L’idea è di averlo anche a bordo delle ambulanze per guadagnare tempo.
La genovese Fos si aggiudica il brevetto per un casco capace di riconoscere la natura di un ictus e dare tempestivamente agli operatori sanitari le indicazioni per portare al paziente le cure più appropriate, in tempi rapidi. Uno strumento che, una volta prodotto su scala industriale, può diventare di grande utilità per circoscrivere gli effetti della malattia, che ha larga
incidenza e rappresenta la prima causa di invalidità nel mondo. Solo in Italia, ogni anno, si registrano almeno 100mila nuovi ricoveri dovuti a ictus cerebrale.
Fos, azienda fondata da Enrico Botte (già presidente dei Giovani di
Confindustria Genova) e Matteo Pedrelli, è quotata in Borsa del novembre 2019. È spedalizzata in informatica, elettronica e ingegneria ed è attiva anche nel trasferimento tecnologico, in relazione al quale si è dedicata, in particolare, al comparto sanitario. Il gruppo ha creato una società biomedicale in Lituania, attraverso cui opera in collaborazione con la Kaunas Teclinology University, con la quale ha creato un centro di ricerca congiunto, il Biotech lab. E in campo sanitario, da qui al 2021, attiverà investimenti per 1,5 milioni di euro.
«Il casco, battezzato “brain stroke helmet” - spiega Botte –, è nato per individuare in modo immediato la tipologia di ictus, ischemica o emorragica, che ha colpito una persona. Monitora, infatti, diversi parametri funzionali, come quelli neurofisiologici, cardiovascolari e motori. L’idea sarebbe di averlo anche a bordo delle ambulanze per guadagnare tempo e portare la persona colpita da ictus nel centro specializzato adatto. Abbiamo anche pensato, per la fase successiva alle cure, alla realizzazione di un orologio da polso per monitorare costantemente il paziente nel periodo di riabilitazione».
Si tratta, insomma, di un dispositivo che, in una prima fase, aiuta i medici a decidere rapidamente come trattare i pazienti, e nella seconda favorisce il monitoraggio a distanza. Tutte caratteristiche utili in tempi di Covid-19. Fos, prosegue Botte, «nel campo biomedicale ha progetti attivi di ricerca per 600-700mila euro; e pensiamo di aggiungere altrettanto entro il 2021. Investiremo in tutto 1,5 milioni e circa il 50% sarà supportato dagli stanziamenti in ricerca messi a disposizione dalla Lituania».
Per il casco (brevettato in Lituania, con l’obiettivo di estendere la
registrazione all’Ue e magari, in un secondo tempo, agli Usa e alla Cina) ora Fos sta lavorando all’attivazione dei primi trial clinici. Seguirà, dice Botte, «l’apertura di un primo laboratorio per l’industrializzazione in Lituania della preserie (fino a 100 pezzi, ndr) del dispositivo. Poi ci sarà la ricerca di un partner industriale nel settore biomedicale, con il quale poter arrivare a un prodotto di mercato».
L’azienda, intanto, ha già avviato contatti con diversi player di mercato che operano a livello internazionale, con l’obiettivo di poter iniziare la sperimentazione direttamente sulle ambulanze e non solo. Fos ha appena chiuso l’esercizio 2019 con valore della produzionea 12,2 milioni (+25%sul 2018) e risultato netto a 700mila euro (+60%).
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Sole 24 Ore
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