Candida auris è un fungo isolato per la prima volta nel 2009 in Giappone dall’orecchio (in latino “auris”) di una donna, tuttavia il primo isolato ad oggi noto risale al 1996 identificato retrospettivamente in una raccolta di campioni coreani. I primi focolai europei risalgono al 2015 in Francia mentre in Italia il primo caso di infezione invasiva è stato identificato nel 2019 seguito da un focolaio nelle Regioni settentriona: li nel biennio 2020-2021.
Candida auris è stato isolato da una serie di siti corporei, tra cui la pelle (molto comune), il tratto urogenitale (comune) e il tratto respiratorio (occasionale), e provoca più raramente infezioni invasive, come candidemia, pericardite, infezioni del tratto urinario e polmonite.
Candida auris è un emergente tipo di Candida che rappresenta una seria minaccia per la salute globale per diversi motivi:
- è spesso resistente a più farmaci antimicotici tra quelli comunemente utilizzati per trattare le infezioni da Candida (circa il 90% degli isolati risultano resistenti almeno ad una delle 3 classi di antifungini disponibili)
- è di difficile identificazione nei laboratori che non dispongono di tecnologie specifiche, con conseguente gestione inappropriata
- l’infezione spesso interessa pazienti già ospedalizzati, può svilupparsi diverse settimane dopo il ricovero e il decesso può avvenire in pochi mesi
- le persone possono avere infezioni da C. auris senza saperlo e questa colonizzazione può durare a lungo
- può provocare focolai epidemici negli ambienti assistenziali sanitari, anche se non si esclude la possibile diffusione in comunità
- è molto infettiva e in genere le infezioni sono di bassa entità, tuttavia nei soggetti con immunocompromissione può causare infezioni gravi
- presenta una alta letalità nelle forme invasiva (circa 30% – 70%)
- ha la possibilità di creare biofilm che la rende poco suscettibile ai disinfettanti e quindi particolarmente resistente sulle superfici.
Molte caratteristiche di questo microrganismo non sono ancora chiare, come, ad es., la sua provenienza e i meccanismi di resistenza e i motivi delle frequenti infezioni verificatesi negli ultimi anni in luoghi diversi nel mondo.
Diversi studi scientifici allertano sulla frequenza di infezioni da Candida auris in pazienti COVID-19 in vari Paesi.
Modalità di trasmissione e fattori di rischio
La C. auris può trasmettersi attraverso il contatto con superfici e/o dispositivi medici contaminato o il contatto tra persone colonizzate o infette.
Sono più a rischio di contrarre un’infezione da Candida auris i pazienti che:
- hanno problemi di salute preesistenti
- sono ospedalizzati o si trovano in case di cura
- necessitano di dispositivi medici invasivi (per esempio cateteri vescicali, cateteri venosi centrali, tubi per tracheotomia, ecc). Si raccomanda la stretta aderenza alle norme igieniche per l’inserimento e il mantenimento dei cateteri e la cura meticolosa dei siti di tracheotomia. Inoltre, è opportuno valutare continuamente la necessità dei dispositivi invasivi e rimuoverli tempestivamente quando non siano più indispensabili
- hanno un sistema immunitario indebolito.
Inoltre i pazienti colonizzati con Candida auris sottoposti a procedure chirurgiche possono avere un maggior rischio di infezioni del sito chirurgico, per questo è raccomandata una preparazione della cute con un agente disinfettante a base alcolica a meno che non sia controindicato.
Segni e sintomi
I segni e sintomi dell’infezione da C. auris variano in base al sito corporeo interessato, tuttavia i sintomi potrebbero non essere evidenti in quanto i pazienti che contraggono l’infezione sono spesso già ospedalizzati e affetti da altre patologie che possono ostacolarne la diagnosi.
I quadri clinici più frequentemente riscontrati nelle infezioni da Candida auris sono:
- infezioni del torrente ematico
- infezioni intra-addominali
- infezioni di ferite
- otiti.
Inoltre, C. auris è stato isolato da liquido biliare, tratto respiratorio e urina, ma non è ancora chiaro se possa provocare infezioni, a polmoni e vescica.
Diagnosi
Come altre infezioni da Candida, quelle da C. aurisvengono diagnosticate mediante coltura del sangue o di altri fluidi corporei.
Tuttavia nei test di laboratorio C. auris può essere confusa con altre specie di Candida (in particolare Candida haemulonii), per cui sono necessari particolari test di laboratorio per la corretta identificazione. Gli strumenti diagnostici basati sulla tecnologia MALDI-TOF (Matrix Assisted Desorption Ionization – Time Of Flight) sono in grado di distinguere C. auris dalle altre Candida spp., ma non tutti i database di riferimento degli spettrometri MALDI-TOF includono questa specie.
Nel momento in cui viene riscontrato un profilo di resistenza particolare di Candida spp. si può sospettare la specie auris, ma per la conferma è necessario rivolgersi ad un laboratorio di riferimento.
Tutti i ceppi di C. auris da isolamento clinico devono essere sottoposti ai test di suscettibilità agli antifungini per escludere la terapia con farmaci a cui è resistente.
Terapia
La maggior parte delle infezioni da C. auris sono trattabili con una classe di antimicotici, le echinocandine.
Alcune infezioni risultano particolarmente difficili da trattare a causa della multi-resistenza a diversi agenti antifungini, inclusi fluconazolo (e altri azoli), amfotericina B e echinocandine. Questo comporta una terapia con più farmaci e a dosi più elevate.
Anche dopo il trattamento per le infezioni invasive, i pazienti rimangono generalmente colonizzati per lunghi periodi, pertanto, tutte le misure di controllo delle infezioni devono essere seguite durante e dopo il trattamento dell’infezione da C. auris. In particolare, i pazienti che vengono colonizzati con C. auris sono a rischio di sviluppare infezioni invasive in qualunque momento.
I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani non raccomandano il trattamento di C. auris isolata da siti non invasivi (per esempio: vie respiratorie, urina e cute) quando non vi è evidenza di infezione.
Prevenzione e controllo dell’infezione
Si raccomanda di tracciare i contatti stretti di un caso al fine di identificare il prima possibile altri soggetti positivi a C. auris.
I pazienti potenzialmente o già colonizzati o infettati devono essere ricoverati in stanza singola e tutti i visitatori e il personale di assistenza devono osservare la corretta igiene delle mani (con acqua e sapone o soluzione idroalcolica o clorexidina), indossare camice e guanti monouso, assicurare la decontaminazione delle apparecchiature e dei dispositivi utilizzati da altri pazienti.
È importante effettuare uno screening specifico per C. auris, oltre che per i batteri MDR (multiresistenti), nei pazienti con una storia di ricovero in regioni ad elevata prevalenza di C. auris.
Prospettive future
Ulteriori studi sono necessari per comprendere meglio C. auris in modo da poter prevenire al meglio questa infezione.
Gli sforzi futuri dovrebbero essere diretti alla comprensione dei meccanismi biologici, epidemiologia, resistenza antimicotica e patogenesi con l’obiettivo di sviluppare nuovi strumenti e metodi per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dalla Candida auris.
È stato accertato in Toscana il primo caso di candida auris del 2023 in Italia.
Dopo aver diagnosticato l’infezione fungina – facilmente trasmissibile – il 17 marzo a un paziente che si trovava presso l’ospedale di Cisanello, a Pisa, il direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive dell’ospedale pisano, Marco Falcone, ha voluto rassicurare i cittadini: l’infezione sarebbe sotto controllo.
Redazione NurseTimes
Fonte: ISS – Ministero della Salute
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