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Antonio Capodieci: chi è l’infermiere-regista del monologo sul negazionismo

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Antonio Capodieci: chi è l’infermiere-regista del monologo sul negazionismo
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Un’opera definita surreale anche da “La Repubblica”, quello degli Artisti del terrore, gruppo di infermieri bolognesi che con un monologo teatrale hanno voluto replicare a negazionisti che continuano a descrivere come criminali gli operatori sanitari impegnati della lotta al Coronavirus. 

“Non è stato facile ingannarvi”, “tutto questo era pura finzione”: sono solo alcune tra le espressioni utilizzate per descrivere la “grande messa in scena”, da parte degli operatori sanitari, i “registi e scenografi ingaggiati per le nostre oscure trame”.

Siamo andati da Antonio Capodieci, la mente pensante dell’opera, che ci ha risposto ad alcune domande.

Senza maschere, chi sono davvero gli Artisti del terrore?

Gli Artisti del Terrore sono innanzitutto infermieri, 4 di noi lavorano al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore di Bologna, ed una, la mia compagna, lavora invece in Medicina D’Urgenza. Ma prima di tutto siamo amici, ed oltre all’amicizia ci accomuna anche la passione per il cinema.

La scelta del monologo come tipologia d’espressione è stata immediata?

Io preferisco comunicare attraverso l’immagine e la sua manipolazione, che con le parole. E’ il mio modo di esprimermi. L’idea mi è venuta ad ottobre dopo una lunga riflessione su una semplice domanda “come rispondere a tutte quelle teorie negazioniste”, a tutte le accuse che in modo assurdo piovevano su di noi. All’inizio era la rabbia il primo sentimento, ma dopo ho preferito esprimermi attraverso un altro modo: l’ironia.

La scelta sarebbe stata quella di assecondare in modo ironico e surreale tutte le teorie complottiste come se fossero vere. In questo modo mostrare l’irrazionalità di tali teorie, ridicolizzandole fino al paradosso. Volevo che risultasse una risposta in controtendenza alla loro modalità di linguaggio, come l’insulto e le minacce, metodo che queste persone applicano per le loro ipotesi fantapolitiche e a tratti addirittura fantascientifiche. Così ho iniziato a scrivere il monologo e di seguito una piccola sceneggiatura per il cortometraggio.

  Dopodiché ho coinvolto il mio amico e collega Gianluca La Rocca (presente ormai in tutti i miei video) e la mia compagna Francesca Intitni (il mio braccio destro e più grande consigliera!). Il progetto è piaciuto e così abbiamo organizzato tutto e formato una piccola troupe. La mia idea iniziale era di utilizzare un vero palcoscenico di un teatro, ma tutti quelli contattati purtroppo non hanno dato la loro disponibilità causa le restrizioni anti-Covid. Alla fine abbiamo optato per girarlo a casa mia trasformando il salone in un piccolo set.

Dal reparto alla videocamera: immaginiamo sia una passione maturata da tempo…

 In realtà è la mia più grande passione, fin da quando ne ho memoria… Una passione che ovviamente comporta molto spesso spese economiche non sempre sostenibili. Allora nel tempo ho acquistato sempre più attrezzature dilettandomi nel fare video e foto. Fino a quando un paio di anni fa ho avuto la possibilità finalmente di frequentare l’Accademia Nazionale del Cinema a Bologna. Ho concluso il corso con successo ad ottobre.

Da questo punto di vista è stato un anno davvero inaspettato. Tutto è iniziato quando a marzo, durante la prima ondata, per reagire a quello che ci stava accadendo e che ci aveva travolto, decisi di provare ad esprimere quello che provavo nell’unico modo che conoscevo per farlo: mettermi dietro ad un obiettivo. Allora cominciai a portare a lavoro con me la mia fotocamera, e ad ogni momento di pausa, cambio turno, ma anche fuori dai turni, iniziai a fotografare i volti dei miei colleghi, i loro sguardi, i loro silenzi. Foto che furono notate dall’Azienda e dall’Opi una volta pubblicati.

Da qui nacque una mostra fotografica voluta dall’Ordine professionale di Bologna un paio di mesi dopo fatta insieme alla mia collega e amica Valentina Nappini. Il tutto è stato mostrato da Tg2 ed è disponibile sul sito dell’Ordine. Ma durante quel periodo non mi limitai alle sole fotografie e cominciai anche a fare filmati su filmati. Da questi nacque il video “Non sono un eroe”, partorito inizialmente come ripresa per la nostra realtà ospedaliera, ma che divenne inaspettatamente virale al tal punto da rimbalzare su tutte le testate giornalistiche nazionali, su UnoMattina, su Rai3 durante il programma di Gramellini, RadioCapital, etc…


Inoltre, sempre a marzo provai a partecipare al progetto del docu-film “Fuori era primavera” di Gabriele Salvatores. Inviai il primo filmato e ricevetti feedback positivi chiedendomene altri e così si continuò fino a giugno. Alla fine il Regista insieme al suo staff, per grande sorpresa, ha scelto molte scene dei miei filmati. Il film alla fine è stato presentato al Festival Internazionale del Cinema di Roma e in seguito messo sulla piattaforma streaming RaiPlay e trasmetto il 2 gennaio su Rai3. 

In tutto questo le mie intenzioni erano raccogliere e raccontare i volti dei miei colleghi, le loro paure e le loro speranze. I loro racconti più toccanti che li hanno segnati; come affrontavano il lockdown fuori dal lavoro e con la propria famiglia. Il mio intento era lasciare testimonianza di tutto quello che stavamo affrontando, mettendo in primo piano i volti degli operatori sanitari e le loro emozioni.  

I negazionisti come hanno commentato il monologo degli Artisti del terrore?

La reazione iniziale dei negazionisti/complottisti, al video degli “Artisti del Terrore” è stata davvero sorprendente: i primissimi giorni che l’ho pubblicato ha cominciato ad essere condiviso sui loro profili e sui loro gruppi Facebook prendendolo per reale. All’inizio sono arrivati anche i complimenti dichiarando che abbiamo avuto coraggio a dire finalmente la verità.

Questo stava diventando surreale ed anche inquietante! Dopo che La Repubblica ha pubblicato il video e l’articolo, la loro reazione è cambiata decisamente: mi sono arrivati insulti, accuse di essere complice di questo grande inganno, addirittura di essere pagato profumatamente per fingere che esiste il Covid, etc…

Arianna Michi

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