Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici pronuncia parole di riconoscenza verso il ministro della Salute.
“Abbiamo apprezzato le parole del ministro della Salute, Roberto Speranza, che nell’informativa resa alla Camera dei deputati ha chiesto di ascoltare i medici. Parole peraltro non prive di significato, ma corrispondenti al fattivo impegno che il ministro ha dimostrato in quest’anno di pandemia”. Così Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), commenta quanto affermato alla Camera dal ministro Roberto Speranza.
“Sul livello di occupazione delle terapie intensive – aggiunge – dobbiamo ascoltare e valutare con la massima attenzione il grido di accorato allarme che, ancora una volta, proviene dai nostri medici. Non possiamo continuare a chiamarli eroi e poi fare esattamente il contrario di quello che ci chiedono, costringendoli in trincea, da soli, a combattere negli ospedali tra difficoltà e sofferenze, con ritmi e carichi di lavoro non più sostenibili”.
Ancora Anelli: “È un problema di sicurezza delle cure, dovuto appunto al burnout degli operatori sanitari, ai carichi insostenibili di lavoro e anche di responsabilità. Ed è, prima ancora, un problema di accesso alle cure stesse. Perché, se le terapie intensive sono piene di malati Covid, non ci sarà posto per curare le vittime di infarti, ictus, incidenti stradali. Perché, se gli anestesisti-rianimatori sono impegnati nella gestione dell’emergenza Covid, siamo costretti a rimandare gli interventi programmabili. Programmabili, certo, ma non procrastinabili sine die, perché le patologie – pensiamo a quelle oncologiche –, se non curate tempestivamente, si aggravano. Ed è un problema di uguaglianza, perché a soffrire di più sono le regioni e gli ospedali dove è cronica la carenza di risorse umane e strumentali”.
Da qui le richieste dei medici, “che sono state tutte ascoltate, in questi lunghi mesi, dal ministro Speranza”, continua Anelli, precisando: “Da una parte il richiamo alla prudenza e al rispetto delle regole per non sovraccaricare gli ospedali e le terapie intensive, lasciando spazio anche alle altre patologie. Dall’altra l’accelerazione della campagna vaccinale quale unica strada per uscire dalla pandemia. Su questo ribadiamo la piena fiducia, oltre che al ministro, al presidente del Consiglio, Mario Draghi, a tutto il Governo e al commissario straordinario, generale Francesco Paolo Figliuolo”.
Prosegue Anelli: “E poi la richiesta più importante: quella di investire nel nostro Servizio sanitario nazionale, patrimonio di tutti noi, perché nessun’altra pandemia possa coglierci mai più alla sprovvista. Per gestire il Covid nella maniera più opportuna sul territorio per i pazienti domiciliati e negli ospedali con la separazione dei percorsi sporco e pulito. Ovunque con personale sufficiente, che lavori in equipe, e con strumentazioni e strutture adeguate. Per gestire al meglio la cronicità sul suo terreno di elezione, quello più prossimo al malato, grazie a una nuova concezione della medicina territoriale”.
Concludendo: “Non possiamo che ringraziare il ministro Speranza per essersi sempre battuto per considerare la sanità una risorsa e non un costo, e il capitale umano come il tessuto connettivo che tiene in piedi il Servizio sanitario nazionale, che deve rimanere a prevalenza pubblico per garantire a tutti i cittadini quei principi di uguaglianza, universalità, equità sui quali
è fondato. E per garantire ai medici l’autonomia e indipendenza della professione che di tali principi sono garanzia. L’aziendalismo, al contrario, da qualunque parte, pubblica o privata, sia imposto, è nemico di questi principi, è nemico del Servizio sanitario nazionale, è nemico della tutela della salute, sancita dall’articolo 32 della Costituzione. I progetti previsti dal Recovery diventano, dunque, punti di riferimento fondamentali per avviare quella riforma che tutti noi auspichiamo”.
Redazione Nurse Times
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