Approfondiamo il tema della vitiligine, malattia dell’epidermide di cui ancora non si sa tutto.
La vitiligine è una patologia che colpisce l’epidermide e si manifesta con zone della pelle “bianco gesso”. Sono aree dove manca del tutto la pigmentazione a causa di una carenza di melanina. Generalmente compare in soggetti di età compresa tra i dieci e i quarant’anni circa, ma può manifestarsi sin dall’infanzia o dopo i quaranta.
Le aree del corpo maggiormente interessate sono mani, piedi e intorno alla bocca. Inoltre si può distinguere una vitiligine segmentaria, che riguarda solo un lato del corpo, da una non segmentaria, se riguarda entrambi i lati.
Le cause della vitiligine non sono del tutto note. Esistono, però, alcune ipotesi. Familiarità e patologie autoimmuni vi sono frequentemente associate e potrebbero esserne la causa. E non si può escludere che anche lo stress giochi un ruolo.
Il trattamento più efficace è la luce solare, perché è in grado di stimolare la produzione di melanina e quindi la pigmentazione della pelle. Utilizzare la protezione solare è tuttavia importantissimo. Anche la luce artificiale potrebbe essere utile, con specifiche lunghezze d’onda. Altro trattamento possibile è l’innesto di tessuti di pelle pigmentata su quella depigmentata.
Al congresso della European Academy Of Dermatology And Venereology (EADV) dello scorso anno sono stati inoltre presentati i risultati di due analisi dei dati aggregati degli studi di fase III TRuE-V1 e TRuE-V2. Stando a tali risultati, nei pazienti adolescenti e adulti affetti da vitiligine non segmentale, ruxolitinib in crema ha consentito una ripigmentazione sostanziale del viso e del corpo alla settimana 52, che è risultata coerente in tutti i sottogruppi demografici e di caratteristiche cliniche basali.
Redazione Nurse Times
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