La grave carenza di infermieri mette a dura prova i pronto soccorso italiani, con il Nord del paese particolarmente colpito dalla mancanza di personale.
Secondo Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, il deficit di infermieri in Italia è di circa 180.000, evidenziando un problema strutturale nel Servizio Sanitario Nazionale.
A quattro anni dall’arrivo del virus SarsCoV2, i pronto soccorso italiani sono nuovamente presi d’assalto da migliaia di pazienti. Oltre mille persone sono in attesa di ricovero nel Lazio, circa 500 in Piemonte, mentre in Lombardia i ricoveri ordinari sono stati sospesi, e in Campania gli accessi quotidiani sono sempre più difficili da smaltire.
La concomitanza tra Covid e influenza stagionale, ampiamente prevista, sta mettendo in difficoltà gli ospedali. La mancanza di personale negli ambulatori territoriali costringe molte persone a rivolgersi ai pronto soccorso per cure, aggravando ulteriormente la situazione.
Carenza strutturale e stress insopportabile per gli infermieri
La carenza di infermieri è un problema strutturale che si aggrava soprattutto nelle regioni del Nord Italia, dove mancano circa 2.500 infermieri per regione. La media di infermieri ogni mille abitanti in Italia è di 6,2, rispetto alla media OCSE di 9,2, indicando una mancanza di 180.000 infermieri nel Paese.
Il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, evidenzia come la situazione sia ulteriormente complicata dalla carenza di medici di medicina generale e pediatri, con milioni di adulti senza medico di medicina generale e centinaia di migliaia di bambini senza pediatra.
Problemi economici e soluzioni contestate
La situazione è particolarmente critica nel Nord Italia, dove il costo della vita elevato rende difficile per gli infermieri arrivare a fine mese con uno stipendio che non rispecchia le responsabilità e lo stress del lavoro. Recentemente, alcuni Paesi scandinavi hanno avviato campagne di reclutamento tra gli infermieri italiani, offrendo stipendi più alti e alloggi gratuiti.
Tuttavia, le soluzioni proposte a livello politico sembrano talvolta surreali. L’idea di formare personale specializzato direttamente in Sudamerica o reclutare infermieri in India solleva dubbi sulla sostenibilità e la qualità del personale sanitario.
Critiche alle scelte politiche e prospettive future
Bottega critica le scelte politiche, come l’aumento dei posti disponibili per la facoltà di medicina, sottolineando il rischio di avere un eccesso di medici rispetto al reale fabbisogno e di sottrarre risorse ad altre professioni sanitarie.
L’apprendimento dall’esperienza della pandemia, secondo Bottega, dovrebbe portare a una ristrutturazione del sistema sanitario, con una maggiore autonomia per tutte le professioni sanitarie. L’esperienza ha dimostrato che alcune attività, come i tamponi per la diagnosi di Covid, possono essere effettuate con successo da infermieri o farmacisti.
Conclusioni e prospettive future
Nonostante l’esperienza acquisita durante la pandemia, la carenza di infermieri persiste in Italia, e la mancanza di investimenti strutturali nel sistema sanitario nazionale continua a mettere sotto pressione gli ospedali. Se dovesse verificarsi una nuova emergenza sanitaria, il paese potrebbe trovarsi nuovamente impreparato a causa della persistente carenza di personale sanitario. La necessità di affrontare il problema in modo sostenibile e mirato alle reali esigenze del sistema sanitario italiano diventa sempre più urgente.
Redazione Nurse Times
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