Prosegue la grottesca battaglia contro i professionisti della salute che hanno deciso di non vaccinari contro il Covid-19. Sono ancora migliaia in Italia a non avere risposto alle raccomandate inviate dai datori ed ai ripetuti solleciti.
Questo menefreghismo ha spinto i vertici dell’Asl 3 di Genova a prendere provvedimenti drastici nei confronti di quei medici, quegli infermieri e tutti quei sanitari che hanno definitivamente deciso di non rispettare l’obbligo vaccinale imposto per legge a determinate categorie lavorative.
Avrebbero potuto semplicemente rispondere con una certificazione di avvenuta vaccinazione entro cinque gironi. Anche una dichiarazione di esenzione, o di insussistenza dei presupposti per l’obbligo vaccinale o la richiesta di vaccinazione sarebbero stati sufficienti.
La decisione assunta dal loro datore di lavoro è stata quella di “condannarli” a non avere alcun rapporto diretto con i pazienti. Per aver infranto la tanto discussa legge n° 44, gli infermieri saranno ulteriormente demansionati. Non verranno più sfruttati come manovalanza in reparto, venendo costretti a compiere un’infinita serie di mansioni domestico alberghiere e ad esaudire ogni desiderio del paziente.
Chi si dovesse lamentare dell’ulteriore livello di demansionamento potrà optare per la sospensione dal servizio. La Asl ha informato gli Ordini Professionali di appartenenza e il datore di lavoro dell’operatore sanitario perché fare scattare i provvedimenti di sospensione del diritto di svolgere prestazioni o mansioni “che implicano contatti interpersonali o che comportino, in qualsiasi forma, il rischio di diffusione del contagio da Sars-Cov-2”.
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