Proponiamo ai lettori un interessante articolo realizzato e tradotto dal collega Luigi D’Onofrio, infermiere emigrato all’estero e Admin del blog “Il mio Regno per un Infermiere.“
Quello di seguito è il mio primo piccolo ritratto dedicato ai moderni campioni dell’infermieristica, infermieri che si distinguono tra migliaia, in tutto il mondo, per prendersi cura dei pazienti in modo straordinario. Il mio primo post è dedicato a una donna ben conosciuta in molti Paesi, ma non ancora in Italia.
“Si dice che le donne siano la metà del cielo.
E il cielo è blu. Blu come i veli delle giovani donne in questa foto.
Sono tutte infermiere, tutte laureate nella scuola fondata, insieme all’ospedale, dalla Signora al centro dell’immagine.”
Costei è una vera First Lady, non solo perché sposata con il primo Presidente somalo, ma perché l’aggettivo “primo” ricorre molte volte nella sua biografia.
È stata, infatti, la prima ragazza del Somaliland a frequentare la scuola (a Gibuti, perché non c’erano scuole per ragazze nel Somaliland durante gli anni Cinquanta), la prima donna somala a cui è stata assegnata una borsa di studio in Gran Bretagna (al Borough Polytechnic, ora London South Bank University), la prima infermiera e ostetrica somala di sempre, il primo e unico – fino ad ora – Ministro del Somaliland (per la Salute) e anche la prima donna somala che ha conseguito… una patente di guida!
Il suo nome è Dame Edna Adan Ismail e ha dato il suo nome al primo ospedale dedicato ai servizi della maternità in Somaliland, nella città di Hargeisa, dove insegna ancora a giovani infermiere ed ostetriche, con l’obiettivo di 1.000 professionisti da formare e inviare a lavorare nelle regioni del Somaliland.
Dame Edna ha trascorso diversi decenni, lavorando per l’UNICEF e l’OMS, istruendo infermiere e ostetriche in molti paesi asiatici e africani. E’ stata anche un’attivista, che ha combattuto contro la mutilazione genitale femminile, da lei stessa sofferta all’età di sette anni.
Il suo straordinario contributo alla causa dei diritti delle donne le ha consentito di ricevere riconoscimenti in Europa e negli Stati Uniti e di presiedere commissioni nazionali ed internazionali.
Tuttavia, i suoi pensieri e sforzi sono stati dedicati, dopo la sua pensione, ad un progetto in cui ha investito non solo le sue finanze personali, ma tutta la sua persona: la costruzione di un ospedale di maternità nel suo Paese.
L’idea di istituire un ospedale in una zona dove non ce n’era nessuno era la realizzazione di un sogno d’infanzia per Dame Edna, che ha tentato due volte di costruirlo, avendo successo solo la seconda, quando le fu offerto un posto precedentemente utilizzato come luogo di esecuzione durante la guerra civile, trasformato poi in una sepoltura e infine in una discarica.
Dopo lo shock iniziale, tuttavia, accettò, affascinata dall’idea di trasformare un luogo di morte in un luogo dove guarire e dare vita.
Costruire un ospedale senza scopo di lucro e fornire assistenza, comunque, non è mai un progetto facile e può essere irrealistico, anche per un magnate in un paese ricco.
Farlo investendo il proprio risparmio in una delle nazioni più povere del mondo, che ancora oggi cerca di trovare unità, pace e stabilità dopo decenni di guerra civile, sarebbe considerato una follia totale.
Non per Dame Edna, tuttavia, che dall’inizio del progetto ha mostrato una perseveranza indistruttibile: ha venduto la sua casa, i suoi gioielli di famiglia, anche la lavastoviglie per finanziare le opere di costruzione e per acquistare le attrezzature e gli arredi necessari.
Ha anche scelto di vivere in una stanza all’interno dell’edificio, dove ha ricevuto delegazioni straniere quando era Ministro della Sanità del Somaliland e dove adesso, all’età di 79 anni, ancora gestisce senza riposo l’Università (dove diversi professionisti della salute sono istruiti, non solo infermieri) e l’Ospedale, aperto nel 2012, a volte utilizzando la pensione per coprire i debiti e la carenza di forniture.
In poche parole, l’ospedale di maternità non è solo la casa di Dame Edna e l’eredità per la sua gente, ma va al di là dei servizi a basso costo offerti, fornendo un messaggio e un esempio di coraggio, empowerment e forza alle donne (ed agli uomini), di questo Paese:
“Veniamo da un paese povero, in un paese in via di sviluppo, non abbiamo niente, ma non voglio che loro (i miei connazionali, n.d.A) pensino di venire da una condizione di partenza di sfavore, non devono dire che non hanno nulla. Hanno un cervello, e questo è tutto ciò che occorre. Devono smettere di dire: Io non lo posso fare e dire, invece, cercherò di farlo “.
Nella sua missione, Dame Edna non ha mai dimenticato o rinunciato ai valori e ai principi del nursing, curando con amore i malati, anche quando era la prima signora del Somaliland e dopo pochi anni il ministro della sanità, e mantenendo sempre una visione olistica dei pazienti:
“Vorrei cercare di essere un modello nel mio ruolo, per mostrare … che non puoi prestare attenzione a un paziente ammalato se non valuti una persona e la rispetti come essere umano. Non puoi semplicemente disfare una medicazione o mettere la benda ad un arto senza rispettare la persona cui questo braccio è collegato. Non stai prendendoti cura di un braccio, ma di una persona che ha una ferita infetta sul braccio, è la persona che viene prima”.
In un’epoca in cui il femminismo significa, per alcune celebrità, pubblicare immagini e video online di corpi nudi, Edna Adan Ismail è un vero esempio di emancipazione ed empowerment della donna.
Una Prima Signora, un modello umanitario, una pioniera, un’educatrice, ma un’infermiera prima di tutto.
Un esempio straordinario di energia, forza e determinazione.
La sua carriera lunga e straordinaria le ha fatto vincere molti premi ed è stata anche inclusa in un documentario e un libro su donne africane straordinarie, intitolato – indovinate un po’? – “La metà del cielo“, ma è ancora in attesa di un premio Nobel largamente meritato”.
Se volete contribuire alla sua causa, visitate il sito www.ednahospital.org.
Ringraziamo il collega Luigi D’Onofrio per aver condiviso questa prezioso elaborato.
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