Gli interventi, complicati dall’emergenza Covid-19, sono stati eseguiti con successo al Policlinico.
Hanno tutti meno di un anno e già hanno in comune qualcosa di grande. Sono tre bimbi a cui il destino ha riservato due complicazioni insieme: quella di nascere con una malformazione polmonare congenita e quella di aver bisogno di cure durante la pandemia da Covid-19. Per fortuna si tratta di tre storie a lieto fine, perché i piccoli, due maschi e una femmina, sono stati tutti operati con successo dai chirurghi pediatrici del Policlinico di Milano, vero e proprio punto di riferimento per questo tipo di patologie.
Le malformazioni polmonari congenite sono anomalie dello sviluppo dei polmoni che in genere interessano un solo lobo o parte di esso, ma che più raramente possono coinvolgere porzioni più ampie o addirittura entrambi i polmoni. In queste malformazioni possono formarsi cisti di varie dimensioni che bloccano la respirazione. Oppure può succedere che una porzione dell’organo non riceva l’aria e quindi non funzioni correttamente. Altre volte ancora una parte del polmone si espande così tanto che “schiaccia” ciò che lo circonda, impedendo il respiro.
“Nella maggior parte dei casi – spiega Francesco Macchini, chirurgo pediatrico che, insieme alla collega Anna Morandi, ha operato i tre bimbi – queste malformazioni, se trattate correttamente, non hanno conseguenze significative sulla qualità di vita dei bambini. Nei primi anni sono previsti controlli ambulatoriali multidisciplinari che con la crescita diventano sempre più diradati. La funzionalità respiratoria è in genere sovrapponibile a quella di tutti gli altri bambini”.
In tutti e tre gli interventi è stato asportato il lobo polmonare malato con una tecnica mininvasiva chiamata toracoscopia, che offre numerosi vantaggi: il piccolo recupera in modo molto più rapido; ci sono minori complicanze post-intervento; il dolore post-operatorio è significativamente minore; si evitano grandi cicatrici. Alla Chirurgia pediatrica del Policlinico di Milano, guidata da Ernesto Leva, questo tipo di intervento è la prima scelta già da sette anni.
Di norma l’intervento per correggere la malformazione polmonare congenita viene effettuato quando il piccolo ha circa sei mesi di vita, ma per i tre bimbi è arrivato il Covid-19 a complicare tutto: “La pandemia – aggiunge Macchini – ci ha costretto a posticipare le operazioni, pur rimanendo entro i tempi ritenuti sicuri e ragionevoli dai maggiori esperti internazionali, cioè sotto l’anno di vita. I bambini sono stati monitorati strettamente durante la fase critica del Covid-19 per individuare e trattare precocemente eventuali complicanze, che nei nostri casi non si sono verificate. Qualche settimana fa, con la ripresa delle attività chirurgiche, i bimbi sono stati operati ad una media di dieci mesi di età. Il decorso operatorio è stato buono e sono già stati tutti dimessi. Abbiamo in programma già altri tre interventi di questo tipo, di cui due piccoli pazienti provenienti da fuori regione”.
E ancora: “L’intervento in toracoscopia è una procedura tecnicamente molto complessa, possibile solo dopo un adeguato addestramento. Non molti centri di chirurgia pediatrica, nazionali e internazionali, sono in grado di offrirla. Negli ultimi anni il nostro ospedale è diventato riferimento nazionale per il trattamento di queste patologie. Operiamo 10-15 casi all’anno, numeri elevati per una patologia congenita rara, e pubblichiamo costantemente studi scientifici sull’argomento”.
“Tutti questi risultati – sottolineano gli esperti della Chirurgia pediatrica – sono stati possibili anche grazie alla grande professionalità e disponibilità dei colleghi anestesisti, in particolare Luisa Napolitano, del personale del blocco operatorio coordinato dal caposala Carlo Scala e dal personale infermieristico coordinato dalla caposala Annarita La Torre. Senza la loro dedizione nel risolvere le immaginabili difficoltà legate alla ‘ripartenza’ post-Covid, non avremmo potuto raggiungere questi grandi risultati”.
Redazione Nurse Times
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