L’accusa: chiedevano permessi per malattia e poi svolgevano volontariato a pagamento in associazioni del 118.
Secondo l’accusa, si fingevano malati o facevano risultare malati i parenti per non andare al lavoro e arrotondare lo stipendio col volontariato nelle associazioni convenzionate con il servizio 118. Tre dipendenti pubblici andranno a processo per rispondere di truffa e falso, ossia delle ipotesi di reato contestate dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Massimiliano Carducci.
Prima udienza in programma il 21 settembre. Gli imputati sono: A.B., 48enne di Galatina, dipendente pubblico; A.G., 35enne di Salice Salentino, infermiera della Asl; S.C., 63enne di Squinzano, dipendente pubblico. La Asl di Lecce si è costituita parte civile. I fatti che il processo dovrà accertare risalgono al periodo compreso tra il 2011 e il 2014. Pende il rischio che il processo arrivi a un non nulla di fatto perché i capi di imputazione indicano come prescrizione minima la data del 19 gennaio del 2017.
Sono posizioni diverse, quelle degli imputati, se non fosse che tutti e tre risultano aver prestato servizio di volontariato nell’associazione Serveglie, estranea al processo. In merito alla posizione dell’infermiera A.G., bisognerà chiarire se abbia adottato degli escamotage per assentarsi al lavoro. Come quello contestato a chiusura delle indagini: avrebbe chiesto permessi, sostenendo che il figlio era malato. Dalle carte, però, risulterebbe che sia andata a prestare servizio nelle associazioni Serveglie e Vivi Bene. Per 38 giorni.
Le accuse si basano sui controlli incrociati effettuati dalla guardia di finanza, su delega dell’allora procuratore aggiunto Antonio De Donno. Il dibattimento dovrà dunque stabilire se l’infermiera, al pari degli altri due dipendenti pubblici, abbia approfittato delle opportunità offerte dal volontariato a pagamento, mettendo così a frutto le proprie competenze, ma venendo meno al dovere di lealtà verso gli enti pubblici di appartenenza.
Fonte: www.quotidianodipuglia.it
Lascia un commento