Il compenso dovuto ai medici di medicina generale che, presso i propri studi, effettuano un vaccino contro il Covid-19, in Puglia, sarà di circa 8.16 euro a dose.
A domicilio, invece, il compenso sarà di 25 euro a dose. L’accordo è stato raggiunto pochi giorni fa e non sono pochi gli infermieri che si domandano come sia possibile che, in maniera più pratica e meno dispendiosa, non si sia trovato un accordo per coinvolgere gli infermieri pagandoli, ad esempio, 50 euro all’ora per la prestazione straordinaria.
Saranno i medici a chiamare i propri pazienti, in base alle priorità definite dal piano nazionale vaccini. È evidente come l’accordo risulti dispendioso!
Lo ribadisce Andrea Bottega: “Quanti vaccini si fanno in un’ora? Ci sono le linee guida e nella mia regione un vaccino viene fatto in 3 minuti. Consideriamo anche 5 minuti… si fanno 12 vaccinazioni in un’ora.
Il discorso per me è semplice: chi è che solitamente si occupa di soddisfare il bisogno di salute dei cittadini e, in particolare, quello della vaccinazione?
Non è certo una questione nuova: le vaccinazioni, in generale, sono gestite dal Servizio Sanitario Nazionale. Non si capisce perché, adesso, stiamo disperdendo soldi ed energie in mille diverse organizzazioni. Addirittura, in ultimo, il coinvolgimento dell’esercito, una scelta che io reputo insensata”.
A parlare è Andrea Bottega, segretario nazionale di Nursind, intervistato da NurseTimes.
“Dunque, al punto in cui siamo, – aggiunge Bottega, – c’è l’esercito, la protezione civile, l’organizzazione dei medici di medicina generale che hanno una convenzione… E poi, ci sono i dipendenti del Ssn. Se si decidesse con chiarezza che la priorità del momento è la vaccinazione, bisognerebbe concentrare le risorse del Ssn in questo, senza disperderne. La proposta che ho fatto io è quella di introdurre le prestazioni aggiuntive, che poi erano effettivamente previste dal Decreto Rilancio“.
Vaccinazioni Covid: si sta creando una enorme confusione, dovuta a una organizzazione policentrica
“Quello che sto dicendo, – incalza Bottega, – è che si sta creando una enorme confusione, dovuta a una organizzazione policentrica. Ad esempio, se un giorno i vaccinatori dell’esercito vengono a mancare, non c’è nessuno che li possa sostituire. Ci si affida all’idea che ci siano infermieri da chiamare in soccorso, ma gli infermieri non ci sono. Non si è ancora capito che c’è una cronica carenza! Da un anno, ormai, li cercano dappertutto: le case di riposo, gli ospedali… ma quasi tutti sono impegnati nell’emergenza e chi vuoi che venga a lavorare con un contratto dell’agenzia interinale a 1300 euro al mese, a far vaccini 6 giorni su 7″.
“Il personale infermieristico, – conclude Bottega, – è deputato per legge alla corretta somministrazione del vaccino e lo si trova nelle Asl. Basta pagarlo adeguatamente (molto meno di quanto si pagano i medici). Il problema oggi è di tipo organizzativo. La mia idea è che la situazione deve essere presa in gestione dal Sistema Sanitario Nazionale”.
- Sanità al collasso: medici, infermieri, oss e professionisti in sciopero il 20 novembre
- Robert F. Kennedy Jr. nominato da Trump alla Salute: il leader no vax guiderà la sanità americana
- Prevenire le lesioni da pressione: il 21 novembre torna la Giornata Internazionale STOP Pressure Ulcers
- Convegno “Universalità delle cure e sostenibilità dei Ssn in Europa”: appuntamento a Roma il 22 novembre
- Ostia (Roma), uomo morto per possibile shock anafilattico: indagati tre medici del Centro Paraplegici
Lascia un commento