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L’evoluzione dell’infermiere emergentista in Italia

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Patrizia Leoni

Correva l’anno 1992.

Si accedeva al corso per infermieri dopo aver frequentato il biennio di scuola media superiore, al termine del quale la Regione rilasciava l’attestato di “infermiere professionale” così che si potesse distinguere dall’infermiere generico.

Costui iniziava a lavorare in ospedale in qualità di ausiliario del medico, dopo aver ricevuto il suo bravo mansionario, una sorta di lista della spesa, dove erano scritti nero su bianco, quali erano i compiti che gli competevano, ciò che poteva fare da solo e ciò che invece necessitava della supervisione e prescrizione del medico.

Inoltre doveva rispettare gli ordini dei suoi superiori che gerarchicamente erano: la caposala, i medici, il primario. Il suo lavoro era tenuto costantemente sotto controllo dagli ispettori che si presentavano nei reparti per sorprendere gli infermieri fermi in guardiola, intenti a riposare o intrattenersi in qualche altra cosa che non fosse il rispondere ai campanelli.

Perché questo era il compito primario dell’infermiere: il campanello.

I medici disponevano della loro stanza nel reparto e potevano dormire durante il servizio.

In questo clima di tipo militare, l’infermiere professionale corrispondeva più o meno al soldato semplice/caporale, cioè l’ultimo pezzo di una Piramide al vertice della quale c’era l’autorevole volontà del Parlamento, che si pronunciava emanando leggi, in maniera democratica, in nome del popolo italiano.

Il massimo rappresentante di questa onorevole istituzione il Presidente della Repubblica, il quale, visto ciò che era stato concordato dal gruppo di lavoro Stato-Regioni, attraverso il DPR 27 marzo 1992, decise che quella dell’infermiere professionale era la figura più adeguata per la gestione dell’assistenza sanitaria in emergenza.

Questo infermiere, necessariamente già formato in più anni di lavoro in U.O. di emergenza,  doveva occuparsi sia della centrale operativa, gestendo le richieste di aiuto dei cittadini tramite un semplice telefono che rispondeva al numero 118, sia sul territorio a bordo delle ambulanze, dove poteva essere ANCHE prevista la figura del medico se era di tipo avanzato (ALS), sulle automediche dove lavorava in team con il medico e sull’eliambulanza dove era sempre prevista la figura di uno o due infermieri e la presenza di un anestesista/rianimatore. A capo di tutta la Centrale Operativa il medico di sala, presente h 24, responsabile del sistema e delle decisioni ultime.

Corre l’anno 2015.

Oggi l’infermiere è un professionista, che acquisisce una laurea in Infermieristica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, con l’obbligo successivo d’iscrizione all’albo Ipasvi che nasce con lo scopo di tutelare i cittadini e gli stessi infermieri dagli abusi.

Egli non è più ausiliario del medico.

Essendo un professionista può prendere decisioni in autonomia circa il suo operato e sull’operato del personale di supporto.

Nel post laurea consegue master, laurea magistrale e vari titoli di esecutore e formatore sui protocolli internazionali riconosciuti dal Ministero della Salute italiano, inoltre l’articolo 3 della legge 8 novembre 2012, n. 189  recita “L’esercente le professioni sanitarie che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve”, ciliegina sulla torta il comma 566 della legge 23 dicembre 2014, n. 190  che finalmente mette in campo le competenze avanzate dell’infermiere .

Certo che ne ha fatta di strada questo Infermiere!

Un vero professionista, prende decisioni e agisce sotto l’egida dei protocolli internazionali. Egli ha quindi le conoscenze e le capacità per compiere il suo operato in completa autonomia nell’emergenza territoriale, proprio come succede nel resto del mondo.

Il medico di contro, al quale spetta diagnosi e terapia, può essere impiegato in funzioni più proficue senza più il grande spreco di risorse avvenuto in questi anni, soprattutto ora che ci troviamo in un lungo periodo di contingenza negativa che dovrebbe portarci ad una continua SpendingReview (riduzione degli sprechi).

Il sogno si è avverato…ma così non è!

Dopo circa 23 anni i medici continuano a disporre della loro stanza nel reparto e possono dormire durante il servizio.

Noi infermieri siamo ancora costretti a chiederci: chi comanda nell’emergenza?

Chi è il team leader? A chi spetta guidare l’automedica? È obbligato l’infermiere quando viene assunto ad essere in possesso anche della patente di guida e perché no, anche di un corso di guida sicura?

Se l’infermiere si trova senza medico davanti ad un paziente in codice rosso può applicare i suoi corsi di formazione intubando e somministrando farmaci salvavita in quanto previsti dai corsi ALS e ACLS?

Dopo aver richiesto il medico alla Centrale Operativa deve necessariamente guardar morire il paziente visto che al momento non è ancora scritto da nessuna parte cosa fa l’infermiere e cosa deve necessariamente non fare?

Il medico è ancora il più alto in grado durante un soccorso anche se si tratta di un otorino o di un dermatologo (vi assicuro che sono i medici più presenti in ambulanza), mentre l’infermiere è un esperto emergentista con tutti i titoli che lo qualificano?

Se il medico, durante il soccorso ad un politrauma ritiene inutile utilizzare i presidi per immobilizzare il paziente, l’infermiere deve seguire la “prescrizione medica” o attenersi, sempre e comunque,  ai protocolli internazionali?

Quando è presente, il medico decide anche per l’autista-soccorritore e per il barelliere-soccorritore o la responsabilità continua a ricadere sull’infermiere, visto che la legge prevede che è proprio l’infermiere il diretto responsabile delle figure di supporto?

Perché non è prevista per l’infermiere dedicato all’emergenza territoriale 118, un’esperienza minima presso le unità operative d’emergenza ospedaliera (pronto soccorso, rianimazione, terapie intensive, Utic) prima di salire su di un’ambulanza?

La gerarchia individuata dalla normativa in vigore è ancora: I Anestesista/rianimatore; II medico; III infermiere; IV soccorritori; V volontario formato?

Quanto tempo dovrà ancora passare affinché venga cancellato quell’obbrobrio tipico italiano che vede il medico nascere direttamente con la coroncina data dal suo titolo di “dirigente medico”, che lo porta a voler costantemente vessare e sovrastare tutti gli altri operatori, soprattutto i tanti odiati infermieri?

Chissà se esiste qualcuno in questo Paese che vorrà/saprà rispondere a questi quesiti, tra i più semplici, che gli infermieri d’emergenza territoriale si pongono tutti i giorni prima di iniziare il loro turno di lavoro?

A me, delusa e demoralizzata non resta che dire: “Mala tempora currunt sed peiora parantur”….

Patrizia Leoni

Infermiera

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