Dal corriere.it
Malati in corridoio. Ovunque. Per ore, forse giorni. Sulle barelle. In attesa di essere ricoverati nei reparti, dove i posti letto sono tutti occupati. Succede al Fatebenefratelli, in pieno centro a Milano. Il Pronto soccorso, dove ogni anno si rivolgono 95 mila pazienti, è al collasso. Lo dimostrano le foto scattate da medici e infermieri indignati dalla situazione la mattina del 12 gennaio. I Pronto soccorso intasati sono uno dei problemi non risolti della Sanità. Nei periodi di influenza o di malori per il caldo, i pazienti ingolfano l’Emergenza-Urgenza, perché non riescono a essere ricoverati nei reparti che straripano a loro volta. È l’effetto della politica di tagli degli ultimi anni e della conseguente diminuzione del numero di letti. A Milano come altrove. L’aveva ammesso con coraggio, Luigi Macchi, direttore generale del Policlinico: «Venite a vedere il Pronto soccorso. I pazienti troppo spesso si trovano in condizioni difficili. Tra sovraffollamento e attese infinite prima di essere trasferiti in reparto, la situazione dei malati è da migliorare radicalmente».
Cardarelli sempre più al collasso a causa della mancanza di un numero sufficiente di addetti al personale sanitario al lavoro. Come è possibile vedere nelle immagini in esclusiva per NapoliToday all’interno del reparto di Medicina d’urgenza e dell’Utic (Unità Terapia Intensiva Coronarica) del noto ospedale, i corridoi dei reparti appaiono strapieni di degenti, sistemati su barelle sino quasi all’uscita di emergenza.
Nel reparto sono presenti anche malati affetti da patologie medio-gravi che necessiterebbero di sistemazioni più adeguate. Ma per loro, spesso non resta che restare nella saletta degli ascensori tra la più assoluta mancanza di privacy.
Pier Angelo Bozzetto, 43 anni, coordinatore del pronto soccorso del Martini di via Tofane, a Torino, dove il giorno 9 gennaio viene colpito da un’emorragia cerebrale dopo dodici ore di lavoro nel suo pronto soccorso ultra affollato e ai limiti del collasso. Infatti c’erano centinaia di pazienti in coda. E un manipolo di medici e infermieri che cercavano di occuparsi di tutti. E venerdì s’è spaccato la schiena per dodici ore tra barelle, flebo e lavoro estenuante. Il tutto ben oltre il suo orario, ben oltre il suo dovere. Alle sette di sera Pier Angelo alza il pollice della mano destra chiusa a pugno per dire al neurochirurgo che va tutto bene. Per quanto possa star bene un uomo stroncato dalla fatica.
Mentre Bozzetto veniva portato in sala operatoria per ridurre l’edema al cervello, è arrivata anche la notizia di un’indagine del pm torinese Raffaele Guariniello. Gli ispettori della Procura hanno acquisito le cartelle cliniche del caporeparto vittima dello stress e ora si valuterà se i carichi di lavoro sono equi o eccessivi.
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