Il problema interessa soprattutto gli addetti ai servizi di pronto soccorso. Crescita contenuta, invece, per i lavoratori delle strutture psichiatriche.
Cresce in maniera preoccupante il numero delle aggressioni al personale NHS in Gran Bretagna. In particolare nei confronti degli addetti ai servizi di pronto soccorso.
Secondo statistiche richieste a tutti i Trust inglesi in base alla normativa sulla libertà di informazione (Freedom of Information Act) e pubblicate dall’Health Service Journal per conto della Unison (il sindacato inglese della funzione pubblica), nel biennio 2016/17 le aggressioni a medici, infermieri e altri operatori sono aumentate del 10% rispetto all’anno precedente, passando da poco più di 50mila a oltre 56mila negli ospedali pubblici che hanno risposto all’interpello (circa 180, sui 244 complessivi). Un dato che, se proiettato su tutte le strutture dell’NHS, arriverebbe all’inquietante cifra di 75mila episodi: oltre 200 al giorno.
Gli assalti registrati nei dipartimenti di pronto soccorso (A&E) hanno addirittura segnato un incremento del 21%, salendo a oltre 18.700, rispetto ai circa 15.500 del periodo 2015/16. Tra le cause di questa preoccupante ascesa, i dati sembrano suggerire una relazione inversa tra le aggressioni, da un lato, le performance economiche e di efficienza, dall’altro: in effetti, i Trust che hanno registrato tempi di attesa peggiori e in costante deficit di bilancio hanno visto incrementare le aggressioni al proprio personale fino al 36%. Segno evidente di una conflittualità legata all’esasperazione derivante dall’aumento dei tempi di attesa per una prestazione, in regime di emergenza o meno.
Interessante, ma in senso positivo, è poi la ridotta crescita, in proporzione (si è registrato un aumento solo del 5%) delle aggressioni al personale impiegato nelle strutture psichiatriche. Indice, questo, di una discreta, ma indubbiamente migliorabile, capacità di gestione dei conflitti tra operatori, pazienti e loro familiari.
Luigi D’Onofrio
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