Vito Rago paga una serie di contestazioni tecniche e di merito. Prosegue l’operazione legalità del commissario Verdoliva.
Su proposta di Ciro Verdoliva, direttore generale della Asl Napoli 1, è scattata la revoca dall’incarico per Vito Rago, direttore sanitario dell’ospedale San Giovanni Bosco. Il provvedimento è nero su bianco da alcuni giorni e contiene tutta una serie di contestazioni tecniche e di merito, anche riguardo alla custodia dell’area interdetta e sotto sequestro giudiziario dell’ex ristorante e bar.
Rago si era insediato nello scorso febbraio, a seguito del valzer di poltrone, ai vertici sanitari e amministrativi degli ospedali della Asl, deciso proprio da Verdoliva all’indomani del suo insediamento come commissario dell’Azienda sanitaria metropolitana, prima di essere confermato nel ruolo come direttore generale. In quel caso era scattato lo stop all’incarico per il predecessore di Rago, Giuseppe Matarazzo, poi destinatario di un procedimento disciplinare per alcune decisioni assunte nel periodo dell’invasione di formiche in reparti e corsie.
Al posto di Rago è stato ora nominato, con incarico provvisorio, Gennaro Ferraro, proveniente dalla vicedirezione del Loreto Mare, in attesa del concorso. Deferimenti al Consiglio di disciplina, sospensioni e sanzioni per medici, infermieri e primari destinatari di contestazioni, nonché ricorsi su tali decisioni all’autorità giudiziaria amministrative e penale hanno scandito gli ultimi mesi di gestione del presidio della Doganella, finito nell’occhio del ciclone non solo per la questione formiche, ma anche nell’ambito dell’inchiesta della Procura sui clan attivi a Napoli Nord.
Lo sgombero del parcheggio dagli abusivi prima e lo stop al bar e ristorante poi, entrambi utilizzati per anni, secondo gli inquirenti, come base logistica della camorra, sono stati i principali passi mossi da Verdoliva per il ripristino della legalità alla Doganella. Quindi è toccato ai medici, con alcune puntuali contestazioni e successive sanzioni e sospensioni dal servizio per interventi chirurgici programmati che passavano invece sistematicamente e impropriamente per il vaglio del reparto di Emergenza. Nel mirino anche gli infermieri, in alcuni casi accusati di aver gestito male l’emergenza formiche e oggi tornati in corsia, ma con una scia di contenziosi attivati sul piano civile e penale che probabilmente si trascineranno per anni.
Episodi che, se da un lato hanno mostrato il pugno duro dell’amministrazione, dall’altro hanno finito per demotivare e sfiduciare molti professionisti e camici bianchi, vittime di un contesto diffide e di una disorganizzazione sedimentata negli anni, e oggi pronti ad andare via da quell’ospedale per inseguire altre scelte professionali, anche in rinomate strutture sanitarie del Nord.
Sono intanto scaduti i primi tre mesi di indagine della commissione di accesso inviata all’inizio dell’estate a Napoli per fare le pulci alla Asl, appurando quanto il funzionamento dei servizi di assistenza sia condizionato da disfunzioni, carenze ed eventuali influenze esterne. Tocca ora al ministero valutare se sia necessario un supplemento di indagini per altri tre mesi.
L’ultimo giallo è il rinvenimento di false disposizioni di servizio, con firme apocrife che, secondo Verdoliva, sono tese a «cercare di creare scompiglio e dissenso». False disposizioni di servizio, apparentemente firmate dal direttore amministrativo Michele Ciarfera e dallo stesso Verdoliva, che riguardano il trasferimento di unità di personale ostetriche dall’Unità operativa complessa di Ginecologia e ostetricia del Loreto Mare ad altra struttura, così da far intendere lo smantellamento in corso di tale reparto. «Ho provveduto a informare le autorità e a produrre denuncia per quello che reputo un fatto gravissimo – dichiara Verdoliva –. Noi non ci fermiamo. Fatti simili servono solo a rafforzare la nostra determinazione».
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Mattino
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