La Presidente della FNOPI durante i lavori dell’ultimo Consiglio Nazionale ha paventato la presentazione del prossimo bilancio di previsione con l’incremento della quota iscritti aumento della quota nella forbice da 5 a 10 euro, da sommarsi alla quota di euro 10 che già ciascun OPI Provinciale versa dalla quuota riscossa dagli iscritti.
Diversi Ordini delle Professioni Infermieristiche provinciali si sono opposti a tale incremento, tra i quali anche quello della provincia di Barletta-Andria-Trani.
“Ci sono diversi motivi per contestare tale proposta.
In primo luogo vi è da dire che aumenti di questa misura devono essere adeguatamente motivati – con specifico riferimento alle spese di gestione – in modo che ciascun iscritto possa comprendere le motivazioni a base di tale aumento; ad oggi non risulta alcuna valida ragione a supporto di tale scelta.
L’Ordine scrivente è formato da circa 2.600 iscritti, e quindi è classificabile quale piccolo ente. Tale circostanza rappresenta un fattore che lo ha sempre penalizzato a causa dei rilevanti costi fissi che è costretto a sostenere.
Nell’anno 2019, ad esempio, con una quota ad iscritto di euro 63,00 l’incidenza dei costi fissi è stata di 94.528 euro (personale, funzionamento uffici ed organi collegiali, ecc.) cosicché è stato possibile destinare alla formazione solo 7.809,00 euro a fronte di versamenti alla federazione per un importo pari ad euro 25.935,00.
Nell’anno 2020 è stato deliberato un aumento della quota per iscritto di 12,00 euro allo scopo di finanziare i nuovi adempimenti previsti dalla riforma ed incrementare le attività di corsi e convegni che la pandemia ha poi bloccato.
A causa di tale blocco l’anno è stato chiuso con circa 38.000,00 di avanzo, ma tale surplus ha permesso unicamente di creare una liquidità da utilizzare nei primi mesi dell’anno senza che l’ente si trovasse in situazioni critiche.
E’ evidente che, stando così le cose, dando seguito a tale abnorme richiesta da parte della federazione, questo ordine si troverebbe costretto o a dover riprogrammare in peius l’attività convegnistica, insieme alle attività di rappresentanza, o a dover richiedere un ulteriore e nuovo aumento agli iscritti.
In entrambe le situazioni questo C.D. verrebbe meno agli impegni presi con i propri iscritti nel 2020, e cioè, che l’aumento della quota sarebbe stato destinato alla formazione e che in futuro non sarebbero stati richiesti altri aumenti sulle quote.
Non deve passare sotto silenzio che il C.D. di questo Ordine ha quasi azzerato i gettoni di presenza allo scopo di non pesare ulteriormente sulle uscite, offrendo maggiori servizi agli iscritti, impegnandosi per la tutela della professione ad ogni livello, sia regionale che nazionale.
Peraltro, da una veloce lettura del bilancio della federazione relativo all’anno 2020, non si intravedono problemi finanziari immediati, né i flussi futuri paiono poter compromettere il patrimonio dell’ente, anzi, sembrerebbe esattamente il contrario.
Di fronte a questa situazione, l’Ordine scrivente non comprende quali siano i motivi per tale inaccettabile aumento, e non potrà che respingere con fermezza tale richiesta, in sede di approvazione del bilancio preventivo 2022.
Pertanto si invita la Federazione ad attuare altre politiche di risparmio nella gestione finanziaria e di puntare semmai alla riduzione della quota annuale, visto l’impegno degli OPI nella determinazione delle politiche della salute a livello regionale.
Una riduzione della quota che consentirebbe agli OPI di investire tali risorse sul territorio e sulle funzioni che l’ordine è obbligato ad esercitare”.
Così scrive il presidente Opi BT dott. Giuseppe Papagni.
Simone Gussoni
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