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Stati generali, tutte le proposte delle professioni sanitarie per il rilancio post-Covid

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Stati generali, tutte le proposte delle professioni sanitarie per il rilancio post-Covid
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All’incontro di Villa Pamphilj erano presenti i presidenti di varie organizzazioni. Ecco le loro richieste al Governo.

Non solo Fnopi e Fnomceo. Anche le altre professioni sanitarie hanno incontrato il Governo a Villa Pamphilj (Roma), in occasione degli Stati geneali dell’economia. Di seguito una sintesi delle proposte avanzate dai rappresentanti delle varie organizzazioni presenti per il rilancio del Ssn dopo l’emergenza Covid-19.

Alessandro Beux, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari  di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm-Pstrp), ha illustrato 6 proposte:
– Dare piena attuazione a quanto negli anni è stato scritto in autorevoli atti d’indirizzo: Patto per la salute, Patto per la sanità digitale, Piano nazionale della prevenzione, Piano nazionale della cronicità, ecc.
– Migliorare la gestione delle risorse, allocandole in modo appropriato, ponendo al centro le esigenze di salute delle persone assistite, tenendo conto di quelle dei sistemi sanitari, di coloro che vi operano e del loro indotto. Ciò sulla base di valutazioni oggettive e metodologicamente robuste, e non soggettive di gruppi o singoli.
– Monitorare in modo costante il corretto funzionamento del sistema, attraverso indicatori adeguati.
– Alleggerire la burocrazia, responsabilizzando i cittadini, sostituendo lo zavorrante controllo ex ante con la severa verifica ex post.
– Realizzare un sistema meritocratico nel quale la progressione dei singoli e dei gruppi sia funzione della loro competenza, e non della loro appartenenza.
– Definire un programma per formare, sin dalle scuole elementari, individui responsabili, in grado di cogliere l’importanza di stili di vita salutari e il nesso esistente tra l’(ab)uso che essi fanno del Sistema sanitario e la sua sostenibilità nel medio e lungo periodo.

Andrea Mandelli, presidente della Federazione nazionale Ordini dei farmacisti (Fofi), ha illustrato 12 proposte:
– Farmacia dei servizi, con il potenziamento dell’assistenza territoriale, in sinergia con gli altri professionisti sanitari.
– Cronicità, con la possibilità da parte delle farmacie di conseguire significativi obiettivi in termini di prevenzione primaria e secondaria.
– Distribuzione diretta e distribuzione per conto, prevedendo la distribuzione dei farmaci distribuiti direttamente dalle strutture ospedaliere e dalle Asl per il tramite delle farmacie di comunità.
– Farmaci innovativi e distribuzione per conto e revisione del sistema di remunerazione.
– Digitalizzazione: fascicolo sanitario elettronico (FSE) e dossier farmaceutico, sfruttamento strutture come le farmacie già fortemente digitalizzate.
– Valorizzazione delle competenze del farmacista ospedaliero nella prevenzione e nella risoluzione delle problematiche connesse agli errori in terapia, al rischio clinico e alla sicurezza dei pazienti.
– Vaccinazioni in farmacia, per consentire una più estesa e agevole copertura vaccinale della popolazione.
– Convenzione Nazionale Farmaceutica, per definire anzitutto i criteri generali e i principi per l’erogazione dei servizi in regime di Ssn, nonché individuare specifici fondi per consentire l’avvio dei nuovi servizi ed un’adeguata remunerazione per i farmacisti.
– Rinnovo del contratto collettivo per i dipendenti delle farmacie private e parafarmacie.
– Trattamento economico specializzandi analogo a quello degli specializzandi medici.
– Riforma del corso di studi universitario e della disciplina dell’esame di Stato.
– Accesso a nuove prospettive occupazionali.

Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale Ordine assistenti sociali (Cnoas), ha presentato un documento con una serie di proposte che punta sull’integrazione sociosanitaria. Ecco le proposte più significative:
– Ridefinire la platea di chi percepisce il RdC perché la misura non raggiunge adeguatamente chi ne ha più bisogno (ad esempio, famiglie con minorenni e persone straniere).
– Stabilizzazione di tutti gli operatori precari (tramite i fondi già previsti per i servizi dal Fondo Povertà) attualmente coinvolti nel “PON inclusione”.
– Ridefinire il livello essenziale per il servizio sociale professionale attualmente indicato – ma non attuato – di un professionista ogni 5mila abitanti.
– Chiarire, anche normativamente, chi deve garantire i servizi alle persone per superare rimpalli di competenze tra ente locale e sanità.
– Definire modalità più veloci per il finanziamento ordinario che è già disponibile sui diversi fondi nazionali e facilitandone la spesa.
– Ripensare la rete territoriale di prevenzione e cura prevedendo delle Unità multiprofessionali che permettano di prendere in carico la cronicità e le diverse condizioni di fragilità in modo multidimensionale.

È auspicabile un’azione di sistema con un intervento normativo organico che preveda requisiti strutturali, organizzativi e gestionali specifici per garantire l’integrazione di professionalità e interventi all’interno di aggregazioni funzionali territoriali multiprofessionali e che riconosca al servizio sociale professionale una funzione di collegamento e integrazione di tutte le risorse perché siano effettivamente messe a disposizione di tutti.

Nausicaa Orlandi, presidente della Federazione nazionale Ordini dei chimici e dei fisici (Fncf), ha illustrato 5 proposte:
– Garantire l’applicazione del principio di sussidiarietà al fine di semplificare e rendere più efficienti tutte quelle attività e norme della pubblica amministrazione che riguardano l’ambito sanitario di competenza, la tutela ambientale, la sicurezza sul lavoro, la sicurezza alimentare, la gestione impianti smaltimento rifiuti e la gestione appalti pubblici.
– Porre rimedio alla carenza di scuole di specializzazione di chimici, attivandone anche delle nuove più specifiche, poiché tale carenza comporta grosse difficoltà di accesso ai concorsi banditi in ambito sanitario e più in generale della pubblica amministrazione. Allo stesso modo, ripristinare le posizioni e i ruoli di chimici e fisici all’interno delle strutture sanitarie con l’obiettivo di incrementare le assunzioni e dare sbocchi lavorativi ai giovani.
– Completare la riforma del sistema ordinistico ed istituire l’esame di stato per i fisici, in modo da permettere loro l’accesso all’iscrizione all’Albo, e dunque al mercato del lavoro per i giovani neolaureati e per coloro che ancora oggi non rientrano nella finestra transitoria.
– Contare sul supporto e sulle competenze tecniche di chimici e fisici per attuare politiche economiche industriali sostenibili, innovative e di ampio respiro per il Paese.
– Attuare misure concrete e straordinarie che permettano il sostegno economico dei professionisti ordinistici, il rilancio dell’economia e l’avvio di nuove attività libero professionali da parte dei giovani.

Maria Vicario, presidente della Federazione nazionale degli Ordini della professione ostetrica (Fnopo), ha consegnato un documento con diverse proposte. Ecco le principali:
– Riorganizzazione delle reti territoriali per una concreta medicina di prossimità con implementazione su scala nazionale del modello di “Ostetrica di famiglia e di comunità”, con assegnazione di un numero adeguato di ostetriche nei presidi distrettuali e in equipe con il Medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta (almeno 2mila unità).
– Implementazione di politiche a favore dell’area materno-infantile, anche attraverso la riorganizzazione della rete consultoriale con adeguamento di personale ostetrico (almeno 2mila unità solo per gli attuali CF che però vanno incrementati nel numero).
– Fornire alle ostetriche lo strumento del ricettario rosa del Ssn/Ssr per l’individuazione dei fattori di rischio durante la gravidanza, andando a integrare quanto previsto dai nuovi Lea (art. 59).
– Attivazione di un tavolo di lavoro permanente, nazionale e regionale, come da protocollo d’intesa sottoscritto tra Fnopo e Conferenza delle Regioni.
– Revisione dell’attuale percorso formativo per un suo adeguamento al livello di autonomia e responsabilità professionale riconosciuto dalla legge e per consentire a pieno titolo ruoli dedicati all’assistenza di genere, d’iniziativa e di prossimità sia sul territorio sia nelle strutture ospedaliere in regime di dipendenza che libero professionale.

David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale Ordine psicologi (Cnop), ha presentato un documento al Governo con una serie di proposte, così sintetizzate:
– Necessità di prevedere nel Decreto Rilancio un rafforzamento e messa a sistema della rete psicologica pubblica, soprattutto nel Sistema sanitario con riferimento ai Lea, al Piano delle cronicità, alle cure primarie nella prospettiva, così come – per l’immediato – per rispondere alle situazioni più problematiche create dalla pandemia. Oggi, incredibilmente, non c’è una parola per l’aiuto psicologico ai sopravvissuti, alle famiglie delle vittime, agli operatori, alle situazioni più fragili.
– Importanza di attuare i punti qualificanti del Documento Rilancio su “Individui e famiglie”, sul potenziamento del welfare di prossimità, il “bonus” per l’aiuto psicologico, il sostegno alle persone rese vulnerabili, la promozione della parità di genere e le risorse per bambini, ragazzi e giovani…

“Il Paese ha molto bisogno di sviluppare le sue risorse psicologiche, con politiche che svolgano la doppia funzione di intercettare e abbassare il disagio – perché incide negativamente sugli atteggiamenti, i comportamenti, la capacità di ripresa, la salute – e di mettere in campo azioni diffuse di sviluppo della resilienza e delle abilità di vita. Il disagio diffuso nasce dall’emergenza sanitaria ma si riverbera poi sull’economia e sul lavoro e ne accentua i problemi in un circuito negativo che va spezzato”.

Infine, Gaetano Penocchio, presidente della Federazione nazionale Ordini dei veterinari (Fnovi), ha dichiarato: “Il settore veterinario ha bisogno di una governance adeguata all’importanza delle tutele che assicura, e l’autorità competente centrale è il ministero della Salute perché, senza una chiara catena di comando, non può esistere una gestione efficace. La professione medico-veterinaria deve essere parte attiva e proattiva di questa trasformazione in atto. Sono quindi necessarie azioni che rimuovano ostacoli e lentezze. Vanno ripristinati gli organici del Ssn impoveriti da troppi anni di tagli, in modo da non ridurre le garanzie di sicurezza per il consumatore e di non comportare rischi per gli operatori. Un problema degli organici: non solo della dirigenza del Ssn, ma anche della specialistica ambulatoriale, in diverse parti del nostro Paese, gestita in modo intollerabile. Nel settore privato va promossa l’attività del veterinario aziendale, presidio di salute, anello di congiunzione tra produttori e autorità competente, che compartecipa al sistema di classificazione del rischio delle aziende zootecniche, un presupposto per la certificazione dei prodotti della filiera agro-zootecnico-alimentare, oggi popolata da sistemi di certificazione gestiti dai produttori tramite  disciplinari diversi e qualche volta con modalità non adeguate. Una riflessione va fatta anche relativamente al futuro della clinica degli animali da compagnia, arrivata a livello di competenza e di tecnologia non inferiore a quella della medicina umana. Nel nostro Paese sono arrivate le Corporate, e in questo settore vanno attuate misure per evitare gli effetti distorsivi dell’attuale formulazione della legge sulla concorrenza”.

Redazione Nurse Times

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