Era il primo luglio 1994, una soleggiata giornata romana…ma non era una giornata come tutte le altre
Quella mattina era in programma a Roma la prima (ed unica) grande manifestazione degli infermieri Italiani, un momento costruito e voluto dalla comunità professionale organizzato dai collegi IPASVI. Sul piatto c’era il futuro della nostra professione da quel giorno nulla sarebbe più stato come prima.
La presidente nazionale dei collegi IPASVI, OLINDA D’AVELLA, chiamava a raccolta la comunità infermieristica, era in discussione l’approvazione di quello che è il nostro profilo professionale, con il decreto ministeriale 739/94, solamente un paio di anni prima si era raggiunto l’obiettivo di portare la formazione all’interno delle università con l’istituzione dei D.U. Dlgs 502 (poi 517) ed i tempi erano maturi per portare un nuovo infermiere.
Quel giorno indossai la mia divisa lavata ed accuratamente stirata e mi recai all’appuntamento con tantissimi colleghi di tutta Italia ero un giovane infermiere e come tutti i giovani avrei voluto cambiare il mondo ed avevo la coscienza di quanto fosse di più già allora l’infermiere di quali grandi prospettive ed opportunità erano intrinseche nella professione che avevo scelto.
Quel giorno, consapevolmente, in un certo senso facemmo la storia della nostra professione e trovarci in tanti ad affermare le nostre istanze fu un momento gratificante unico ed esaltante.
Il lungo corteo rappresentò un momento di passaggio fondamentale per la costruzione di una nuova e più forte identità professionale.
Tutti gli slogan ruotavano intorno a questa consapevolezza:
“Infermiere qualificato, paziente tutelato”
“Vogliamo migliorare per assistere e curare”
…ed anche, in una polemica ironica ma non priva di fondamento:
“Signor dottore ho commesso un gran reato, ho pensato, ho pensato”.
Senza dimenticare anche gli obiettivi immediati: “Costa, Costa, vogliamo una risposta”.
E la risposta arrivò rapidamente, perché pochi mesi dopo, a settembre, l’allora ministro della Sanità Raffaele Costa firmò il decreto ministeriale che definiva ruolo e funzioni degli infermieri.
Ecco di qui passarono tutte le cose che negli anni successivi vennero conquistate in un crescendo di obiettivi raggiunti:
- 1999 non più “professione sanitaria ausiliaria”: finalmente questa anacronistica e impropria definizione attribuita agli infermieri viene definitivamente cancellata da una legge dello Stato. La legge 42/99 (Disposizioni in materia di professioni sanitarie) sancisce che il campo proprio di attività e di responsabilità della professione infermieristica è determinato dai contenuti del decreto istitutivo del profilo, dagli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitario e di formazione post base, nonché dai Codici deontologici che la professione si dà.
- 2000 laurea specialistica e dirigenza legge 251/2000 (Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica). Questa legge stabilisce che gli infermieri in possesso dei titoli di studio rilasciati con i precedenti ordinamenti possono accedere alla laurea di secondo livello in Scienze infermieristiche.
Ora finalmente l’infermiere è un vero professionista intellettuale quanta strada in pochi anni con l’impulso forte e determinato di quel magnifico giorno del luglio 1994 che ha rappresentato per tutti noi l’orgoglio di essere infermieri uno scatto di dignità professionale ed un fondamentale momento di affermazione del nostro status di professione intellettuale.
E’ stata ammirevole la lungimiranza di quelli che erano all’epoca i vertici della rappresentanza professionale IPASVI che seppero cogliere le istanze provenienti da quella che era la “base della professione”, rappresentarle nel migliore dei modi e portare a casa risultati inimmaginabili solamente qualche anno prima in un contesto dove non esistevano social network e tutto girava intorno al passaparola tra colleghi nei rispettivi luoghi di lavoro.
Il merito va a questi colleghi che ci rappresentavano e ai tanti che con grande impegno hanno contribuito affinché ciò avvenisse.
A distanza ormai di più di 22 anni, volgendo lo sguardo alla condizione della nostra professione, ai tanti troppi colleghi senza uno straccio di occupazione, ai tanti troppi colleghi sfruttati e sottopagati e sistematicamente demansionati-deprofessionalizzati, vien da chiedersi cosa sia rimasto di quei giorni e di quello scatto di orgoglio professionale di quella dirigenza professionale?
L’occhio purtroppo non può che velarsi di una lacrima di rimpianto, una tristezza infinita nel veder ridotta così drammaticamente una professione che ha ed avrebbe tanto da dire e tanto da dare al sistema sanità del nostro paese!
Sentire parlare oggi di competenze avanzate, di comma 566, quando non siamo stati in grado di applicare nemmeno quello che si è costruito ed ottenuto ormai oltre 22 anni fa!
Ricercare nel tempo e dare un volto ai responsabili di questa tragica situazione per la professione diventa faticoso, fatta di occasioni mancate, di posizioni ed annunci fatti più per dovere che per convinzione, di formazione fatta ad arte per relegare i futuri infermieri in questo limbo infernale, di dirigenti infermieristici che invece di esaltare ed affermare la professione pur di mantenere le posizioni raggiunte sono complici ed attori dello sfruttamento e del demansionamento.
Tutto questo nel tempo ha prodotto la situazione attuale e chiunque in questo ha responsabilità politiche o gestionali sa bene di averle per cui rimane inutile puntare il dito verso chicchessia.
Tutto questo ha purtroppo allontanato la rappresentanza politica dalla “base”, causando una completa disaffezione
In questo modo anche l’obiettivo di una dirigenza infermieristica all’interno delle singole aziende rende ancora più profonda questa distanza fino ad arrivare a vedere la dirigenza come nemica e non più come una opportunità per la professione.
Ora basta, non se ne può più, siamo allo stremo!
PRESIDENTE MANGIACAVALLI raccolga lei questo messaggio di speranza e riporti dignità a questa professione!
Trasformi queste mie parole in una voce forte, autorevole ed assordante come fu nel 1994!
Solo lei può unire questa nostra professione ancora troppo divisa e portarla su obiettivi comuni, riportando quello spirito di appartenenza che nel ’94 portò tanti frutti, rimasti purtroppo acerbi, appesi su quel magnifico albero germogliato in quel lontano luglio del ’94.
Angelo De Angelis
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