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Coronavirus, torna l’incubo a Pechino

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Coronavirus, torna l'incubo a Pechino
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Dopo un nuovo focolaio, la capitale cinese corre ai ripari. Allarme anche a Shanghai.

Torna l’incubo coronavirus a Pechino. La capitale cinese ha innalzato il livello di allerta dal terzo al secondo grado, ha chiuso tutte le scuole primarie e secondarie a partire da domani, dopo il focolaio nel mercato all’ingrosso Xinfadi, 106 casi di contagio. Chi vive in aree a medio o alto rischio di contagio non può spostarsi, mentre potrà farlo chi dimostra di essere risultato negativo al tampone entro sette giorni dalla partenza.

Per tutti, obbligatorio indossare la mascherina in aree affollate o in luoghi chiusi. Nuove restrizioni in una situazione già definita “estremamente grave” dalle autorità locali che in un comunicato assicurano di prendere “le misure più decise”. Ieri sono stati registrati 27 casi nella capitale su quaranta a livello nazionale, e da giovedì scorso sono 106 i casi di contagio nella città. Di questi, 78 sono stati rilevati nel distretto di Fengtai, dove si trova il mercato Xinfadi, e almeno una infezione è stata accertata in nove dei 16 distretti della città.

Rafforzate le misure anti-epidemia in altre cinque aree: allo stato attuale, Pechino ha un’area ad alto rischio – Huaxiang, nel distretto di Fengtai – e 27 a rischio medio. Le autorità hanno chiuso un altro mercato, il Tiantaohonglian, nel centralissimo distretto di Xicheng, dopo il contagio di un dipendente. In totale sono 29 i complessi residenziali della capitale costretti al lockdown. Sono stati disinfettati 33.173 fornitori di servizi di catering e 276 mercati di prodotti agricoli, 11 dei quali già chiusi.

Pesanti anche le ricadute sui trasporti: nello scalo aeroportuale della capitale cinese sono stati cancellati almeno 1.255 voli, pari al 70 percento del totale, mentre è vietato uscire dalla città ai taxi e ai servizi di ride-sharing on line, molto popolari. Previste sanzioni dure per chi non rispetta i divieti. Sono stati sospesi alcuni bus a lunga percorrenza che collegano Pechino con la provincia confinante dello Hebei e la provincia nord-orientale dello Shandong.

Allarme anche a Shanghai, dove la municipalità ha chiesto a chiunque arrivi dalla capitale una quarantena di 14 giorni, sulla scorta di decisioni analoghe già prese altrove. Il nodo da sciogliere rimane quello sull’origine del focolaio, che si ritiene partito da un tagliere utilizzato per il salmone. Secondo l’esperto Wu Zunyou, l’origine potrebbe essere collegata ai prodotti contaminati o alla catena di distribuzione, ma i punti interrogativi restano. «Non abbiamo prove che il salmone sia l’ospite del virus», ha ammesso un funzionario del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie.

Redazione Nurse Times

Fonte: La Stampa

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