Articolo tratto da quotidianosanità
Gentile direttore,
ancora una volta la problematica di “incompatibilità” torna ad essere attuale. All’interno del mondo infermieristico sono molte le realtà e le questioni da dover affrontare, portare a galla e sviscerare fin nella loro origine etimologica. Quello che stavolta può stupire è che una questione profonda nasca da un “banale” stridore di cariche: il fatto stesso del porsi questa domanda riporta ad una riflessione professionale tout court, che interessa gli animi prima ancora che i professionisti.
Il mondo infermieristico, come molte altre volte, si trova ad avere più menti, trovandosi diviso sull’opinione da dare in merito. Il doppio ruolo di Presidente e di Senatore non trova in sè una risposta, ma fa bensì riflettere su quella doppia anima che la categoria infermieristica possa avere: la maggioranza dei colleghi infermieri è concorde nel legittimare moralmente questo doppio ruolo, andando in contrasto con quella minoranza, poco rappresentata, di quei colleghi che invece reputano moralmente scorretto questo “connubio” di cariche.
Così, come il mostro Cerbero posto a guardia dell’Ade, la categoria di professionisti ha molte menti, molti cervelli, ma ahimè un solo corpo. Non sempre quello che viene espresso dalla maggioranza di una professione finisce poi per essere corretto e utile a legittimare una situazione, ma questa maggioranza si può caricare di virtù e spirito di miglioramento solo se si confronta con la minoranza che la pensa in maniera opposta. Così se ci vuole muovere per andare avanti, si deve arrivare ad avere una volontà concorde, altrimenti non si muoveranno mai tutti i passi nella stessa direzione.
Proprio come all’interno di un compartimento politico, la maggioranza agli effetti non può niente se intende intraprendere il proprio cammino da sola: l’esistenza ed il lavoro dell’opposizione è fondamentale all’esistenza di se stessa, alla sua efficacia e, perché no, alla sua legittimazione. Quella parte di colleghi che legittima il connubio di cariche dovrebbe forse prima riflettere su quale sia lo schema di morale che sta applicando per giustificare il proprio pensiero. Oltre a capire quale schema, cosa già di per sè ardita, rimane poi il difficile compito di capire quali siano i contenuti dello schema scelto. In altre parole, non basta esser in tanti a pensare che una cosa sia giusta piuttosto che un’altra: il vero professionista accetta e cerca il confronto, ascolta i colleghi che la pensano diversamente. Solo dal confronto e dal reciproco arricchimento ideale si potrà arrivare realmente ad una soluzione sensata: coloro che vengono in un certo senso considerati scomodi, a livello politico intendo, spesso sono quelli che portano avanti le imprese più difficili da combattere, gli ideali più crudi da dover rappresentare .. Vestendo quella “mise” della quale la maggior parte degli altri si sono spogliati.
Filippo Lombardi
Consulta giovani infermieri Ipasvi, Firenze
Lascia un commento