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Paziente agonico in stazione di Napoli, le telefonate al 118: “Se è morto l’ambulanza non serve più”

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Paziente agonico in stazione di Napoli, le telefonate al 118: “Se è morto l'ambulanza non serve pou 1
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Quanto accaduto il 3 agosto scorso presso la stazione centrale di Napoli risulta davvero difficilmente comprensibile

La gestione dell’intera situazione di emergenza da parte del 118 napoletano, in occasione della tragica morte di Marco D’Aniello, sembrerebbe essere la principale causa di quanto adoro.

Il 42enne sarebbe dunque deceduto in attesa dell’arrivo di un’ambulanza che potesse soccorrerlo.

Il Corriere del Mezzogiorno ha riportato in esclusiva le incredibili conversazioni intercorse tra il 118 campano ed i numerosi presenti sulla scena della tragedia. Le numerose richieste di aiuto sarebbero state ignorate o mal interpretate.

L’uomo, affetto da Talassemia, è rimasto per diverso tempo a terra, sulla banchina ferroviaria, in attesa che si liberasse in ambulanza.

Dalle successive indagini sarebbe emerso come fosse presente un’ambulanza libera che però, per un’inspiegabile motivo, non fu attivata per soccorrere l’uomo.

Per questo assurdo comportamento, una commissione disciplinare ha deciso di sospendere temporaneamente gli operatori che la sera del 3 agosto 2017 risposero alle richieste di soccorso.

Di seguito riportiamo il testo delle conversazioni intercorse tra la centrale operativa ed i presenti sulla scena:

Operatore: «118 Napoli…».
Vigilanza: «Salve, la sala operativa di grandi stazioni Napoli Centrale… la vigilanza».
Operatore: «Sì».
Vigilanza: «Abbiamo una persona a centro stazione, binario 14 che sta molto male e… caccia sangue dalla bocca».
Operatore: «Stazione centrale, binario 14».
Vigilanza: «Binario 14, se possibile una cosa urgente, perché dice che sta molto male».
Operatore: «Va bene».

Passano i minuti e al 118 di Napoli arriva una seconda chiamata.

Guardia giurata: «Salve, senta siamo le guardie giurate della stazione centrale. Senta noi abbiamo urgentemente… questa persona ha emesso più di 2 litri di sangue dalla bocca».

Operatore: «Al binario 14?».
Guardia giurata: «Al binario 14, esattamente. Ha emesso più di 2 litri di sangue dalla bocca. Se con urgenza perché penso che… già sta senza conoscenza. Già è privo di conoscenza».
Operatore: «Non ci sono ambulanze».
Guardia giurata: «Non ci sono ambulanze. Andiamo bene!».

La terza telefonata è quella che arriva dalla Polfer, la polizia ferroviaria.

Operatore: «118».
Polfer: «Buonasera, la Polfer. Non so se già vi hanno avvisati: al binario 14 di Napoli Centrale la nostra pattuglia… c’è una persona che sta male, che sta vomitando sangue».
Operatore: «Vabbè… appena si libera qualche ambulanza ve la mandiamo».
Polfer: «Ok, grazie».

Con il passare dei minuti a quanti già hanno chiesto aiuto si aggiunge la voce di un passante. Le conversazioni che pubblichiamo assumono toni surreali e, ascoltate oggi con la consapevolezza che in quei frangenti l’ambulanza di Scampia era libera (come affermato dalla Asl), le risposte appaiono inspiegabili.

Passante: «Ambulanza?».
Operatore: «Sì».
Passante: «Eh, sentite ma c’è un signore che sta vomitando sangue a Napoli Centrale, la stazione. Lo stanno facendo morire qui a terra. Io penso che già è morto anche…».
Operatore: «Ah, quindi non serve più l’ambulanza…?».
Passante: «No, come non serve più?».
Operatore: «Lei ha detto che è morto».
Passante: «Noo, non lo sappiamo ancora. È a terra, ricoperto di sangue. Come non serve più?».
Operatore: «E lei ha detto che era deceduto, scusate».

A questo punto i toni si iniziano a scaldare.

Passante: «No, e che sono un medico io?».
Operatore: «E allora perché dice cose non vere, mi faccia capire».
Passante: «Ma chi è che dice cose non vere?».
Operatore: «Lei ha detto che è morto. Lei ha detto che è morto. Ha affermato che è morto».
Passante: «No, io mica so se è morto».
Operatore: «Ah vabbe’, sta arrivando l’ambulanza. Arrivederci!».

Lo stesso tono contraddistingue anche la quinta telefonata, che arriva ancora una volta dalle guardie giurate. La salute del paziente sembra a questo punto del tutto secondaria.

Operatore: «118 Napoli».
Guardia giurata: «Senta, siamo sempre le guardie della stazione».
Operatore: «Sì».
Guardia giurata: «Noi abbiamo questa persona che sta emettendo litri e litri di sangue a terra».
Operatore: «Sì».
Guardia Giurata: «Ci serve un’ambulanza urgentemente, urgentemente!».
Operatore:«Sì».
Guardia Giurata: «Sì eh… sembra che stiamo parlando con lo scemo dall’altro lato che diciamo sempre sì».
Operatore: «Ma lei vuole dire che io sono scemo allora?»
Guardia giurata: «No, che mi sta prendendo per scemo».
Operatore: «No, io la sto sentendo».
Guardia giurata: «No, perché lei che mi continua dire sì, sì… e allora sembra che sta parlando con lo scemo dall’altra parte del telefono».
Operatore: «Ma chi è che è scemo? Non ho capito».
Guardia giurata:«Lei mi sta prendendo per scemo, perché se mi risponde sempre sì, sì, sì, sembra che io sono lo scemo della situazione. Io le sto dicendo che c’è una persona a terra che ha bisogno urgentemente di un’ambulanza e lei scherza su una situazione del genere».
Operatore: «Lei dice che io sto scherzando?».
Guardia giurata: «Senta, se lei mi risponde con un sì come se io fossi uno scemo da quest’altra parte…».
Operatore: «Non ho detto questo, lo sta pensando lei signore…».
Guardia giurata: «Io lo sto pensando e glielo sto dicendo».
Operatore: «E va bene, lei può pensare ciò che vuole signore».
Guardia Giurata: «Noi siamo con una persona che sta morendo qui a terra».
Operatore: «Signore le ambulanze non ci sono».
Guardia giurata: «Cioè, non c’è priorità per una persona che sta morendo?».
Operatore: «Signore ci sono altre 6 persone come la persona della quale lei parla che sta aspettando un’ambulanza e le ambulanze sono tutte impegnate».
Guardia giurata: «Le ambulanze sono tutte impegnate. Va bene… le telefonate sono registrate?».
Operatore: «Certamente signore».
Guardia giurata: «Siamo a posto… va bene! Buona sera».

A queste telefonate ne seguirono altre tre e quando, finalmente l’ambulanza arrivò  sul posto, per Marco D’Aniello non c’era più niente da fare.

Simone Gussoni

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

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