Al via la sperimentazione nell’Ospedale Univesitario di Nagoya. Gli aiutanti automatizzati daranno una mano ai professionisti sanitari.
Come riferito dal canale locale The Asahi Shimbun, l’Ospedale Universitario di Nagoya, nel mese di febbraio 2018, avvierà un progetto pilota che vedrà impiegato uno squadrone di robot in grado di somministrare farmaci ed effettuare prelievi ematici. All’inizio della sperimentazione, che durerà complessivamente dodici mesi, quattro automi saranno impiegati durante il turno di notte. Si sposteranno da un piano all’altro della struttura, utilizzando gli ascensori per svolgere i compiti assegnati.
I robot, alti 125 centimetri, sono in grado di viaggiare a una velocità massima di 3,6 chilometri orari, trasportando oggetti fino a 30 chilogrammi di carico. Grazie a numerose fotocamere avranno un campo visivo di 360 gradi. La squadra di assistenti robotici si sposterà tra i reparti di Terapia Intensiva, Chirurgia, Farmacia ospedaliera e il laboratorio analisi. Medici e infermieri saranno in grado di comunicare con loro e chiamarli in caso di necessità semplicemente utilizzando un tablet.
La speranza è che tali dispositivi possano limitare i rumori prodotti dallo spostamento degli operatori umani. Gli scienziati si augurano anche che possano essere di supporto a ogni professionista, riducendo il carico di lavoro e aumentando l’efficienza delle cure. “Il carico di lavoro può essere ridotto con i robot in modo che infermieri e altri professionisti possano concentrarsi sui loro compiti principali”, spiega Naoki Ishiguro, direttore dell’ospedale.
Prodotto da Toyota e sviluppato dalla Nagoya University, l’automa è in grado di evitare ostacoli di ogni genere, riconoscendo gli esseri umani e interagendo con loro prima di prendere qualsiasi iniziativa. È inoltre capace di fare ritorno autonomamente alla propria power station qualora la batteria di cui è dotato stia per esaurirsi. “I carichi di lavoro – spiega Ishiguro – possono essere ridotti utilizzando robot che svolgano mansioni in passato svolte da persone. Speriamo di garantire agli infermieri maggiore tempo per concentrarsi sulle attività proprie della professione”.
Simone Gussoni
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