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Covid-19 & RSA: il ricatto del posto di lavoro per mettere a tacere gli infermieri

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Coronavirus, come è nata la tragedia del Pio Albergo Trivulzio
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Ieri sera ero sul mio divano e stavo seguendo in televisione il telegiornale, tra le tante notizie, una, che è passata senza alcuna enfasi, quasi fosse una cosa normale e dovuta, mi ha fatto sobbalzare e non è passata inosservata alla mia sensibilità di infermiere.

Alcuni colleghi che lavoravano presso la struttura PIO ALBERGO TRIVULZIO (tristemente nota RSA del Milanese ai tempi del covid) sono stati LICENZIATI od ALLONTANATI da questa struttura per aver denunciato cosa stava accadendo lì dentro, dopo una rapidissima indagine tra i miei contatti scopro che purtroppo questo è accaduto anche ad altri colleghi in altre strutture. Qualche giorno prima in un servizio sempre su rai 1 avevo visto una intervista ad una collega che parlava appunto di cosa era accaduto dentro queste RSA, la cosa che mi aveva colpito in quel servizio fu che la collega intervistata era completamente travisata per renderla irriconoscibile ed anche la voce era alterata per questo scopo. Ieri sera ho collegato le cose ed ecco salire dal profondo delle mie viscere un indignazione irrefrenabile.

Diciamo subito che il tipo di rapporto di lavoro con una ditta appaltatrice (cooperativa) non è stata certamente di aiuto per questi colleghi e qui apriamo una finestra su un mondo fatto di SFRUTTAMENTO selvaggio, di RICATTI inaccettabili, di SVILIMENTO totale e sistematico della nostra professione e competenze cui al più presto va messo mano e trovato ristoro.

Io credo che questi episodi, in un momento così delicato, altro non fanno che dimostrare l’urgenza e l’indifferibile necessità di liberare i professionisti sanitari da questi tipi di contratti.

Diciamo anche che purtroppo questo tipo di ricatti li vivono anche i colleghi più fortunati che hanno un contratto indeterminato e che lavorano addirittura nelle aziende pubbliche.

Un ricatto che passa attraverso la norma contrattuale di fedeltà all’azienda per cui è severamente vietato rilasciare interviste ad organi di stampa senza autorizzazione del datore di lavoro pena severi provvedimenti disciplinari fino al licenziamento in tronco.

Sopratutto se quanto si dice non è “comodo” ai vertici aziendali. Della serie se dici quanto è bella la mia azienda, quanto siamo bravi e fighi ok tutto bene.

Ma se muovi critiche alla organizzazione o se denunci fatti e circostanze di mala gestione allora diventi automaticamente un criminale da indagare, perseguire e punire severamente. Come dire colpire uno per educarne (al silenzio ed al servilismo) cento; cosi le magagne e i disservizi, la mancata assistenza e le mangerie restano tra i muri aziendali.

Ecco allora che diventa necessario e con equilibrio mettere mano all’intera QUESTIONE INFERMIERISTICA.

Perché un conto sono accuse gratuite ed infondate, dicerie e scorrettezze; altro conto è la denuncia di fatti circostanziati e precisi che tra le altre cose potrebbero ricoprire ipotesi di reato o illeciti amministrativi come ad esempio il demansionamento o la deprofessionalizzazione degli stessi infermieri.

In tutto questo i sindacati dove sono? Cosa stanno facendo? Ed in particolare, i sindacati professionali un colpo lo vogliono battere o a loro di questi colleghi non importa niente?

Questa è una questione che non riguarda solo tutti noi, ma tutti i cittadini.

Tutti gli utenti del servizio sanitario, i parenti degli anziani lasciati morire in quei lazzaretti in nome e per conto del dio profitto. E’ questione che riguarda cure ed assistenza che sistematicamente vengono negati sopratutto alle fasce più deboli della popolazione.

E’ questione di civiltà e di universalità, accessibilità ed equità delle cure.

A questo punto, insieme alla mia indignazione per questi fatti e alla mia personale massima stima e solidarietà ai colleghi coinvolti non può non salire alto e squillante un appello forte al nostro Presidente al consiglio Conte, al nostro ministro della salute Speranza ed alla magistratura in generale perchè si faccia chiarezza.

Che si diano risposte all’intero popolo Italiano, se ce ne fosse bisogno ancora, che sia al più presto istituita una commissione parlamentare di inchiesta per far emergere verità e responsabilità su ciò che è accaduto.

Al nostro ordine ed alla sua presidente Barbara Mangiacavalli sempre così attivi in questo frangente unico vero e concreto baluardo a difesa della professione e dei professionisti chiedo però altresì di farsi carico di questa situazione che oltre ad avere risvolti sui colleghi direttamente interessati, ha evidenti risvolti di carattere etico e deontologico sull’intera professione.

Come può un qualsiasi infermiere esercitare il suo dovere/diritto di advocacy nei confronti dei suoi pazienti se non può denunciare a viso aperto certe cose senza finire perseguito dalle aziende, vessato, indagato e licenziato come un criminale? Ecco spero di sentire levarsi la Sua voce autorevole anche in questo frangente ed anche a difesa di questo aspetto fondamentale del nostro essere infermiere.

Ai sindacati tutti invece chiedo di prendere in mano questa situazione e di metterci la faccia perchè non è pensabile che nel vostro silenzio passi questa situazione e questi ricatti infami.

Non è possibile che un qualunque lavoratore o un qualunque cittadino subisca nel vostro silenzio ciò che stanno subendo questi colleghi e ciò che a causa di quello che hanno avuto il coraggio di denunciare hanno subito e pagato con la vita una considerevole parte di una intera generazione, i più deboli ed i più preziosi; i nostri anziani, la nostra memoria storica.

Concludo dicendo a tutti voi che difronte a quanto è accaduto e sta accadendo ancora in molte di queste strutture ed a quanto già prima accadeva in tanti setting del nostro sistema salute non è accettabile, non è democratico e non è giusto ridurre al silenzio i professionisti della salute con il ricatto del posto di lavoro.

Questo tipo di atteggiamenti non sono consoni ad uno stato di diritto e non sono consoni nemmeno ai dettami della nostra carta Costituzionale.

TOGLIERE IMMEDIATAMENTE IL BAVAGLIO AGLI INFERMIERI ED ACCERTARE VERITÀ E RESPONSABILITÀ TOGLIERE LE PISTOLE DATORIALI DALLE TEMPIE DEI PROFESSIONISTI DELLA SALUTE.

SE SIAMO “EROI” DOBBIAMO POTERLO ESSERE ANCHE QUANDO SI DEVE DIFENDERE IL DIRITTO ALLA SALUTE ED AD ESSERE ADEGUATAMENTE ASSISTITI DEI NOSTRI PAZIENTI E DEI CITTADINI ITALIANI.

Angelo De Angelis

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