Chiunque viva o sia venuto in vacanza nel Regno Unito durante queste festività sarà sicuramente incappato, suo malgrado, nella più singolare tradizione inglese: il Christmas shutdown, ovvero il blocco totale dei trasporti pubblici nel giorno di Natale
Autobus, metropolitane, tram e treni, lungo la rete nazionale e nelle grandi città, rimangono infatti fermi per 24 ore, trasformando centri come Londra o Manchester in grandi deserti urbani, popolati solo da poche automobili e biciclette.
Pertanto, mentre i malcapitati turisti si trovano costretti a vedersi serviti il pranzo e la cena di Natale nel proprio hotel od a camminare spesso per chilometri, alla ricerca di un ristorante o di un pub aperto (molti di essi sono chiusi proprio in conseguenza del blocco dei mezzi pubblici), i lavoratori in servizio nel giorno di Natale, come le forze dell’ordine ed il personale sanitario, devono provvedere a recarsi in servizio attraverso i mezzi forniti dal datore di lavoro.
Lo shutdown è diventato elemento costante della festività natalizia inglese da alcuni decenni, in conseguenza della riduzione del numero dei passeggeri: sin dagli anni Cinquanta, infatti, i treni della rete ferroviaria sono stati i primi ad interrompere i loro servizi il 25 dicembre, seguiti poi dai trasporti metropolitani. L’Underground di Londra ha effettuato l’ultimo regolare servizio nel Natale del 1979 e subito dopo sono stati interrotti anche i collegamenti via autobus nella capitale.
La privatizzazione dei trasporti pubblici, avvenuta negli anni a venire, non ha fatto altro che consolidare l’interruzione dei collegamenti, per ragioni ovviamente legate al profitto; è interessante notare, comunque, che la Gran Bretagna è l’unico Paese europeo ad aver iniziato e mantenuto negli anni questa prassi.
Gli infermieri ed i medici che si recano al lavoro, fortunatamente, dispongono spesso di un servizio navetta da parte del proprio Trust, mentre Uber, proprio quest’anno, ha offerto passaggi gratuiti a tutti i dipendenti NHS in servizio.
Alle soglie del 2018, tuttavia, l’opposizione al Christmas shutdown si sta facendo sempre più insistente e sono sorti molti comitati che ne propongono l’abolizione, il più conosciuto dei quali è “Campaign for better transport” (Campagna per un trasporto migliore, n.d.T).
La questione è prevalentemente di uguaglianza sociale, ma non solo.
Se da un lato, infatti, i più colpiti sono le categorie di lavoratori a basso reddito, come i domestici ed alcune categorie di addetti alla ristorazione, che non dispongono di alcun servizio di trasporto da parte del proprio datore di lavoro, d’altro canto le statistiche nazionali riportano che il 25% dei cittadini inglesi, soprattutto quelli residenti nelle grandi città, non possiedono un’automobile, e che oltre un milione di persone di recherà a lavoro il prossimo giorno di Natale.
Vanno poi incluse, tra le “vittime” dello shutdown, tutti gli anziani impossibilitati a raggiungere od essere raggiunti dai loro congiunti, proprio nel giorno che tradizionalmente (in tutta la civiltà occidentale e non solo in Inghilterra) viene trascorso con la propria famiglia.
I numeri, insomma, sono sufficienti per iniziare a pensare ad un ripristino, seppur ridotto, dei collegamenti.
Nell’attesa di un ritorno al passato, gli inglesi, i residenti nel Regno Unito ed i turisti potranno godersi od essere costretti a tollerare, per l’ennesimo Natale, città avvolte da un silenzio irreale e da scenari che francamente considero più desolanti che intriganti.
Buone feste di Natale a tutti voi, che siete a casa oppure in turno, come me.
Luigi D’Onofrio
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