Sono parole che pesano nel profondo del cuore quelle scritte da Michele Izzo, Infermiere specializzato e vice coordinatore di una unità operativa.
Lasciano il segno, perchè quando ad un infermiere, con più di vent’anni di esperienza, dai una penna in mano, vi lascio immaginare che opera meravigliosa possa uscirne.
Michele è una presenza forte e concreta nel suo reparto. Preciso nei compiti che gli vengono affidati, mostra due lati caratteriali celati nella stessa personalità. A prima vista potrebbe sembrare strano trovare quella sensibilità che traspare nelle sue poesie.
E questo dimostra quanto i ruoli lavorativi spesso, richiedano uno sforzo che cela il tuo vero “io”.
Mi appare imbronciato a volte, ma è solo concentrato. Se lo fissi, negli occhi tondi e piccoli, leggi solo bontà.
Tra rigidità e rigore, nel lavoro di coordinamento di un’equipe medico infermieristica, sembra non possa esistere il pensiero creativo. Invece Michele ha trovato il modo di collocarci le sue poesie, perchè il rigore orienta, esalta e dà consistenza al lavoro e la poesia, che è diametralmente opposta, smonta gli schemi e completa emotivamente, soprattutto quando è curativa, come tutte le forme d’arte.
Lui scrive poesie da anni ed ha vinto anche qualche concorso con i suoi manoscritti. Credo che se fosse nato nel rinascimento, sarebbe un poeta di fama internazionale.
Purtroppo oggi si legge poco e da quel poco, si cerca sempre più una letteratura che dia spunti, idee, guarigioni, nonostante le poesie siano a volte molto più seduttive.
Michele prende ispirazione dagli incontri con la natura, con l’arte e le bellezze artistiche e culturali della nostra Italia. E lo sa bene lui che “incontrarsi, fa nascere le idee”.
Alla conferenza intitolata “Cancro e Bellezza” tenutasi a marzo scorso presso la sala convegni della biblioteca di Montebelluna, cittadina della cultura in provincia di Treviso, la poesia di Michele ha chiuso la mattinata.
Recitata da Barbara Rivieri e trasmessa al pubblico attraverso un video sulle note di Ezio Bosso, ha permesso al pubblico di assaporare il valore curativo delle parole. Vi assicuro che ho provato i brividi lungo la schiena.
“La regola della Bellezza” non è solo una poesia. E’ un’esperienza di vita e di malattia descritta attraverso la metafora della natura: la precarietà della vita, insita in quel fiore dallo stelo esile bagnato dalla luce del mattino; gli affetti che riempiono il cuore, come le nuvole nel cielo, bianche e soffici; quel mare del sud, di un blu cobalto, che Michele Izzo conosce bene.
Quel mare che lambisce la sua terra natale, la Campania.
E se quel mare un tale giorno di burrasca, come nella malattia, dovesse infrangersi con le sue onde sugli scogli, non distruggerà lo stelo di quell’esile fiore dalle lunghe radici.
Perchè l’essere umano, come quel fiore, saprà lottare per la vita e per la bellezza. Lo dice la regola. Quel mare lo bagnerà e lo piegherà ma un altro bocciolo sarà pronto a rinascere, dalle stesse radici, più forte di prima, baciato dal sole e dalle nuvole, e dal cielo azzurro, oltre che da quello stesso mare tremendo che oggi, anche col buio, appare una immensa lastra turchese, liscia e avvolgente, illuminata dalla splendida luna.
La regola della bellezza
La bellezza
la incontro ogni giorno.
È nella grazia di un fiore
che sul suo esile stelo
accoglie ogni filo di luce
del mattino.È in una nuvola
che sboccia all’orizzonte
e silenziosa scivola
accarezzando l’aria.È nel battito
di un’onda del mare
che vive del fascino
riflesso del cielo
e profuma di rive lontane.E non basterà
un giorno di burrasca
a strappare il fiore
al suo giaciglio
resterà il talamo canuto
a ribollire ancora dell’odore.
Piangerà briciole di stelle
la nuvola canora
e tornerà la vita
con un tenero bocciolo.E il mare?
Dopo la bufera
baciato dalla luna
l’immensa distesa
resta una lastra turchese.Anche col buio.
(Michele Izzo)
tratto dal blog di Fanni Guidolin Pelvicstom
in foto: Fanni Guidolin e due pazienti oncologiche durante la distribuzione della poesia di Michele Izzo
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