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Ovuli in vendita in cambio di un contratto di lavoro da infermiera

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Il prof. Severino Antinori é stato arrestato alcuni giorni fa dai carabinieri dei NAS con l’accusa di rapina aggravata e lesioni personali aggravate. Attualmente si trova agli arresti domiciliari.

È stata una giovane infermiera spagnola, da poco inserita nella clinica Matris con un contratto a tempo determinato della durata di 30 giorni a denunciare l’accaduto.

Secondo l’accusa il ginecologo avrebbe anestetizzato la ragazza con la forza, allo scopo di impiantare ovuli, nel frattempo fecondati artificialmente, nell’utero di una cliente della clinica. Il medico avrebbe sequestrato il cellulare dell’infermiera per evitare che potesse contattare le forze dell’ordine.

L’infermiera era seguita dal prof. Antinori per una cisti ovarica e, in uno dei molti incontri avuti, il ginecologo le avrebbe sottratto gli ovuli a sua insaputa.
L’avvocato della giovane afferma: ”E’ terrorizzata dal destino degli ovuli e dal fatto che fossero dati alla luce figli suoi nei corpi di altre donne“. L’infermiera ha dichiarato di essersi sentita trattare come un involucro.

Dalle indagini pare stia emergendo un vero e proprio mercato nero degli ovuli che avrebbe coinvolto giovani donne di bella presenza e con problemi economici. Secondo gli inquirenti le donne prescelte sarebbero state ricompensate con una busta contenente mille euro.

Il fenomeno delle dimissioni di massa di molte giovani infermiere e le denunce di 20 donatrici ai carabinieri hanno destato molto clamore nelle scorse settimane.

Il prof. Antinori si difende attraverso il proprio avvocato dichiarando di essere stato ricattato dall’infermiera che, nonostante abbia firmato il consenso alla procedura, lo avrebbe successivamente minacciato chiedendo di regolarizzare la propria posizione contrattuale per ottenere un contratto a tempo indeterminato presso la clinica Matris in cambio del silenzio sull’accaduto.

Attualmente la giovane è tornata a vivere con la propria famiglia a Malaga.

Simone Gussoni

Fonti: La Repubblica

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