Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta da un’infermiera del Policlinico San Martino di Genova.
Buongiorno,
sono Martina Bianchi, un’infermiera che lavora al Policlinico San Martino di Genova. Vi scrivo per raccontare la mia storia e per avere la possibilità di far emergere tutto ciò che sto vivendo dentro questa azienda. Lunedì, insieme al mio avvocato, aprirò un atto giudiziario nei confronti del San Martino. Il motivo? Dopo quattro anni, ieri mi è stato negato il quarto nullaosta dopo mobilità vinte.
Sono toscana, ho un marito a 250 chilometri e tutta la mia famiglia a distanza. Esistono precedenti di colleghi che hanno ottenuto il nullaosta vincendo delle mobilità, con situazioni simili alla mia o forse più agiate. Per fortuna ho trovato testimoni che verranno al processo, e sarà il giudice a decidere. Ad oggi, in Liguria, esistono graduatorie concorsuali per le quali ogni azienda sta assumendo tramite deroghe chieste per il piano assunzione, compreso il San Martino.
Io, oltre a essere disperata per tutti i sacrifici che sostengo sia a livello economico che psicologico, mai mi sarei aspettata di vivere una situazione del genere. Queste mobilità, purtroppo, non “escono” tutti gli anni, ma in media ogni tre anni, prima del concorsone in Regione. Sono arrivata al San Martino nel 2015. Colleghi che lavorano lontano da casa sono stati più fortunati di me.
La risposta che mi è stata data per giustificare il rifiuto è la carenza di personale. Non conosco un’ azienda in Italia dove esista l’esubero di personale. Fatto sta che sembra di stare in un’azienda privata, con soldi pubblici. Esiste la possibilità di chiedere deroghe per i colleghi (circa mille) che aspettano di essere chiamati dalla graduatoria e sperano in un posto di lavoro, guadagnato per meritocrazia dopo la vittoria di un concorso.
Martina Bianchi
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