In questi giorni si parla molto di riforma del sistema di emergenza-urgenza. Sul tema abbiamo interpellato Andrea Andreucci, presidente della Società italiana infermieri emergenza (SIIET).
“Sin dalla precedente legislatura – ricorda Andreucci – si sono avvicendate, sia alla Camera che in Senato, numerose proposte di riforma del sistema di emergenza-urgenza, promosse dalle varie forze politiche. Da ultimo, a Palazzo Madama sono approdati i due disegni di legge a prima firma delle senatrici Maria Cristina Cantù (Lega) e Maria Domenica Castellone (Movimento 5 Stelle)”.
Quali sono le differenze tra le due proposte?
“Nel testo del Ddl Cantù scompaiono le parole “118”, “territoriale”, “extra-ospedaliero”, e l’attenzione si focalizza sul preospedaliero. In pratica, si considera il sistema di emergenza-urgenza come un pezzo di ospedale che arriva a casa del paziente, in continuità col processo ospedaliero. Questa visione scardina la filosofia promossa invece dal Ddl Castellone, nel quale il sistema di emergenza-urgenza appare slegato dagli ospedali”.
Quale delle due proposte è più vicina alla visione della SIIET?
“Per noi i due aspetti, preospedaliero e ospedaliero, devono essere integrati. Quindi sposiamo la filosofia del Ddl Cantù, che recepisce un concetto essenziale: il 118 è ormai un numero anacronistico. Sì, perché sarebbe opportuno implementare velocemente in tutta Italia il Numero unico europeo per le emergenze (NUE) 112, che mette in contatto il cittadino con la Centrale unica di risposta (CUR). Questa, in appena 5-7 secondi, ti risponde, ti chiede quale sia l’emergenza, ti geolocalizza, per poi instradare la chiamata a una Centrale di secondo livello, che a sua volta allerta il servizio competente per l’intervento (polizia, carabinieri, vigili del fuoco o soccorso sanitario)”.
Insomma, un po’ come avviene in Nord America, dove si chiama il 911 per raggiungere qualsiasi servizio di emergenza.
“Esatto. Puntare in tutta Italia sul Numero unico 112, come propone il Ddl Cantù, significa superare la confusione generata dalla presenza di numeri diversi per ciascun servizio di emergenza (112 per i carabinieri, 113 per la polizia, 115 per i vigili del fuoco, 118 per il soccorso sanitario). Il Ddl Castellone, invece, intende lasciare le cose così come sono. Ma pensate, tanto per fare un esempio, a una persona che accusa un malore e necessita di soccorso: in quel momento non è facile ricordarsi quale numero chiamare. Col Numero unico il problema non si pone. Del resto, questo modello è già attivo in diverse regioni (Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Province autonome di Trento e Bolzano, ndr), e funziona benissimo. Anche perché garantisce un’ottimizzazione dei costi”.
Un’altra differenza tra i due disegni di legge riguarda le Centrali operative di secondo livello…
“In accordo col Ddl Cantù, e in disaccordo col Ddl Castellone, la SIIET ritiene che le Centrali operative di secondo livello, alle quali spetta il compito di dare l’imprinting ai mezzi di soccorso sul territorio, debbano avere carattere almeno sovraprovinciale. In sostanza, le centrali provinciali vanno accorpate per rendere la risposta uniforme ed evitare una disparità non più tollerabile, che riflette le differenti visioni dei vari direttori, con conseguente spreco di soldi e risorse”.
E veniamo al ruolo del personale medico, infermieristico e tecnico nell’ambito dell’emergenza-urgenza. Partiamo dai medici.
“I medici devono essere in numero congruo rispetto alle emergenze reali. E devono essere specialisti, ossia anestesisti o Meu (medici di emergenza-urgenza, ndr). Un medico abituato a confrontarsi con le problematiche dell’emergenza-urgenza, sia sulle ambulanze che in pronto soccorso, rappresenta infatti un valore aggiunto rispetto a un medico non specialista, che magari si occupa di medicina estetica”.
Capitolo infermieri…
“Cominciamo col dire che sugli infermieri persiste un vuoto normativo che il Ddl Cantù potrebbe finalmente colmare, anche richiamando l’articolo 1 del Codice deontologico, secondo il quale l’infermiere agisce in modo consapevole, autonomo e responsabile. Per quanto riguarda il personale infermieristico operante sui mezzi di soccorso, il Ddl Cantù prevede che sia responsabile dell’equipe di soccorso e che svolga le proprie funzioni avvalendosi di algoritmi clinico-assistenziali finalizzati alla gestione di interventi salvavita, al trattamento delle patologie tempo-dipendenti e alla gestione del dolore. Quanto al pronto soccorso, invece, si ribadisce l’attivazione da triage di percorsi diagnostico-terapeutici, dei cosiddetti see and treat e fast track, e di percorsi per le patologie tempo-dipendenti, tutti a gestione infermieristica. La valorizzazione del personale infermieristico è attesa da tutta la comunità professionale, che da tempo dimostra di essere in possesso di competenze avanzate”.
Ma la presenza dell’infermiere sull’ambulanza è sempre necessaria?
“Non c’è bisogno che l’infermiere vada su tutti i mezzi di soccorso. La sua presenza è necessaria solo per le emergenze e le ‘vere urgenze’, cioè per i codici rossi e gialli. Se poi si tratta di casi con significative criticità, per i quali servono competenze ancora maggiori, lo stesso infermiere attiva la risorsa medica. Per i casi di minore criticità, invece, è sufficiente la presenza a bordo di personale non sanitario, possibilmente professionista, ma eventualmente anche volontario”.
Quindi il medico a bordo non è sempre necessario…
“A chi sostiene che sia necessario rispondo che, statisticamente, non si muore di meno quando sull’ambulanza c’è anche un medico. Se facciamo benchmark tra realtà che hanno una prevalenza di mezzi a leadership medica con realtà che hanno prevalenza di mezzi a leadership infermieristica, si nota che non vi sono apprezzabili differenze sull’outcome del paziente. La presenza del medico a bordo può essere importante, ma va spesa solo quando serve davvero, esattamente come per l’infermiere”.
E il ruolo dell’infermiere nelle Centrali operative 118 (o NUE 112)?
“Il Ddl Cantù prevede che sia facoltà delle singole organizzazioni attribuire il ruolo di primo risponditore a un tecnico. L’infermiere, invece, entra in seconda battuta, sul processo e sul percorso. A lui spetta il compito di supervisionare l’attività del personale tecnico e di gestire le chiamate davvero importanti, ossia quelle riguardanti casi di reale emergenza, e in tutti i casi in cui sia necessario un approfondimento. Dall’erogazione delle istruzioni pre-arrivo al supporto alle equipe, l’infermiere si colloca a un livello superiore rispetto a quello attuale, valorizzando così la sua figura in Centrale operativa. Nel Ddl si riconosce poi ufficialmente la figura del tecnico di Centrale, come pure quelle dell’autista soccorritore e del soccorritore, considerate di interesse sanitario”.
Considerazioni finali?
“Una riforma del sistema di emergenza-urgenza è necessaria e non più differibile. Serve per fornire un nuovo approccio alla filosofia del sistema, per uniformare il sistema stesso – visto che ogni regione ha un suo livello organizzativo – e per colmare il gap normativo riguardante gli infermieri. In particolare, la SIIET ritiene che quello contenuto nel Ddl Cantù rappresenti una buona base per riformare il sistema, sebbene migliorabile su alcuni aspetti”.
Testo del Ddl Cantù
Testo del Ddl Castellone
Redazione Nurse Times
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