Il personale del comparto medico, infermieristico ed ostetrico è indubbiamente esposto nell’esercizio della professione sanitaria a rischi occupazionali specifici di diversa natura.
Nei centri sanitari specializzati in cui le attività preminenti sono rappresentate dalla diagnostica e terapia della sterilità di coppia, dalla fecondazione assistita e dall’erogazione di prestazioni concernenti la chirurgia ambulatoriale, il complesso processo di valutazione dei rischi va considerato con estrema attenzione.
I dati INAIL relativi al triennio 2010 – 2012 evidenziano la presenza di circa 2000 casi di infortunio sul lavoro indennizzati annualmente per il personale medico ed oltre 16000 casi annui indennizzati a favore del personale infermieristico ed ostetrico. Inoltre, dalla relazione INAIL 2014, relativa all’intera annualità 2013, si evince la presenza di 34000 denunce di infortunio nel comparto sanità.
Nella pratica professionale specifica, il rischio biologico rappresenta il fattore maggiormente considerato: il contatto con fluidi biologici e sostanze organiche espone gli operatori a rischi specifici pertanto le manovre invasive, così come altre fasi di rilievo quali ad esempio la gestione del rifiuto (tra cui gli aghi), devono essere eseguite tenendo conto di istruzioni operative che favoriscano l’eliminazione o la riduzione del rischio specifico, dal momento iniziale di controllo ecografico sino al trasferimento embrionario e l’eliminazione dello strumentario chirurgico.
L’incremento della fattibilità tecnologica correlata a dispositivi e strumentario permette di suggerire alcune dotazioni che possono contribuire a ridurre il rischio da esposizione ad agenti biologici: utilizzo di aghi per incannulamento venoso con dispositivo di sicurezza a sistema chiuso, utilizzo di aghi per prelievo ovocitario con luer-lock per una più facile rimozione ed eliminazione ed uso di ago box di varie misure.
Le procedure finalizzate alla protezione dell’operatore dovranno prevedere l’uso di specifici DPI tra cui guanti anallergici per la protezione da contatto con fluidi contaminanti, mascherine monouso per la protezione da spruzzi e liquidi, occhiali per la protezione da spruzzi e liquidi, camici specifici. Oltre alla valutazione dei rischi strutturali e da utilizzo di apparecchiature anche elettromedicali (ecografi, sterilizzatori, termosaldatrici, aspiratori carrellati, ventilatori polmonari, defibrillatori semiautomatici, ecc.), la presenza di agenti chimici, rappresentati prevalentemente da sostanze tossiche e corrosive, deve tener conto delle buone prassi di gestione che permettono la riduzione dell’esposizione al rischio specifico. Nel complesso della valutazione del rischio vanno considerati il rischio incendio ed elettrico (pressoché ubiquitari), da ustioni, da stress lavoro-correlato ed organizzazione del lavoro (personale turnista e relativi carichi di lavoro), da esposizione a radiazioni ottiche artificiali (lampade scialitiche e laser), ergonomici ed, in casi particolari, da sovraccarico biomeccanico. Inoltre, la valutazione del rischio microclimatico, spesso sottovalutata, va considerata con estrema attenzione tenuto conto che spesso in tali ambienti di lavoro i rapporti aeroilluminanti sono molto ridotti e che nei quartieri operatori si dispone di sistemi centralizzati di ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata. Inoltre è importante sottolineare che gli errori nella valutazione e gestione del rischio sanitario potrebbero compromettere, anche indirettamente, la salute del paziente con aspetti direttamente correlabili al clinical risk management.
La sicurezza negli ambienti di lavoro rappresenta da sempre una priorità per le istituzioni e questo è uno dei motivi per cui la normativa ha subìto negli anni una continua e profonda evoluzione. II possesso delle conoscenze tecniche, manageriali e gestionali, nonché il lavoro in un team multidisciplinare, permette di attuare un miglioramento della qualità nell’assistenza sanitaria sia in termini di conoscenze generali e specifiche, che di comportamenti in un contesto rappresentato da rischi occupazionali non eliminabili.
Seppur il datore di lavoro spesso si avvalga di esperti e consulenti esterni per la redazione del documento di valutazione dei rischi, la trasversalità delle diverse professioni in campo può contribuire a migliorare il processo di individuazione, valutazione e gestione dei rischi specifici.
Non a caso, i lavoratori, coinvolti quali attori della prevenzione e specificamente formati, conoscendo le molteplici fasi che caratterizzano la specifica attività professionale possono contribuire all’identificazione di tutti i rischi ragionevolmente prevedibili ed alla definizione degli interventi preventivi da attuare nell’ottica di un continuo miglioramento della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Di Leo Marilisa, Di Leo Giulia
Lascia un commento