Tratta ferroviaria Andria – Corato, 12 luglio 2016, ore 11 circa. Le testimonianze degli infermieri che per primi sono giunti sul luogo del disastro ferroviario prestando i primi soccorsi.
Lui si chiama Antonio Lamonarca, infermiere esperto del 118 in servizio quella mattina del 12 luglio presso la postazione di Andria2.
Lo abbiamo raggiunto e intervistato.
“Sembrava un turno come tanti altri. I saluti tra colleghi, la check List, l’approvvigionamento dei farmaci e dei presidi, il caffè al volo, il solito intervento al vecchietto colpito da malore per la troppa afa o per la troppa solitudine. Insomma nulla lasciava presagire quel che sarebbe accaduto da li a poco.
La chiamata dai toni tutto sommato tranquilli del collega della centrale operativa. “Andria due, hai un rosso per una maxi emergenza; scontro tra due treni tra Andria e Corato.”
I dubbi, le mille domande a cui nessuno sembra poter rispondere, l’ordine mentale a cui si dovrebbe essere abituati dopo le tante esercitazioni, la logistica…..
Assorto nei pensieri inizio a recarmi in un posto non meglio precisato tra Andria e Corato quando un messaggio strano mi ha riportato alla realtà!
Un’amica, proprio lei su quel treno che mi chiedeva aiuto. Dopo aver riflettuto poco meno di un secondo le chiesi di inviarmi e coordinate via whatsapp…
Pochi minuti e si delinea l’inferno. Fatto di lamiere contorte e rottami dovunque, grida strazianti e corpi esanimi, feriti agonizzanti e qualche persona rimasta quasi illesa ma provata nello spirito. Le mie certezze sono state minate fino alle fondamenta nel momento in cui mi sono reso conto di essere solo…
Solo tra 100. Consapevole dell’esiguitá delle risorse disponibili. Non si è mai abbastanza pronti a certe situazioni, nemmeno dopo anni di esperienza. Uno, due, tre feriti agonizzanti, un paio di cadaveri straziati. La gestione psicologica dell’evento è stata davvero difficile.
Con calma ho iniziato ad affrontare criticamente la situazione. Le comunicazioni con la centrale diventarono frenetiche. I feriti più lievi li affidavo ai volontari i quali, molto bravi per la verità, si prodigarono nel confezionare piccoli bendaggi o nel posizionare i collari cervicali.
Ai pazienti più gravi ho dedicato maggiori attenzioni. Collare cervicale, spinale, rapida valutazione, ABCDE (quante volte la stessa filastrocca), accesso venoso, immobilizzazione di arti, medicazioni di fortuna e poi andavo oltre.
Le urla e la disperazione sempre presenti, come anche l’afa e l’arsura. Il canto delle cicale era lì a ricordarci che tutto va avanti imperturbabile. I Vigili del fuoco ed i poliziotti iniziarono a sentirsi male. Il rumore assordante degli elicotteri aveva un che di rassicurante.
C’erano borsoni, tavole spinali, barelle a cucchiaio, barelle autocaricanti, cerotti, forbici di Robin ovunque…
Imperterrito ho continuato. Molto presto iniziarono a scarseggiare le soluzioni fisiologiche, i lacci emostatici, le tavole spinali…
Dopo diverse ore, quasi senza accorgermi, i feriti erano quasi finiti. A quel punto decido di accompagnare gli ultimi feriti rimasti. Informo la centrale e vengo inviato presso il presidio ospedaliero di Bisceglie. Quattro pazienti, quattro vite affidate a me e trasportati con mezzi di fortuna.
Dopo un viaggio che sembrava non finire mai siamo stati accolti con rapidità e professionalità. Consci della drammaticità della situazione ci hanno fornito di presidi in modo da farci tornare operativi nel più breve tempo possibile.
Tornati sulla scena ormai c’era ben poco da fare. Le operazioni di soccorso si erano svolte con estrema rapidità ed efficacia. L’impegno di tutti È stato massimo.
Era arrivato il tempo delle televisioni, delle passerelle ininterrotte di politici ed amministratori. Delle polemiche e dei buoni propositi.
In me resteranno indelebili le scene di una mamma morta davanti alla propria figlia, dei corpi straziati e della solidarietà dei sopravvissuti che in estremo silenzio, pur feriti nello spirito e nel corpo hanno cercato di essere di aiuto”.
Una testimonianza importante che ci descrive la criticità di questi momenti…una gestione dell’emergenza ma anche un coinvolgimento umano a cui non ci si può sottrarre. Una maxi emergenza a cui gli operatori sanitari chiamati hanno risposto con grande professionalità e dedizione…lo strazio per una catastrofe umanitaria che lascia il segno!
Giuseppe Papagni
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