La presidente del Collegio piemontese, Maria Adele Schirru, scrive al direttore dell’Azienda sanitaria. Il 50 per cento degli operatori sono a rischio nelle strutture in cui lavorano
TORINO – La terza aggressione in pochi mesi ai danni degli operatori sanitari fa scattare l’allarme rosso in fatto di sicurezza nell’ospedale di Chivasso. E’ il Collegio Ipasvi di Torino ad alzare il livello di attenzione, con una lettera inviata dalla presidente Maria Adele Schirru, al direttore dell’azienda sanitaria nella quale si è registrato l’ultimo episodio di violenza: un’infermiera è stata aggredita a fine turno, da due sconosciuti, mentre era diretta al parcheggio per prendere l’auto e tornare a casa.
Accadimento che, sottolinea la Schirru nella sua lettera al direttore dell’Azienda sanitaria, porta alla ribalta una problematica già evidenziata di recente dalla Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi: quello della violenza sugli operatori, sui rischi che essi corrono nello svolgimento della loro professione e, comunque, nel momento in cui devono accedere alle strutture sanitarie di cui fanno parte per garantire l’assistenza.
“L’azienda da Lei diretta – scrive la presidente dell’Ipasvi di Torino – di cui l’ospedale di Chivasso fa parte, ha sicuramente messo in atto tutte le misure possibili per rendere minimali tali rischi, ma i fatti avvenuti (la terza aggressione in pochi mesi) richiedono indubbiamente ulteriori interventi”.
La proposta e al tempo la richiesta della Schirru, è quella di convocare, in tempi brevi, un incontro con i rappresentanti degli infermieri “perché possano studiare con i responsabili della Sua azienda misure utili a evitare con la massima urgenza la possibilità che episodi simili possano ripetersi”.
La Federazione Ipasvi e tutti i Collegi provinciali hanno già espresso una posizione netta contro la violenza sugli operatori, ricorda ancora la Schirru. “Il documento approvato dalla Federazione ritiene prioritaria l’istituzione di un Osservatorio nazionale articolato in tutte le Regioni, anche in Piemonte quindi, sul fenomeno della violenza negli ambienti di ricovero e di assistenza che indichi la strada e gli strumenti per controlli rigorosi e continui con la possibilità di effettuare interventi immediati e decisi a tutela degli operatori. Tutto ciò dovrà consentire un’efficace informazione, formazione e promozione in materia di sicurezza dell’attività di cura e tutela della salute mettendo in campo le strategie necessarie alla valutazione del rischio, anche attraverso la collaborazione tra istituzioni pubbliche diverse, monitorando i dati relativi a strutture e presidi sanitari considerati a rischio”.
Innovazioni necessarie da realizzare elaborando la migliore strategia di tutela dei propri professionisti, che nelle strutture a rischio rappresentano comunque oltre il 50% degli operatori. Tema caldo che obbliga la Federazione nazionale e i Collegi provinciali ad essere in prima linea per tutelare il lavoro degli operatori sanitari.
“Per questo – conclude la Schirru – sia la Federazione che i Collegi piemontesi hanno manifestato la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni sia a livello centrale che locale per contrastare e sconfiggere questo fenomeno”.
Salvatore Petrarolo
Foto: web
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