Perviene a questa redazione in forma anonima una testimonianza che vogliamo condividere con i nostri lettori.
Michele (nome di fantasia) infermiere presso il Servizio di Pronto soccorso del P.O. della Asl 6 Sanluri (VS) in Sardegna, con esperienza pluriennale nel servizio di emergenza riceve una nota di trasferimento ad altra sede, adducendo “problemi di salute” come motivazione allo stesso.
Un trasferimento d’ufficio, forse adottato come atto ritorsivo (Michele ha evidenziate problematiche che, secondo lui, danneggiano l’immagine stessa degli infermieri, facendo da portavoce ai colleghi).
La firma sul trasferimento è quella del Direttore del Servizio Professioni Sanitarie, nonché Presidente del Collegio Ipasvi di Cagliari, dott. Pierpaolo Pateri, membro del Comitato Centrale della Federazione Nazionale collegi Ipasvi.
Michele, colpito da questo atto immotivato nella formalità, si era reso protagonista di un’accurata nota sulle problematiche del P.S. all’attenzione dei responsabili, dott. Pateri, e della Direzione sanitaria.
Nel dettaglio:
- carenza di personale che come si può immaginare incide su molteplici aspetti soprattutto in un Pronto Soccorso;
- Triage continuamente scoperto per riuscire a soddisfare le richieste dei medici che in moltissimi turni risultano in numero maggiore rispetto agli infermieri, con un infermiere fermo in Triage ed uno per seguire 3 medici (un rapporto 3 a 1 al contrario!!!) con rischi altissimi di commettere errori;
- Pratica del Triage, ultimamente dopo l’ultima segnalazione con l’inserimento di personale non formato (inviato da agenzia interinale), demandata al medico in vari turni (VEDI);
- Assenza completa di tracciabilità dell’operato infermieristico, niente documentazione infermieristica, (chi ha fatto cosa non si sa…. );
- elevata attività di consulenze nei reparti con l’aggravio del carico di lavoro, oppure pazienti cardiologici trattati in P.S. (per esempio cardioversione senza personale dedicato all’osservazione, personale occupato alla ricezione dei nuovi ingressi);
- Assenza di personale di supporto, con conseguente demansionamento infermieristico (danno all’immagine degli infermieri?)
- attività di Osservazione Breve (OB), in assenza la permanenza dei pazienti non dovrebbe superare le 6 ore, ma vengono trattenuti spesso e volentieri anche per 12, 18 o 24 ore senza acqua o cibo e senza un’assistenza infermieristica adeguata, poiché il personale il più delle volte è impegnato con l’accettazione e trattamento delle varie emergenze che si presentano;
- Assenza o quasi di protocolli operativi, linee guida, parte del personale sprovvisti di corsi formativi necessari e propedeutici per un servizio d’emergenza/urgenza;
- Continua dequalificazione degli operatori sanitari costretti ad un’organizzazione demansionamente, sia per l’infermiere che nel 60% del suo tempo lavorativo svolge attività di o.s.s. o ausiliario; l’o.s.s. (quando presente) esegue quasi esclusivamente attività di ausiliario; il medico che spesso resta solo in P.s. si trova a svolgere anche competenze infermieristiche;
- Assenza di privacy sia nel trattamento e raccolta dei dati sensibili durante le pratiche di Triage (per carenza strutturale), sia durante la visita poiché le due sale sono comunicanti e i medici hanno le postazioni esterne alle sale.
La coordinatrice ad incarico a tempo determinato, quindi ricattabile e mobbizzata dal Direttore di struttura, e continuamente ripresa (anche a voce alta se dovesse muovere un dito…)
“Un Direttore di struttura che in 7 anni – scrive Michele – non ha mai accolto una nostra richiesta, mostrandosi poco disponibile all’ascolto. Tutta questa situazione portata a conoscenza del nostro Direttore del SPS.
Una lettera che aveva l’unico obiettivo quello di migliorare le condizioni lavorative di infermieri e offrire un servizio di qualità all’utenza. Un atto ritorsivo che ha l’obiettivo di insabbiare e fermare la protesta degli infermieri.
“Quello che maggiormente stupisce – continua Michele – e’ notare come chi dovrebbe tutelare la comunità infermieristica, nella sua funzione di dirigente e presidente del collegio ipasvi di Cagliari, è invece fautore di questa situazione, mettendo continuamente in ombra, attuando ‘atti’ finalizzati a spaventare tutti i colleghi.
Non è preoccupato del fatto che, gli infermieri della sua Asl non possano mettere in pratica il proprio codice deontologico come per esempio negli articoli 47 – 48 – 49 e in molti altri, e neanche sulle disposizioni finali. Pensate che senso avrebbe scrivere al nostro collegio come ci chiede il nostro codice?”
Redazione NurseTimes
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