Solo una sanzione simbolica per il collega di Massa Carrara, finito sotto procedimento disciplinare a inizio maggio. La soddisfazione di Uil Fpl.
Sospensione di un’ora. E’ questa la simbolica sanzione che la commissione disciplinare dell’Usl Toscana Nord Ovest ha comminato lo scorso 2 luglio a Marco Lenzoni, infermiere massese che, in piena mergenza coronavirus, aveva denunciato le carenze di dispositivi protettivi all’ospedale di Pontremoli.
“Siamo soddisfatti per la decisione della commissione disciplinare dell’Usl Toscana Nord Ovest a carico dell’infermiere, nostro iscritto, Marco Lenzoni – commenta Claudio Salvadori, segretario di Uil Fpl Massa Carrara –. Prima di tutto per il lavoratore stesso, anche alla luce di quanto sta accadendo nel resto d’Italia. Ma anche perché siamo convinti che un regolamento aziendale non possa essere peggiorativo delle leggi e della Costituzione. Per questo chiediamo un incontro urgente con la dirigenza aziendale per rimettere in discussione la stesura dello stesso regolamento”.
E ancora: “Nelle memorie difensive abbiamo rimarcato che Lenzoni non aveva rilasciato alcuna dichiarazione contenente offese nei confronti dell’Azienda, ma che si limitava a segnalare lo stato di emergenza in cui si trovava a prestare la propria attività. Dichiarazioni che rispecchiavano la realtà, una situazione evidente e conosciuta dagli operatori che chiedevano aiuto in tal senso. Non era quindi ravvisabile alcun profilo di responsabilità disciplinare. Anzi, si poteva notare un’estrema diligenza dello stesso nello svolgere i compiti con cura e attenzione. E’ vero, la commissione disciplinare ha alla fine stabilito la multa di un’ora di servizio, tenendo conto sia della mancanza di recidive disciplinari e dell’elemento psicologico nel perseguimento dell’interesse generale degli assistiti dal Servizio sanitario nazionale, per quanto errato nelle forme ma apprezzabile negli intenti”.
In conclusione Salvadori ribadisce: “Siamo soddisfatti per il lavoratore perché, considerato quanto sta accadendo nella sanità toscana e in Italia, temevamo ripercussioni più importanti. La commissione disciplinare ha ben capito le motivazioni fornite grazie all’ottimo lavoro sindacale svolto e grazie ai legali che hanno seguito il caso. Ribadiamo che, a nostro parere, il tema sollevato resta da discutere. Perché un lavoratore non può sottostare a un regolamento istituzionale che riteniamo peggiorativo delle leggi e della Costituzione. Chiediamo un confronto immediato con l’Azienda per rimettere in discussione la stesura del regolamento a cui ci si rivolge quando un lavoratore porta avanti un’istanza o segnala cose che dovrebbero essere giudicate con spirito collaborativo e di verifica, non certo giustizialista da parte dell’Azienda, che resta la prima responsabile dell’integrità fisica e della sicurezza dei lavoratori”.
Questo, invece, il commento a caldo postato su Facebook dallo stesso Lenzoni: “Non ho ancora le motivazioni della decisione. Appena mi sarà possibile pubblicherò un comunicato dettagliato. Sostanzialmente, però, è evidente che l’Azienda abbia tenuto conto delle ottime memorie difensive del mio rappresentante sindacale Claudio Salvadori, preparate con la collaborazione degli avvocati della Uil e dell’avvocato Giovanni D’Ambrosio. Vista la mite sanzione, ma soprattutto visto il dibattito pubblico e la mobilitazione popolare che si sono sviluppati e che continuano a svilupparsi, in particolare modo a partire dal mio caso, devo dire senza paura di sbagliare che questa per me e voi tutti che avete a cuore il diritto alla salute è una vittoria dalla quale imparare molte cose. Mando per ora un abbraccio a tutti. Queste ‘piccole’ vittorie ci illuminano il cammino verso la grande vittoria: la conquista di un mondo migliore, dove il diritto alla salute non sia solo o principalmente sulla carta, ma un bene comune reale per tutti. I servizi sanitari devono essere efficienti e alla portata di tutti, devono essere pubblici e prioritari! La lotta per la libertà di pensiero e di parola per i lavoratori va avanti. I vincoli di fedeltà aziendale non devono limitare i diritti costituzionali. Liberi di parlare si lavora meglio”.
Redazione Nurse Times
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