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La Agostinelli a Nurse Times: “Gli infermieri dimostrino di saper accettare le nuove sfide professionali”

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Intervista esclusiva alla direttrice della struttura complessa Direzione delle Professioni sanitarie della Usl di Modena. “La mia nomina? Una straordinaria opportunità per avere il coraggio di lasciare nuove impronte professionali”

 

La dottoressa Vianella Agostinelli è stata nominata direttrice della struttura complessa Direzione delle Professioni Sanitarie dell’Azienda USL di Modena. Nata ad Ancona, 49 anni, laurea specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, proviene dall’Ausl Romagna.

Innanzitutto le faccio i complimenti personali e dei nostri lettori per la sua nomina. Questo nuovo ruolo lo ritiene un punto d’arrivo della sua carriera professionale o un nuovo punto di partenza per raggiungere altri risultati?

Sono grata ed onorata di questa opportunità, certamente un nuovo punto di partenza personale e professionale.

La nostra meta, come professionisti, non deve essere solo quella di ricoprire un ruolo o una importante posizione di lavoro, quanto piuttosto quello di orientare, guidare ed interpretare in modo diverso la professione che deve necessariamente cambiare, in un sistema che si modifica in continuazione e che ha aperto la strada a nuove sfide professionali.

Nella Ausl di Modena la DPS è diventata parte della Direzione Strategica, segno di un pensiero innovatore di chi ha compreso che investire sui professionisti della cura, in termini di strategie di governo, potrà condurre inevitabilmente a  risultati migliori sulla salute delle persone

Quali e quante responsabilità comporta la direzione della Professioni sanitarie nell’ambito di una Usl?

In estrema sintesi, la Direzione delle Professioni Sanitarie presiede alla funzione di governo aziendale dell’assistenza infermieristica, ostetrica, tecnico-sanitaria, della prevenzione riabilitativa e di supporto, e assicura la direzione e gestione delle risorse professionali di competenza, che rappresentano ovunque circa i 2/3 della popolazione professionale aziendale, in modo funzionale agli obiettivi indicati dalla programmazione e secondo i principi dell’autonomia, responsabilità ed integrazione multi-professionale.

L’obiettivo nella direzione della DPS è quello di rendere snelle le nostre organizzazioni, preoccupandosi di gestire, non solo i processi, ma soprattutto le persone in modo non solo efficiente ma anche efficace.

È perciò necessario ricorrere ad un significativo cambiamento organizzativo che utilizzi modalità innovative ed alternative rispetto al tradizionale approccio, ricorrendo alla creatività e al coinvolgimento attivo dei professionisti e dei cittadini.

 

La dottoressa Vianella Agostinelli

Ritiene la sua nomina una conquista per tutto il mondo infermieristico e, per certi aspetti, la conferma che gli infermieri, con la loro preparazione e professionalità, possono ricoprire ruoli di comando nelle strutture sanitarie?

Credo che la vera conquista sia dimostrarsi all’altezza della fiducia riposta nelle professioni e nella persona che, temporaneamente, le rappresenta. La ritengo una straordinaria opportunità per… fare il passo un po’ più lungo della gamba per avere il coraggio di lasciare nuove impronte professionali.

Negli ultimi anni molta attenzione della comunità professionale è stata rivolta verso gli interventi organizzativi di change management, per introdurre nuovi modelli organizzativi per supportare o sostituire quelli tradizionali.

Credo che una grande riflessione debba essere rivolta anche alla capacità di leadership e al bagaglio delle competenze manageriali necessarie per guidare, dirigere i professionisti verso una reale disponibilità mentale al cambiamento. Serve investire in relazioni professionali più vere e più sane, serve la capacità di trasformare le minacce in opportunità, di snellire e velocizzare i processi decisionali, di intraprendere con entusiasmo nuove sfide, integrando i diversi apporti professionali.

E’ necessario produrre una  visione coinvolgente e condivisa, capace di creare una cultura professionale forte e distintiva, di fornire identità solida all’organizzazione ed orientare tutti i professionisti verso la stessa direzione, infondendo vitalità ed impegno, energia ed entusiasmo. Credo che una visione capace di motivare i Colleghi sia costituita  in primis dallo scopo significativo della nostra presenza professionale, dall’idea che si ha del futuro delle professioni, dal dove si vuole arrivare, e dai valori che accompagneranno questo viaggio e che ispirano i comportamenti professionali e le decisioni quotidiane.

E’ la Azienda Usl di Modena ad essere all’avanguardia, con la sua nomina a direttrice, o sono le altre aziende sanitarie ancorate ai vecchi schemi nella catena di comando?

Non mi risulta essere in corso una competizione per modificare le filiere di comando nelle Aziende sanitarie. Certo è che l’Azienda USL di Modena negli ultimi due anni ha fortemente innovato gli assetti organizzativi aziendali, investendo in professionisti motivati e preparati, a prescindere dalla professionalità di appartenenza, e offrendo percorsi di forte e funzionale integrazione tra cittadini, professionisti ed organizzazione.

L’Azienda USL di Modena, nella persona del Direttore Generale dr Massimo Annicchiarico, sta effettuando una  reale operazione di empowerment professionale, per attribuire alle persone-professionisti un ruolo centrale e più attivo, convinta che le Aziende sanitarie, e non solo, funzionano con le persone, per le persone e grazie alle persone e che i rapporti che legano i diversi professionisti sono quindi determinanti  per ottenere risultati positivi per la salute dei cittadini.

Crede che la nuova generazione di infermieri si stia scrollando di dosso la patina di un ruolo fin troppo imprigionato dal lavoro in corsia? 

 Ho lavorato molti anni in corsia e non intendo davvero “scrollarmi di dosso”  la bellezza professionale di donare l’assistere infermieristico per rispondere ai bisogni di salute della fase acuta di malattia, dove l’intensità clinica e la complessità assistenziale vedono  mettere in campo il  “core professionale”. Sono momenti di cura di grande intensità anche emotiva, dove si ha l’opportunità di instaurare relazioni di fiducia solide con l’assistito.

Non ritengo infatti che gli infermieri per emanciparsi debbano allontanarsi dall’assistenza diretta sulla persona, quanto piuttosto, in qualità di responsabili dell’assistenza, trovare metodi e strumenti per affidare agli operatori di supporto le attività di assistenza diretta su situazioni stabili e a minore complessità.

Sono convinta che Noi siamo quello che facciamo costantemente, l’eccellenza non è qualcosa di sporadico, ma credo invece che sia una buona e costante “ ordinaria” abitudine.

Ma è indubbiamente  anche necessario orientarsi verso un approccio più “solido” e “ambizioso” nella ridefinizione dei modelli organizzativi e assistenziali e nella rimodulazione dell’assistenza primaria, mettendo in campo una presa in cura maggiormente impostata sulla logica “dell’andare verso il cittadino”

Resta aperto il fronte sulle reti multiprofessionali di presa in cura e di continuità assistenziale, dove il ruolo delle professioni sanitarie diventa determinante per assicurare la continuità delle cure, imparando a lavorare in una logica interprofessionale.

Quanto tempo dovrà ancora passare, a suo giudizio, perché gli infermieri prendano coscienza, sino in fondo, di essere professionisti della salute?

 Una disciplina professionale ancora “giovane” come l’Infermieristica, è tuttora impegnata a definire i fenomeni che costituiscono il proprio campo d’azione, specifico ed autonomo, dal momento che il retaggio storico-culturale ha privilegiato gli interventi di tipo collaborativo.

Gli infermieri SONO professionisti della salute e non soltanto perché così è scritto nel Codice Deontologico, ma perché ogni giorno esercitano la professione con dignità, sacrificio e volontà di reggere il peso delle responsabilità insite nel ruolo professionale.

Gli infermieri stanno pienamente dimostrando di essere pronti a sostenere e sviluppare le proprie autonomie professionali per rispondere a nuovi e più complessi bisogni di salute delle persone in ogni setting di cura, da quelli tradizionali come l’Ospedale fino ai nuovi contesti assistenziali rappresentati dalle Case della Salute e dagli Ospedali di Comunità, perseguendo la personalizzazione e la prossimità delle cure nel rispetto della complessità clinica ed assistenziale.

Stanno dimostrando di accettare le nuove sfide professionali che i nuovi bisogni di salute portano con sé, e hanno messo in discussione i loro saperi e le loro competenze per adattarli alle nuove necessità di cura.

Salvatore Petrarolo

Foto: web

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