Il medico convenzionato al quale la signora si è rivolta per una terapia parodontale ha addotto a motivo del rifiuto le “nuove” normative (anti-Covid?).
Le “nuove” normative (relative al Covid, si suppone) riducono il numero dei pazienti che possono accedere alle cure odontoiatriche. Si consiglia così di far eseguire le cure in una struttura privata. Così scrive il medico convenzionato con l’Asl Foggia su tanto di carta intestata a una paziente che, incredula, confidava nel Servizio sanitario nazionale per poter affrontare in una struttura pubblica e garantita qualche problemino di salute.
La signora avrebbe infatti necessità di una terapia parodontale, procedura abbastanza di routine per un ambulatorio odontoiatrico al quale si è rivolta. Ma il medico, per tutta risposta, dopo un primo esame della situazione l’ha rispedita al mittente. O meglio, le ha consigliato di “rivolgersi a una struttura privata”. Come se l’Asl non fosse in grado di assolvere alla sua funzione primaria, che è appunto quella di prendere in carico i pazienti-cittadini-contribuenti, offrendo loro le cure necessarie.
E comunque siamo nella sfera del possibile. La signora aveva pensato di rivolgersi all’Asl, confidando che il Servizio sanitario nazionale potesse sollevarla da spese mediche destinate a problemi ben più gravi. Ma dal dentista – si dirà – ci si rivolge quasi sempre al privato. “Perchè non al pubblico?”, si è chiesta l’indomita signora. La risposta l’ha fornita risolutamente l’ineffabile medico, che non ha neanche visitato la malcapitata paziente.
Appellandosi al Covid, o meglio facendo riferimento alle limitazioni che fino a ieri, per la verità, impedivano o contingentavano al massimo l’accesso nelle strutture pubbliche. Il medico non cita espressamente la legge a cui fa riferimento, nè cita la pandemia come impedimento, sia pur legittimo. Scrive così: “Data l’impossibilità di eseguire queste prestazioni in una struttura pubblica per le nuove (nuove?, ndr) normative in vigore, che riducono il numero di pazienti che possono accedere alle cure odontoiatriche…”.
Postilla finale, non scritta, ma ben ascoltata dalla signora: l’invito del medico, suggerito sommessamente in un orecchio, a individuare lo studio privato in quello del medico che aveva di fronte. “Non ci sono parole per descrivere una tale sfrontatezza”, ha commentato l’indignata signora, decidendo di rivolgersi alla Gazzetta del Mezzogiorno, che ha girato il caso al commissario straordinario dell’Asl, Antonio Nigri.
“Una vicenda da stigmatizzare, senza ombra di dubbio – il commento di quest’ultimo -. Il dottore in questione è un convenzionato dell’Asl Foggia, direttamente in carico alla commissione regionale, che a questo punto dovrà essere chiamata nel merito per esaminare quanto denunciato dalla signora, anche in base a quanto c’è scritto sul referto. Mi riservo dunque di rimettere il caso all’attenzione della commissione regionale. Nel contempo ho dato mandato ai miei collaboratori di prendere in carico il bisogno di salute di questa signora affinchè l’Asl possa rimediare all’accaduto, destinandola ad altro odontoiatra. Dispiace per l’episodio e per certi atteggiamenti così sfrontati. La prima frontiera del bisogno di salute dei cittadini è proprio la struttura pubblica: peccato che certi medici non lo capiscano”.
Redazione Nurse Times
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
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