prodotto oltre 5.700 segnalazioni di potenziali donatori, 3.200 dei quali divenuti poi effettivi dopo le verifiche del caso. Grazie alla loro generosità sono stati realizzati più di 730 trapianti di cuore, oltre 3.450 di fegato (44 dei quali da donatore vivente), più di 4.430 di rene (530 dei quali da donatore vivente), oltre un centinaio di polmone e una cinquantina di intestino. In totale il CRT ha garantito il corretto utilizzo di oltre 9.000 organi offrendo una nuova possibilità di vita a ben 8.288 persone.
Nonostante le inevitabili difficoltà nel 2020 il numero dei trapianti realizzati è rimasto stabile, mentre il 2021 si è chiuso con un nuovo record dei trapianti realizzati: 488. Quest’ultimo dato, poi, è ulteriormente migliorato nel 2022 con 516 trapianti (29 di cuore, 9 di polmone, 247 di fegato, 229 di rene e 2 di pancreas) e al momento la proiezione al 31 dicembre è di 578 trapianti.
Negli ultimi due anni, inoltre, la percentuale di opposizione alla donazione, ha toccato il suo livello più basso: “appena” il 22%, rispetto al 30% della media nazionale, circa 12-16 punti percentuali in meno rispetto ai primi anni 2000. L’Emilia-Romagna è, inoltre, la regione con il più alto numero di donatori utilizzati per milione di abitanti (49,7).
Numeri che hanno un impatto decisivo sulla vita dei riceventi e che non sarebbero possibili senza l’essenziale contributo e generosità delle famiglie dei donatori. A loro va il più sentito ringraziamento.
“Un traguardo importante per tutta la rete trapiantologica regionale, che si dimostra ancora una volta capace di eseguire con successo procedure complesse e dal carattere altamente innovativo – afferma Chiara Gibertoni, Direttore Generale dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola –. L’IRCCS rappresenta un punto di riferimento di questo sistema, sia grazie all’eccellenza dei professionisti che grazie a strutture e tecnologie a disposizione dell’equipe. Un livello che ci impegniamo a migliorare costantemente per garantire risposte, cure e soluzioni sempre più ampie e differenziate ai nostri pazienti”.
“Il traguardo raggiunto non esisterebbe senza la generosità dei donatori – affermano Marina Terzitta Direttore Anestesia e Rianimazione Ravenna, e Andrea Nanni, Coordinatore Medico Aziendale Procurement Ausl Romagna –. Un risultato importante, grazie al tenace lavoro di squadra che ha visto, nel corso degli anni, crescere in Ausl Romagna la possibilità di perseguire obiettivi sempre più ambiziosi con un unico costante interesse: il bene dei pazienti e l’esito della cura. Avere realizzato una donazione di cuore in un ospedale non sede di cardiochirurgia illumina la strada che insieme stiamo percorrendo”.
Redazione Nurse Times
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