La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per un marito e un medico accusati di aver ucciso con un’iniezione letale una donna (moglie dell’uomo), affetta da una malattia terminale. Sarebbe un caso di eutanasia, vietata dalla legge, ma secondo il coniuge della vittima, un imprenditotre 53enne, esplicitamente richiesto dalla stessa.
I fatti risalgono alla notte del 13 gennaio 2019. La donna era ricoverata da tempo all’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI), in condizioni critiche. Un anno prima, infatti, le era stato diagnosticato un tumore maligno al colon. Ormai era tardi per ogni possibile tentativo di cura e le speranze di sopravvivenza erano pressoché nulle. L’istituto, quindi, non aveva potuto far altro che somministrarle morfina per accompagnarla verso il decesso.
Secondo l’accusa, in quella notte quasi cinque anni fa il marito della paziente avrebbe supplicato uno dei medici di guardia di porre fine alle sue sofferenze. Il dottore avrebbe acconsentito, iniettandole cloruro di potassio, come lui stesso scrisse nella cartella clinica. Subito dopo la scoperta dell’accaduto il medico fu sollevato dal suo ruolo e il pm Stafano Luciani avviò una larga indagine, con decine di testimonianze, che ha portato all’attuale impianto accusatorio.
L’udienza preliminare è stata fissata per il 10 novembre prossimo. In quella data la gup Daniela Ceramico D’Auria dovrà decidere se disporre il processo o il proscioglimento. A medico e marito è contestato il retao di omicidio volontario, con tre circostanze aggravanti: essersi approfittati delle condizioni della donna, impossibilitata a difendersi perché in stato di incoscienza; aver abusato dei poteri derivanti dall’impiego del medico in una struttura pubblica; aver commesso un omicidio ai danni di una paziente ricoverata in ospedale mediante uso di sostanze con “effetto venefico“.
Redazione Nurse Times
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