Col passare delle ore, diversi comunicati stanno man mano ridimensionando lo scandalo che ha indignato tutta Italia e che ha causato l’invio dei Nas da parte della ministra Grillo
Clamore, rabbia, scandalo, indignazione e un unico forte grido: malasanità! Tutto questo hanno suscitato le immagini, divenute virali sui social e riprese dalla stampa locale e nazionale, degli arti ingessati con pezzi di cartone all’ospedale di Reggio Calabria (VEDI).
Un’indignazione che ha raggiunto, dopo i sindacati (che si sono espressi a più riprese, gettando benzina sul fuoco) anche la ministra della salute Grillo, che ha espresso tutto il suo disappunto sul sito del Ministero e ha subito inviato i carabinieri del Nas (VEDI) presso Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria.
Ma… Sarà davvero tutto vero? O trattasi di una clamorosa bufala?
Sembra infatti che, col passare delle ore, inizino a palesarsi alcune incongruenze e, a forza di comunicati, l’azienda stia smontando pezzo per pezzo quello che sembra nient’altro che un attacco creato ad arte contro la sanità calabrese; un bersaglio piuttosto facile a causa del lungo commissariamento, della soglia minima dei livelli essenziali di assistenza, dei servizi territoriali indeboliti, degli 88 milioni di debiti e di una migrazione sanitaria che costa alle casse regionali oltre 300 milioni di euro.
Come spiegato da Il Sole 24 Ore, pare che proprio nessuno si sia preso la briga di andare a fondo a quella che, già di per sé, appariva come una situazione assurda. E che in verità i pazienti (due) fossero stati immobilizzati con il cartone dagli operatori del 118 sul luogo dell’incidente (pratica che, in caso di sospetta frattura, viene spesso utilizzata) e non in ospedale.
Come puntualizzato dalla direzione sanitaria, con una relazione al presidente della Regione Mario Oliverio: “Al Pronto Soccorso risulta formale accesso di un unico paziente di sesso maschile, C.A., giunto al triage alle ore 9:32 del 28 luglio, già immobilizzato sul luogo dell’incidente con ‘cartone’, come dichiarato dallo stesso paziente al direttore della Uoc Ortopedia alla presenza dei suoi collaboratori. Codificato con codice giallo, il paziente veniva visitato alle 9,35, sottoposto a visita di pronto soccorso, Ecg ed esami radiografici. Si precisa che l’immobilizzazione provvisoria con cartone con cui era giunto il paziente non è stata rimossa per non provocare ulteriori dolori e poter effettuare le radiografie senza interferenze”. Quindi, dopo il ricovero, gli è stata applicata una valva gessata di contenimento.
L’altro caso è quello di una paziente giunta al pronto soccorso dopo le 7 di lunedì con l’ambulanza a seguito di un incidente. Le è stato applicato un tutore con anima di metallo (non radiotrasparente), dopodiché è stata “inviata in radiologia con immobilizzazione provvisoria di cartone e radiotrasparente”. Infine, dopo le lastre di rito e una consulenza ortopedica, è stata ingessata.
Anche il primario Angelo Ianni ha rassicurato media e cittadini che “nel reparto di ortopedia dell’ospedale di Reggio Calabria il cartone non è uno strumento di cura né di medicamento”. E il direttore generale del nosocomio Frank Benedetto, ha aggiunto che l’unità operativa complessa di Ortopedia è operativa 24 ore su 24, con 30 posti letto di ricovero e 2 unità reperibili per le urgenze nelle ore notturne. E che soprattutto vi è la disponibilità di gesso e garza a volontà.
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