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Ipasvi e il passaggio da collegio a Ordine: Amarcord di un fallimento!

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Ipasvi Bari, si torna al voto ad inizio dicembre. Andreula: "Ho agito nel rispetto delle norme"
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Riprendiamo l’editoriale del presidente del collegio di Bari, Saverio Andreula apparso in data odierna su quotidiano sanità


Molti giovani Colleghi s’interrogano sulle ragioni che hanno indotto la Presidente della FNC Collegi IPASVI Barbara Mangiacavalli, con il Consiglio Nazionale IPASVI (massimo organo deliberante della FNC, composto di tutti i presidenti provinciali dei Collegi IPASVI) a chiedere, attraverso atti formali e pubblici resi noti dalla stampa di settore a più riprese, la rapida approvazione del disegno di legge ribattezzato “Lorenzin”, che riforma gli ordini professionali esistenti; trasforma gli attuali Collegi in Ordini, aprendo all’istituzione di altri nuovi Ordini per le professioni sanitarie che né sono sprovviste.

I primi “giovani” pensieri, sulla presa di posizione della Presidente Mangiacavalli, si formano e crescono attorno all’idea che nell’attuale ordinamento le professioni sanitarie sono incardinate in un unico sistema di riconoscimento giuridico, ampiamente perfezionato dalla legge 43/2006 che reca: “Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie, della prevenzione e delega al Governo per l’istituzione dei relativi ordini professionali”.

In particolare, l’art. 1 precisa che: “… omissis … sono professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione, quelle previste ai sensi della legge 10 agosto 2000, n. 251, e del D.M. sanità 29 marzo 2001, i cui operatori svolgono, in forza di un titolo abilitante rilasciato dallo Stato, attività di prevenzione, assistenza, cura o riabilitazione”.

Inspiegabile, dunque, per molte giovani leve, comprendere le ragioni per cui gli Infermieri e gli Infermieri Pediatrici, pur alla presenza di un rinnovato ordinamento che ha modificato significativamente il proprio profilo giuridico dalla formazione all’esercizio professionale, continuano a disporre di un Ente di diritto pubblico denominato IP.AS.VI. (Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari, Vigilatrici D’infanzia) che, a prescindere dall’evidente incongruenza lessicale per le professioni rappresentate, continua a chiamarsi Collegio.

Tuttavia va detto, (è un mio parere personale, vissuto in prima persona e testimoniato dai fatti), che alcune “colpe” sulla mancata trasformazione del nostro Collegio in Ordine, ci appartengono e sono frutto della nostra incapacità di un’azione politica concreta.Guardando ai fatti, si rileva che la delega applicativa prevista della legge 43/2006 non è stata attuata a beneficio dell’IPASVI, a causa delle strategie e delle azioni sbagliate, prodotte dalla Presidente dell’epoca della FNC, Annalisa Silvestro (oggi Senatrice in quota Pd), poiché la stessa si prestò alla sottoscrizione di documenti in comune con un’infinità di associazioni professionali interessate alla nascita dell’Ordine, anziché “sostenere e proteggere” la ragione sociale IPASVI di semplice conquista del rango di Ordine all’interno di un contesto normativo.

In oltre 3 anni di iter parlamentare per l’approvazione della legge 43/2006 il risultato è stato quello di sostenere i desiderata delle altre professioni piuttosto che chiedere, con tre parole, il legittimo cambio di abito per il Collegio. Ovviamente disfatta fu poiché tanto bastò al governo dell’epoca (Romano Prodi) per far decadere i termini della delega parlamentare con la proposta di un altro disegno di legge che mai ha interessato nemmeno i successivi governi.

Evidentemente, oggi, il quadro legislativo italiano sulle professioni sanitarie presenta un’evidente “risibile” doppio vuoto normativo che presenta un’insostenibile forma di discrimine tra le stesse professioni sanitarie, alcune delle quali hanno un Ente professionale definito “ORDINE” e, altre, con la stessa struttura giuridica, riunite in “COLLEGIO” e altre ancora che non hanno un Ente professionale.

Insomma, un evidente pasticcio che pone in imbarazzo la capacità e la coerenza della “politica”, e dei governi che si sono succeduti di mettere in equilibrio il sistema degli Ordini delle professioni sanitarie in ragione della considerazione che gli ordini, giacché Enti di diritto pubblico, sono a tutti gli effetti considerati soggetti sussidiari dello Stato regolatori, dell’esercizio professionale, poiché a essi è demandato il compito di tutelare i cittadini avendo riguardo alla qualità delle prestazioni sanitarie erogate.

Apprezzabile, dunque, sul piano della correttezza istituzionale e non solo, l’esortazione della presidente Mangiacavalli, alla classe politica a portare a termine in questa legislatura l’iter approvativo del disegno di legge che sostanzialmente ci consegna, oltre che pari dignità istituzionale con la professione medica, anche un impianto normativo avanzato, in sintonia con il rinnovato quadro normativo delle professioni sanitarie in generale.

Intanto, i “rumors” che provengono dagli ambienti politici e professionali di “alto rango”, sul rush finale del disegno di legge di riforma degli ordini, prospettano un futuro infausto sull’approdo del testo in aula per questa fine legislatura.

Aspettiamo di sapere.

 

Fonte: quotidianosanita.it
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