Questa la posizione dell’Istituto Europeo di Oncologia, espressa dal direttore scientifico Roberto Orecchia in vista della Giornata mondiale contro il cancro.
“I pazienti oncologici, in quanto persone spesso fragili o comunque maggiormente vulnerabili, dovrebbero avere priorità nel piano di vaccinazione anti-Covid. Una parte di loro sarà comunque coperta per l’età, ma dobbiamo pensare anche ai più giovani, gli under 65, che sono purtroppo numerosi”. Così Roberto Orecchia, direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), in vista della Giornata mondiale contro il cancro, che ricorrerà giovadì 4 febbraio.
“Con uno studio apparso su Annals of Oncology nel 2020 – ha aggiunto – abbiamo dimostrato che nei pazienti oncologici gli anticorpi contro l’infezione da Covid-19 si attivano come nei soggetti sani, garantendo l’immunizzazione. Nei malati di cancro ci sono situazioni specifiche in cui il sistema immunitario può risultare indebolito, ma queste sono il più delle volte legate alle terapie in corso che alla malattia stessa. Questo non ci autorizza a pensare che i pazienti oncologici non debbano essere vaccinati. Al contrario, proprio la necessità di assicurare a questa categoria di pazienti il regolare accesso alle cure e la loro continuità rende prioritario considerarli tra i maggiori candidati ad un programma vaccinale”.
E ancora: “In generale i pazienti oncologici hanno un rischio più alto di sviluppare forme gravi e complicanze severe, o addirittura di mortalità, specie nel caso di tumori in stadio avanzato, o che colpisce sedi in cui si possono sommare gli effetti dell’infezione virale, come il polmone, o ancora per la presenza di importanti malattie associate. Questo rappresenta un ulteriore e valido motivo per farli rientrare nelle prime fasce di popolazione da vaccinare. Senza contare che queste persone sono più esposte al rischio di infezione, perché non possono osservare il lockdown e restare a casa, ma devono assolutamente accedere agli ospedali e ambulatori per curarsi con regolarità”.
Ancora Orecchia: “Non dimentichiamo che i pazienti oncologici hanno già pagato un caro prezzo alla pandemia. La chiusura degli ambulatori nei mesi di esordio del Covid, a cui si è sommata la paura del contagio, ha tenuto i pazienti lontano dagli ospedali, interrompendo quella continuità di cura che in oncologia è la conditio sine qua non della guarigione. I dati Istat sulla mortalità in Italia nel 2020, pubblicati il 30 dicembre, evidenziano oltre 26mila morti non legate al virus, e fonti autorevoli sono concordi nell’attribuire gran parte di queste vittime alla sospensione delle cure per le malattie croniche gravi, come il cancro e le malattie cardiovascolari”.
Sin dell’inizio della pandemia l’Istituto Europeo di Oncologia ha lanciato il “Progetto Sierologia COVID-19”, con l’obiettivo di valutare se la presenza di anticorpi protegga dalla reinfezione e per quanto tempo. Il progetto si basa su un test sierologico, sviluppato dallo stesso Ieo e dall’Università di Pavia, che ha una sensibilità e una specificità elevatissime, nonché costi molto inferiori rispetto ai test commerciali.
Il test è stato regolarmente somministrato per sei mesi al personale Ieo aderente, ossia a oltre 1.500 persone. I primi risultati saranno pubblicati a breve e ci si aspetta siano illuminanti per la mappatura del contagio nella popolazione, per la verifica dell’avvenuta immunità nei soggetti che hanno avuto l’infezione e per l’impatto che potrà avere il vaccino.
Redazione Nurse Times
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