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Massimo Randolfi

I due volti della sanità: tra sprechi e buone pratiche, il rapporto di Cittadinanzattiva

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Secondo il rapporto di Cittadinanzattiva, presentato a Marzo dello scorso anno, ben il 9,5% dei cittadini italiani sono costretti a rinunciare alle cure sanitarie.

Questo fa sì che ogni spreco sia mal tollerato, tanto più in tempi di spending review, tagli lineari e ripetute manovre economiche, più attente ai bilanci che alle vere necessità della popolazione.

E a darne conferma è il Presidente della Corte dei Conti, Dott. Squitieri, per il quale “il contributo al contenimento della spesa non è più solo riconducibile a effettivi interventi di razionalizzazione e di efficientamento di strutture e servizi quanto piuttosto a operazioni assai meno mirate di contrazione, se non di soppressione, di prestazioni rese alla collettività”.

“Dai tagli operati è derivato un progressivo offuscamento delle caratteristiche dei servizi che il cittadino può e deve aspettarsi dall’intervento pubblico cui è chiamato a contribuire…le difficoltà incontrate dagli interventi successivi di revisione della spesa sono anche imputabili ad una non ottimale costruzione di basi conoscitive sui contenuti, sui meccanismi regolatori e sui vincoli che caratterizzano le diverse categorie di spesa oggetto dei propositi di taglio”.

Il Rapporto di Cittadinanzattiva dal titolo “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini”, prende in esame 104 condizioni di spreco individuate da cittadini, associazioni ed operatori sanitari fra aprile 2014 e aprile 2015 e che a giugno 2015 risultavano ancora irrisolte e 55 buone pratiche.

Tra gli sprechi evidenziati dai cittadini vi sono quelli riferibili per il 46% al mancato o scarso utilizzo di dotazioni strumentali e strutture sanitarie, per il 37% a inefficiente erogazione di servizi e prestazioni, per il 17% a cattiva gestione delle risorse umane.

Alcuni esempi di sprechi da Nord a Sud:

  • Tortona (Al), chiuso il reparto di maternità, nonostante i locali fossero stati da poco rinnovati e tinteggiati; le attrezzature in dotazione, soprattutto una vasca per il parto in acqua e alcune incubatrici, sono rimaste inutilizzate.
  • Perugia, presso l’ospedale di Pantalla-Todi (PG) assunti solo gli infermieri, non i medici che vengono da Perugia, con una spesa della Asl che ammonta a 350mila euro l’anno.
  • Napoli, il nuovo complesso operatorio del San Paolo, costruito nel 2006 e dotato di circa 900 metri quadrati, quattro sala operatorie, una sala con quattro posti di rianimazione e post operatoria mai aperta, lavora solo cinque ore al giorno.

Cittadinanzattiva ha messo nero su bianco una serie di indicazioni per cercare di porre un rimedio a questi sprechi in particolare: ammodernare e organizzare il SSN a partire dalla centralità del malato e dei suoi bisogni e rendere trasparente le scelte per ciò che riguarda la valutazione, per la promozione del merito, per contrastare i fenomeni di illegalità e la corruzione.

Questo è uno dei volti della nostra sanità, l’altro ha a che fare con le buone pratiche che hanno visto nella presa in carico nel percorso di cura, nel buon uso dei farmaci, nell’integrazione, nell’appropriatezza, nel miglioramento, nella qualità, nella riduzione del dolore e nell’accessibilità alle cure gli aspetti positivi del nostro Sistema Sanitario.

I cittadini in un contesto economico precario e all’insegna dell’incerta, rappresentano il giusto pungolo per un sistema sanitario che sembra vacillare e che vede costretti professionisti e ammalati ad allearsi, per non soccombere ai continui tagli che minano il sistema universalistico delle cure nel nostro Paese.

Rosaria Palermo

www.cittadinanzattiva.it

 

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