Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata da un nostro lettore indirizzata alla redazione di Repubblica.it in seguito all’articolo apparso ieri riportante un agghiacciante decalogo che avrebbe dovuto descrivere appieno la professione infermieristica
Gentile Redazione di Repubblica.it, sono Andrea Barausse, uno studente di Infermieristica dell’Università degli Studi di Padova, ormai al termine del mio percorso universitario.
Vi scrivo questa e-mail in quanto non ho potuto fare a meno di notare, in un vostro articolo, un “errore” a mio parere importante per le ripercussioni che può avere sull’immagine della mia professione, la quale è già abbondantemente oggetto di discredito da parte dei media e dell’opinione comune. Sono venuto a conoscenza di questo articolo tramite un social network, dove moltissimi miei futuri colleghi sono indignati tanto quanto me.
L’articolo in questione è intitolato “Non c’è nessuno che aiuta i malati”, pubblicato in data odierna alla pagina 28 del vostro quotidiano. Riporta una simpatica quanto potenzialmente dannosa scaletta composta da 10 punti, riguardante i motivi per cui gli infermieri sono indispensabili. Ebbene vorrei informalmente contestare quanto descritto, poiché errato, incompleto, diffamante e pure oltraggioso. Gli infermieri sono indispensabili sì, ma per tantissimi altri motivi che non rientrano in quelli segnati nell’articolo!
Citando il Codice Deontologico dell’infermiere: “L’infermiere è il professionista sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante (con tanto di esame di stato e iscrizione all’albo), è RESPONSABILE dell’assistenza infermieristica (sviluppando un progetto assistenziale, che non si tratta solo di “assistere i pazienti non autosufficienti” o “assolvere tecnicamente le funzioni fisiologiche”). L’assistenza infermieristica è intesa come un servizio alla persona, famiglia, collettività che si realizza attraverso interventi specifici, AUTONOMI e complementari (COLLABORATIVI) di natura intellettuale, tecnico-scientifica, gestionale, relazionale ed EDUCATIVA (non mi sembra che tutti questi punti rientrassero nel “mansionario” da voi inventato). L’infermiere si impegna a tutelare la salute, bene fondamentale dell’individuo e della collettività, con attività di prevenzione, cura, riabilitazione e palliazione.” Tra le altre cose l’infermiere si aggiorna con una formazione continua, si attiva per prevenire e contrastare il dolore e alleviare la sofferenza, l’infermiere salva anche le vite in quelle 23 ore e 55 minuti in cui il medico non è in stanza con il paziente, riconoscendo segni e sintomi di allarme e, certamente, collaborando col dottore e altre figure.
Termini come “Assiste” il medico dovrebbero essere ormai obsoleti. Per vostra informazione il vecchio Mansionario è stato abrogato nel lontano 1999, e il termine “ausiliario” cancellato con esso. Aggiungo infine che in altri Paesi la nostra figura professionale è riconosciuta e valorizzata, invece di essere costantemente considerata inferiore ad altre. Ho avuto la fortuna e la possibilità di osservare una realtà esterna, quella finlandese, grazie alla personale esperienza Erasmus e vi assicuro che la considerazione è ben diversa.
In conclusione, vorrei suggerire di informarsi bene prima di pubblicare un articolo che, oltretutto, ha l’intento di segnalare la mancanza di 47mila infermieri nella Sanità. In particolar modo su un quotidiano nazionale di rilevante importanza come il vostro, che in questo modo contribuisce a influenzare l’opinione già errata delle persone sugli infermieri.
Ci tengo a scrivervi tutto questo con l’intenzione di contribuire a salvaguardare quella che ad oggi è una professione sanitaria con una specifica formazione accademica, una propria autonomia e un proprio codice deontologico, informazioni ancora sconosciute a molti.
Terrei personalmente, e a nome di tutti i colleghi infermieri, che questa inesattezza venga corretta in eventuali edizioni successive e che si presti attenzione a non sminuire una categoria professionale che si impegna ogni giorno nonostante i numerosi tagli alla sanità e i molteplici attacchi mediatici.
Vi ringrazio per l’attenzione e porgo Cordiali saluti,
Andrea Barausse
Ringraziamo l’ormai prossimo collega infermiere per aver condiviso con Nurse Times l’email inviata alla redazione di Repubblica.it.
Simone Gussoni
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