Confermata solo in parte l’assoluzione in secondo grado dell’infermiera, accusata di aver iniettato sovradosaggi letali di eparina tra il 2014 e il 2015 e condannata all’ergastolo in primo grado. Per gli altri quattro decessi dovrà celebrarsi un processo di appello bis a Firenze.
La Corte di Cassazione si è pronunciata ieri, giovedì 4 maggio, sul caso dell’infermiera Fausta Bonino, accusata di aver provocato, tra il 2014 e il 2015, dieci decessi all’ospedale Villamarina di Piombino tramite iniezioni con sovradosaggi di eparina.
Confermato solo in parte il giudizio di secondo grado. L’assoluzione dell’infermiera è stata infatti ribadita per sei di quei decessi, mentre per gli altri quattro dovrà celebrarsi un processo di appello bis a Firenze.
Nel gennaio 2022 la Corte d’Appello di Firenze aveva assolto l’infermiera anche per quelle quattro morti.
Una vicenda giudiziaria travagliata, quella di Fausta Bonino. In primo grado, il 19 aprile del 2019, fu condannata all’ergastolo, sebbene riconosciuta colpevole solo per quattro delle dieci morti sospette, perché in quei casi sarebbe stata accertata la sua presenza in reparto.
Fu poi iscritta nel registro degli indagati nel dicembre del 2015, e arrestata il 30 marzo del 2016, perché sospettata di aver ucciso una serie di pazienti durante la loro degenza nel reparto di Anestesia e rianimazione.
Il 20 aprile 2016 il Tribunale del riesame di Firenze annullò l’ordinanza di custodia in carcere e l’infermiera fu rimessa in libertà. Secondo l’accusa, pianificò e causò la morte di dieci persone mediante l’uso “deliberato e fuori dalle terapie prescritte” di eparina in dosi tali da “determinare il decesso”, provocato da improvvise emorragie.
Nel dicembre del 2017 fu depositata la relazione degli esperti, che certificò come dieci delle morti sospette verificatesi nell’ospedale di Piombino nel periodo preso in esame fossero compatibili con la somministrazione di eparina.
Dopo la sentenza di assoluzione emanata dalla Corte d’Appello di Firenze, è infine arrivata la pronuncia della Corte di Cassazione. E non è ancora detta l’ultima parola.
Redazione Nurse Times
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