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Maestà gli Infermieri vogliono evolvere

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“Maestà il popolo ha fame e non ha più pane”

“Se non hanno più pane che mangino le brioche”

Questo dialogo è stato attribuito a Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena durante un tentativo di rivolta per mancanza di pane. Se poi ciò sia accaduto realmente o le sia stato attribuito dai suoi detrattori è importante per la Storia ma non certo per la professione.

Parafrasando quanto affermò la Principessa, potremmo riassumere in questo dialogo tutta la “questione infermieristica”

“Maestà gli infermieri vogliono evolvere”

“Date loro il comma 566 e l’art. 49”

Sarei curioso di conoscere quale fine abbia fatto il famoso comma 566, al quale la nomenclatura e parte dei divulgatori la professione davano proprietà taumaturgiche capaci di risolvere ogni questione professionale, dando finalmente gambe e fiato a quella tanto aspirata evoluzione che si attende da almeno 15 anni.

Nello stesso modo, dopo un momento di imbarazzo e di proclami, anche la improcrastinabile lotta all’art. 49 pare essersi impanata nei social network, dove con sagacia si è riusciti a portarla, con il risultato del silenzio pressoché assoluto.

Insomma, le code verso Pisa non si sono viste per buona pace del suo Presidente, perché certe questioni è meglio risolverle all’interno o con qualche messaggio di solidarietà su WhatsApp.

Amareggia constatare come i problemi, ritenuti fondamentali da numerosi osservatori, siano poco più che fuochi fatui che si spengono nell’arco di pochissimi giorni senza peraltro aver approfondito le questioni in essere con incontri che possano stimolare la partecipazione.

Appare, in tutta franchezza, una politica frazionata, azioni isolate di guerriglia male organizzata, che ha tanto il sapore della conservazione mal travestita da ribellione.

Un “cambiare tutto per non cambiare nulla” che lascia sbigottiti per questa incapacità di operare un vero cambiamento, almeno di mentalità.

Ci si rifugia in tranquillizzanti comunicati stampa, approfittando di ricorrenze alle quali non partecipa più nessuno tranne coloro che hanno tutto l’interesse a stimolare lo sguardo altrove. Un continuo guardarsi il dito mentre la luna scompare dietro le nubi.

Il mondo evolve in maniera così rapida che la classe dirigente infermieristica pare non tenere il passo, con la conseguenza drammatica di lasciare da soli gli infermieri. Invece di dire coraggiosamente che abbiamo una classe dirigente fortemente inadeguata a valutare gli effetti del cambiamento e possibilmente anticiparlo con iniziative e proposte, preferiamo occuparci di altro, disinteressandoci completamente di provare a dare un significato vero alla “cultura infermieristica” che non sia solo “tecnicismo esasperato”

Dal DEF ai trattati TTIP e TISA, dai dati ISTAT sull’aspettativa di vita a quelli sulla povertà, gli argomenti di interesse politico e sociale non mancano, forse manca la struttura culturale per poterli affrontare. Eppure quanto accade influenza il mondo sanitario e la sua organizzazione ma è evidente come non vi sia la capacità di coglierne gli aspetti e proporre alternative organizzative atte a produrre salute e soprattutto risposte ai bisogni dei cittadini.

Quanto ancora dovremmo aspettare perché gli Infermieri vengano messi nelle condizioni di essere “professione” con incidenza sociale? A questa domanda nessuno risponde, come se il problema non fosse nostro, come se la condizione prestazionale fosse l’unico obiettivo perseguibile.

FNC ed i Collegi provinciali sono assenti ingiustificati in questo momento storico, la loro assenza dovuta a dare fiato a modifiche legislative totalmente inutili dal punto di vista impattante la vita e la salute dei cittadini come quella della riforma degli Ordini Professionali, ed il prezzo lo stanno pagando gli Infermieri nella loro quotidianità.

A nessuno pare interessare quale siano le condizioni di lavoro, quale siano le vessazioni a cui sono sottoposti, quale sia il riconoscimento economico.

Nel frattempo la precarietà di “professionisti” aumenta, i contratti atipici si moltiplicano come si moltiplica la disuguaglianza nella categoria, che si ritrova sempre più divisa in Infermieri di Seria A, Serie B, Serie C, dal punto di vista contrattuale, sociale e economico a pari responsabilità.

Gli urli di scandalo sulla condizione infermieristica sono cominciati quando anche i colleghi del settore pubblico hanno cominciato ad assaporare il significato del demansionamento e dello sfruttamento sistematico ed improprio delle risorse, una condizione che nel settore privato e cooperativistico è in vigore da almeno 10 anni nel silenzio totale dei Sindacati e della FNC.

Ora la nuova frontiera è a un passo, si chiamano “voucher”.

Ma a noi piace così, farci superare continuamente dalla storia e dare la colpa agli altri.

“Maestà gli Infermieri vogliono evolvere”

Piero Caramello

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