Riportiamo la testimonianza inviata da un medico beneventano alla redazione di ntr24.
Quella raccontata alla redazione di ntr24 dalla dottoressa Rosaria Renna, neurologa di Benevento in servizio all’ospedale “Cardarelli” di Napoli, è una vicenda emblematica di come la paura del coronavirus possa incidere sulla vita quotidiana delle persone. Di seguito la lettera della dottoressa.
“La sera del 22 marzo, poco dopo le 20, alla fine del turno pomeridiano in ospedale, sono partita da Napoli per tornare a casa, a Benevento, dove mi aspettava mia figlia di 5 anni. Mentre percorrevo un’Appia insolitamente deserta in piena emergenza COVID-19, intorno alle 20.50, il motore della mia macchina è andato in avaria e, quindi, sono stata costretta a chiamare il numero verde dell’assistenza stradale dell’agenzia presso la quale sono assicurata. All’operatrice che ha risposto alla mia chiamata, in considerazione del fatto che mi era sembrata interdetta nel sapermi in giro, ho spiegato che mi stavo spostando per esigenze lavorative, specificando di essere un medico.
Dopo una lunga attesa telefonica, mi sono sentita dire che ben due officine si erano rifiutate di prestarmi assistenza, malgrado la mia assicurazione fosse in regola, in considerazione delle limitazioni poste dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per contrastare la diffusione del contagio e, non ultimo, del fatto che fossi un medico. Preciso che nel pronunciare le ultime parole la stessa operatrice del numero verde era palesemente in imbarazzo!
Trovandomi sola su una strada notoriamente ‘pericolosa’, su consiglio della stessa operatrice ho chiesto l’intervento dei Carabinieri. Dopo pochi minuti la pattuglia in servizio di Montesarchio mi ha raggiunta e, su indicazione dei militari, ho nuovamente telefonato al numero verde del pronto intervento, facendo presente che si trattava di un’emergenza e che, pertanto, avrebbero dovuto prestarmi soccorso. L’operatrice è riuscita a far intervenire il personale di un’officina di Santa Maria a Vico che alle 22 mi ha raggiunto sull’Appia. Alle 22:30, terminate le operazioni di trasferimento della mia macchina sul carro attrezzi, sono ripartita per Benevento con mio padre che era venuto a recuperarmi.
Alle 23 ero finalmente a casa! In un momento di tensione ed apprensione come quello che stiamo vivendo e che vede noi medici impegnati in prima linea, vedersi negare l’assistenza stradale solo perché medico e, come tale, possibile fonte di contagio, è stato davvero assurdo. Da medico eroe a strega untrice è un attimo! Colgo l’occasione per ringraziare i Carabinieri di Montesarchio che mi hanno assistito e si sono preoccupati della mia incolumità fino a quando è stato necessario”.
Redazione Nurse Times
Fonte: ntr24
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