Ennesimo episodio di violenza nei confronti di medici ed infermieri in servizio presso l’ospedale Fornaroli di Magenta.
La situazione descritta dai malcapitati è davvero grottesca e surreale. Un uomo di 70 anni, in fila per una prenotazione presso il CUP ospedaliero si è improvvisamente accasciato a terra privo di sensi. I presenti si sono subito accorti che la persona non respirasse. Una ragazza che nel proprio tempo libero si dedica al volontariato presso una pubblica assistenza riconosce i segni dell’arresto cardiocircolatorio iniziando le procedure di rianimazione.
Entro pochi istanti giungono due infermiere del pronto soccorso con un defibrillatore seguite dopo circa un minuto da un medico e un infermiera provenienti dal reparto di rianimazione dell’ospedale.
Mentre l’equipe sanitaria è intenta a salvare la vita dell’uomo, mettendo in pratica tutte le procedure necessarie per gestire al meglio l’emergenza, hanno avuto inizio gli spintoni e gli insulti nei confronti del medico e delle infermiere.
“Dove siete state finora? A bere il caffè?”
Dopo poco hanno iniziato a volare anche gli insulti verso i sanitari che prossimi a defibrillare il paziente, hanno chiesto che, come da procedura, tutti si allontanassero in vista della scarica elettrica.
I presenti si sono più volte rifiutati di allontanarsi dichiarando che avrebbero dovuto verificare che tutto si svolgesse a regola d’arte, consapevoli dei costanti casi di malasanità presenti negli ospedali italiani.
Quando il corpulento paziente è stato a fatica trasferito sulla barella (senza alcun aiuto da parte delle decine di persone presenti) hanno avuto inizio gli applausi ironici ed i cori di scherno da parte di tutti i presenti.
La vicenda è stata segnalata alla direzione sanitaria ed è stato presentato un esposto all’Arma dei Carabinieri.
“Sono stata attaccata professionalmente e umanamente – dichiara una delle infermiere intervenute – Quelle persone non hanno avuto il minimo rispetto per il nostro lavoro e nemmeno per il paziente. Hanno ostacolato i soccorsi con il loro comportamento incivile”.
L’infermiera precisa che qualsiasi operatore intervenga in una situazione simile da sempre il massimo: “La procedura è stata rispettata in pieno – sottolinea – dopo quattro minuti dall’arresto cardiaco il paziente era già defibrillato e intubato”.
Il cuore del paziente ha ripreso a battere e, dopo soli due giorni trascorsi nel reparto di Rianimazione, è stato possibile trasferirlo un un’altra unità operativa.
L’intervento prestato dalle infermiere e dal medico rianimatore è stato tempestivo e risolutore ma, alla platea tutto ciò non è interessato. L’unica cosa importante per i presenti è stato sfogare la propria rabbia sul personale sanitario che, in quel momento, rappresentava un intero Servizio Sanitario Nazionale inefficiente.
“A distanza di qualche giorno provo ancora una sensazione sgradevole nel pensare a quei momenti – ricorda l’infermiera – Sembrava quasi che nessuno volesse riconoscere la nostra professionalità, quando stavamo facendo tutto quello che c’era da fare”.
Simone Gussoni
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