Cisl Fp Piemonte ha organizzato un convegno dal quale è emerso come infermieri e oss possano dedicare agli anziani pochi minuti per turno di lavoro.
Nelle Rsa un oss assiste in media almeno 10 ospiti per turno di lavoro, che di notte diventano ancora di più, mentre per gli infermieri il rapporto è addirittura di uno ogni 40 circa. I dati emergono dalle testimonianze raccolte e sono stati resi noti nel corso del convegno “Il tempo di relazione è tempo di cura – Vivere a lungo, vivere bene: la sfida nelle Rsa”, promosso da Cisl Fp Piemonte.
Nell’occasione si è anche evidenziato come non vi sia una legge che definisca quanti debbano essere gli oss presenti in relazione al numero di ospiti. Sono invece stabiliti i minuti minimi di assistenza, previsti dalla Dgr 45 del 2012 (modificata l’anno scorso), che però non incide su infermieri e oss, mentre per i medici si passa da 10 a 14 ore a settimana. Troppo poco rispetto alle reali esigenze degli anziani.
Su 24 ore, a un ospite tipico in “alta intensità” (con più patologie) l’oss può dedicare solo 120 minuti. Per fare qualche esempio: in 15 minuti un anziano deve essere svegliato, ripulito dal presidio per l’incontinenza e cambiato; in 10 deve essere seduto e imboccato per la colazione, in 20 deve essere trasportato in sala per il pranzo o la cena, imboccato e riportato in camera. Tutto questo senza calcolare eventuali imprevisti. E il tempo di cura, per lo svago o per la semplice compagnia non esiste.
L’infermiere, dal canto suo, ha soltanto 30 minuti: in 3 deve curare le lesioni da decubito; in altrettanti deve somministrare le terapie e controllare che effettivamente deglutisca le medicine; in 4 effettuare un prelievo. E anche in questo caso non c’è tempo da dedicare alla compagnia. A meno che non si sfori l’orario di lavoro.
Un caso, quello del minutaggio, che si somma a quello delle deroghe sui titoli necessari (dopo il Covid è aumentato il numero di persone che lavorano come infermieri senza essere iscritti all’albo) e della retribuzione, che in media per l’oss si aggira sui 1.200 euro al mese netti per 13 mensilità e turni da 8 ore.
“Pensiamo che quello sulla vita buona nelle Rsa sia un investimento sulla nostra dignità di persone e che sia venuto il momento di affrontare il tema di un finanziamento aggiuntivo sanitario”, sottolinea Sergio Melis, segretario generale di Cisl Fp Piemonte.
“Si tratta di una situazione che va modificata al più presto – aggiunge Tiziana Tripodi, segretaria regionale di Cisl Fp Piemonte -. Se il Covid ha insegnato a tutti qualcosa sul ruolo essenziale delle Rsa, chiediamo alla Regione più risorse e più attenzione per un settore troppo importante per essere trascurato”.
Così, invece, Luca Caretti, segretario generale aggiunto della Cisl Piemonte: “Serve una nuova legge sulla non autosufficienza, che potrebbe portare risorse aggiuntive anche per le Regioni. Sulle Rsa occorre aprire anche a nuove sperimentazioni e a modelli diversi per trovare soluzioni alternative”.
All’incontro ha partecipato anche governatore piemontese Alberto Cirio, che ha promesso più controlli, soprattutto in merito al rispetto dei contratti. La Regione, infatti, stabilisce che possano essere accreditate solo le strutture che applicano i contratti collettivi di lavoro firmati delle principali organizzazioni. Per i gestori, invece, il problema è sempre lo stesso: le Regioni versano quote troppo basse, e ferme da anni.
Redazione Nurse Times
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