Una catastrofe di immani proporzioni quella che si è abbattuta sulla popolazione ligure
Il tratto più lungo del Ponte Morandi è finito nel fiume Polcevera; alcuni blocchi sono finiti su case e capannoni industriali.
La Protezione civile parla di 31 vittime accertate, di cui tre bambini di 8, 12 e 13 anni. Secondo fonti dei Vigili del Fuoco il bilancio sarebbe però di 35 morti. Al Policlinico San Martino sono stati già composti 22 corpi.
I dispersi sono dieci. I vigili del fuoco stanno cercando di liberare automobilisti intrappolati nelle auto dopo la caduta, 4 le persone estratte vive. Almeno 15 feriti. La Procura di Genova pronta ad aprire un fascicolo per omicidio plurimo e disastro colposo.
Durante i soccorsi una fuga di gas ha obbligato i vigili del fuoco a evacuare la zona di intervento. Sono in totale 440 le persone costrette a lasciare la propria abitazione, un numero che potrebbe aumentare: il Comune di Genova rende noto che sono ancora in corso le valutazioni sugli sgomberi. La Protezione civile finora ha fatto evacuare 11 palazzi e la situazione è sotto monitoraggio costante.
All’ospedale Villa Scassi sono arrivate sette persone ferite gravi: “Ci sono quattro codici rossi politraumatizzati e traumatizzati cranici e alla colonna vertebrale e tre soggetti soggetti fratturati “, riferisce il direttore generale Asl 3 Carlo Bottaro. Dall’ospedale San Martino fanno inoltre sapere che due dei feriti gravi sono stati travolti nelle loro abitazioni schiacciate dalla struttura, ma la situazione è in continua evoluzione. “Ci sono poi traumatizzati psichici, cioè donne e bambini che hanno assistito al crollo del ponte” ha aggiunto Bottaro. È stata allestita, per questi pazienti, un’unità psicologica e psichiatrica ad hoc.
Grande solidarietà da parte dei genovesi. In poche ore, una cinquantina di persone si sono presentate al centro trasfusioni del Villa Scassi per donare il sangue. Le scorte, rassicurano però dall’ospedale, “sono congrue”.
Redazione NurseTimes
Lascia un commento